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Energie eteriche


26 Feb

Secondo voi perchè la gente ascolta quel genere di radio che ascolta?
Dite che sarà per quella vecchia storia dell’abitudine, o del contorno sonoro in stile tanto-uno-vale-l’altro, quel che conta è un elemento di disturbo, qualsiasi cosa, pur di scongiurare la diabolica idea di un attimo di solitudine, meditazione, riflessione, eccetera?

Voglio dire: l’altra sera attraversavo in macchina la solita provincia deprimente, là dove i capannoni prefabbricati sono sorti come funghi – e le insegne degli stessi sono disegnate con paint, ma non è questo il punto. Beh, il punto è che alla radio suonava un jazz meravigliosamente carico, riempito da astruse sonorità digitali che coloravano di verde fosforescente la massa calda delle dita sul legno. Un quartetto russo, dice la speaker. Contrabbasso pianoforte batteria e una diaboleria elettronica. Sonorità entusismante.

“E adesso ascolteremo un po’ di rap kazako. La musica di questo artista è frutto della bolla economica che ha anestetizzato la capitale Astana, ma in generale è la caratteristica timbrica a fare di lui una voce particolarmente interessante. Ascoltiamo.

I capannoni prefabbricati assumono forme grottesche. Con il tempo però tutto fluisce verso il cielo, verso il nero sbiadito dalla luna, verso le montagne là dietro, imbiancate. Stiamo ascoltando, adesso, Scarlatti. Un pezzo “più che mai contemporaneo”, visto che ha ispirato…[segue lista]. Poi viene il groove di Calle 13, un coro di voci bulgare accompagnate da una sezione ritmica afrocaraibica, e un quadratissimo pezzo rock di inizio anni ottanta, qualcosa di irlandese.

Avanza l’asfalto, e niente pubblicità. Niente voci diabetiche e penetranti, niente gallinacce che cantano rime scontate. Niente “auto dei tuoi sogni”, niente shakire o lady gaga, niente jovabue o liganotti o questa brodaglia di residui discografici che vengono somministrati a dosi da cavallo su un pubblico ormai drogato.

Solo illuminanti discussioni intorno agli aneddoti di Garibaldi a New York, o interviste al taxista italiano di woody allen, o letture dai classici greci in diretta dall’Etna, dove furono scritte, duemilacinquecento anni fa. Ma anche David Riondino che legge la sua ode alla soglia, Stefano Bollani che lo accompagna mentre esco ormai dall’autostrada, non riconosco i luoghi intorno a me, tutto è diverso. Telefona il pubblico da casa, nessuno grida nessuno insulta nessuno chiama per vincere una maglietta, telefona perchè ha letto un gran bel libro nel 1972 e vorrebbe sapere se esiste ancora, o per segnalare un certo video su youtube, o per dire che il concerto dell’orchestra rai di ieri sera ha lasciato i brividi.

Radio tre è l’unica vera grande soddisfazione rimasta al settore delle comunicazioni italiane – oltre a questa storia di mike bongiorno latitante, ben s’intende. Stupisce quindi che pochi la conoscano (beh, in realtà, no. Non stupisce per niente). Pochi ma buoni, diversamente udenti.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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