Posts Tagged ‘bucarest’

Lettere da Bucarest


10 Lug

video platformvideo managementvideo solutionsvideo player

La videocamera come un dildo con cui distrarsi, inseguire morbosità, regalarsi un po’ di inutile piacere.

Tre mesi di passeggiate in solitudine tra i marciapiedi bizzarri della metropoli straniera, la luce improvvisa del mondo fuori dalla stanza che si fa stimolo e diventa un’immagine. L’immagine, l’immagine intesa dal punto di vista semiologico, l’immagine con il suo significato più ultimo, che è quello che li vorrebbe contenere tutti, “ma non fa altro che escludere”. Il ponte sospeso dall’altra parte del mare, ponte di parole e di ferite, di unghie per grattarsi via i crosti e voglia di accarezzare. Poi un amico che viene a trovarti, si stappano le birre e le immagini diventano parole, e tutto insieme cristallizza in una melodia – in accordi minori.

Lettere da Bucarest non è un cortometraggio, non voleva esserlo. Sono tre mesi e un momento, un gatto e una gatta che si annusano e non si riconoscono, irrazionalità di condivisione. Una voce sconosciuta ne ha letto i testi, un amico lontano ha risposto, tutto il resto è venuto fuori inseguendo un gioco. La versione integrale dura 18 minuti, e può essere spedita in cambio di un commento.

[qui c’è qualche frame].

I bambini di Bucarest


07 Lug

Tra il marzo e il giugno 2011, l’Uomo Baltico ha pestato terra romena. Le tracce sono voci di bambini e colori pomeridiani, uno spazio di verde tra le strade secondarie della capitale. Creatività al suo stadio più autentico, quello racchiuso nella mente dei bambini, creatività sottoforma di gioco, filtro onnipresente nella lente che cattura il mondo.

Il “Progetto di Alfabetizzazione Audiovisiva” è un tentativo di giocare a fare cinema. [Di giocare a giocare]. I bambini ospiti di un Centro Diurno di Bucarest hanno fatto tutto: videocamera, audio, recitazione, trucco, regia. Un esperimento di gruppo, senza protagonismi nè pretese, senza un inizio nè una fine. Il risultato finale sono due cortometraggi di sette minuti circa, saturi di errori e imprecisioni. E proprio per questo, autentici.

Video 1 (presente qui sopra)
Video 2

In bici lungo la Dâmbovița


25 Mag

“Chi lascia il vecchio per il nuovo, sa quel che lascia ma non sa quel che trova”.

Mai fu detta frase piu’ vera.
Peccato pero’ che sia l’interpretazione che solitamente le viene attribuita, ad essere completamente sbagliata. E’ in quel “non sa”, che si nasconde la chiave, la bellezza di tutto.

Pomeriggio al parco Heratsu


01 Mag

Fa parte di un unico tutto, che ormai non conosce più né lingua né modalità di espressione, è un’energia interna che semplicemente pulsa, una forza che intrinsecamente accelera, un bisogno di aver bisogno che si soddisfa nel nulla. Attraversa coordinate spaziotemporali falsate, fermenta negli inverni di momentanei esili, fiorisce in un maggio solitario di fronte a un fiume che scorre all’incontrario. Significa tutto e non significa nulla, significa il significante di sé stesso, significa parole che non sono mai troppo assolute per esprimere una vibrazione, significa quel che scrive un amico da un marciapiede di stoccolma, significa star sdraiato in un prato e sentire le nuvole e vedere jimi hendrix dietro la schiena. Ritorna nei nomi biancoblu di chi un giorno è stato un volto, accumula potenziale nella cantina virtuale che riunisce il miglior vino, nella cantina virtuale dove ci si ubriaca per inseguire – e non fuggire- una realtà che si è toccata con mano. Rimane Mistero e chimerica utopia, rimangono le orme di un cammino ancora da percorrere, rimane l’immagine digitale di un pomeriggio al parco a catturare in uno schermo un pezzo di mondo, a fissare nel microfono un minuto di storia, a stringere tra i pugni l’illusione e la consapevolezza di essere vivi.

Bucarest


02 Apr

Come in un lungo piano-sequenza cinematografico, Bucarest sono mille realtà sovrapposte in continuità lineare. E’ un’immagine di forte luce chiara, grigio imperante, e una scenografia di pubblicità in formato americano e palazzi tedeschi e bulevard francesi e disastri sovietici e bruttume contemporaneo, un’immagine mossa dai passi di un popolo che si cerca e s’insegue – ma anche in questo caso sono livelli sovrapposti – tra diverse velocità.
Una città che si rinnova e si sconvolge. Tra abbandono e desiderio, in fuga dal passato e bramosa di futuro, Bucarest lascia all’azzardo la gestione del suo presente. I grandi parchi del nord, in attesa di una primavera che non arriva, rubano la scena ai cubi di cemento di altre epoche e rivoluzioni, e tra le vie del centro una lapide qua e là ricorda venti ventenni caduti sotto i colpi del dittatore. Falce e martello hanno lasciato il posto alla stella a tre punte dei mercedes neri, parcheggiati sulle piazze del centro, ma capita anche di veder transitare un trattore, di fronte al chilometro zero della poliedrica nazione. E poi ci sono i rifugi, tanti rifugi, sintomo di un popolo giovane affamato di cultura e di fuga da un futuro che qualcuno vorrebbe dipingere blu con dodici stelle gialle. I rifugi, tanti rifugi, mimetizzati negli scantinati dei grandi edifici o illuminati da manifesti virtuali. I musei della capitale, un’elegante tradizione classica, e un teatro che in Europa è leggenda e che riscopre oggi Eugéne Ionesco. Ma anche concerti di ogni tipo, strepitosi trii jazz in tourné dall’Austria, e una retrospettiva cinematrografica sull’Europa vista dalla non-Europa, dall’Europa dei confini, da registi serbi, croati, georgiani, romeni. E nel frattempo, come nella storia di Parada, nei sobborghi intorno alla stazione i figli di Ceacescu continuano a sniffare colla nei sacchetti di nylon, sotto gli sguardi indifferenti di chi comunque non si ritiene responsabile, perchè gli zingari, i rom e i sintu, sono zingari anche a Bucarest.

Un sms da Bucarest


06 Lug

…sono nel cimitero “Genchea”, di fronte alla tomba di Ceausescu. Nella terra, piccola lapide con stella rossa e dedica, ormai sbiadita, del PCR. Accidenti che effetto! L’uomo che ha tiranneggiato il Paese dal 65 all’89, che ha costruito un palazzo più grande di Versallies è lì, meno di un pensionato povero.

G.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


Ricerca personalizzata