Il Castagneto Acustico è un esperimento che nasce dalla necessità di recuperare ogni forma di spontanea semplicità .
Più in là della burocratizzazione e della prevedibile ritualità che sta alla base di ogni forma di socializzazione contemporanea, il Castagneto Acustico insegue l’armonia di un ritrovo fra amici, di un’antica festa di un immaginario paese.
Il meccanismo è semplice: ognuno partecipa apportando quel che vuole, anche solo la propria presenza. I musicisti suoneranno per amore all’arte, i disegnatori disegneranno un logo per amore al disegno, chi vorrà fare il pane farà il pane per amore al pane. L’immagine finale sarà quella di un castagneto immerso nella bellezza di una Natura superiore, che per una notte verrà illuminato da fiaccole a legna e strumenti musicali suonati in acustico. L’energia elettrica è assolutamente bandita: per costruire una festa serve molto, molto meno.
Il luogo di ritrovo è un castagneto sulle Alpi Marittime. Per secoli e secoli, alla fine di giugno la comunità autoctona organizzava la Festa di San Pietro, una notte di danze, musica e vino che sorgeva spontanea dai membri della comunità . Qualcuno andava a cercare nelle altre vallate i musicisti, qualcun altro preparava la “tuma†e il salame, tutti insieme si beveva il vino. Negli ultimi cinquant’anni, il silenzio è sceso definitivo sulla borgata, e oggi i sessanta anziani superstiti ricordano con nostalgia il tempo che fu. Il Castagneto Acustico è rivolto soprattutto a loro.
Sono previsti quintetti di ottoni reali, percussionisti tribali indigeni, duetti di clarinetto di fama internazionale e voci femminili accompagnati da chitarre oniriche. Tutto il resto – l’imprevisto, sottoforma di creatività – è assolutamente benvenuto.
(Per raggiungere il Castagneto Acustico, si consiglia di limitare l’uso delle automobili, ottimizzando la capienza. Esiste un leggendario autobus che parte dalla località di Ceva. Esiste la possibilità di piantare la tenda e dormire nel bosco).
Questo articolo sarà costantemente aggiornato con le ultime indiscrezioni.
Ci si cerca. Ci si incontra. Non ci si incontra. Si insegue la traccia dei propri piedi ripercorrendo la sabbia al contrario, fino al mare, per lo meno. Più in là , inutile proseguire, ed è allora che si ritorna sui propri passi ed un’altra volta l’acqua ha cancellato tutto, ha riportato le cose al suo stato iniziale. Terribile metafora di un inutile passaggio umano su questa terra che trema e si muove, che un giorno ci scrollerà di dosso tutti, noi e le nostre inutili immondizie. Si cerca la scia di chi ha calpestato la sabbia prima di noi, altri piedi per sentirsi meno soli, e quel che si ottiene è altra acqua, nient’altro che acqua, il mare. Un po’ più in là sono visibili tracce di piedi, uno sull’altro si eliminano e si sovrastano, che alla fine non è più possibile distinguere le singole individualità e viene voglia di invocare un’onda un po’ più lunga, che annulli e appiattisca. Ci si cerca, nelle parole degli altri, nell’inganno di chi per un momento ha creduto di essere veramente libero, senza sapere bene com’è andata a finire la storia. Ci si incontra, non ci si incontra, e comunque tutto finisce quando arriva l’onda.