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War is over…


24 Dic

Ai disperati e agli allucinati, alle maschere di terracotta, a chi ci crede e mangia panettone e certezze, a chi non ci crede e beve dubbi e champagne, alle puttane di Avenida Jimenez, ai pini sacrificati al rito, a quei bambini di strada a Buenaventura, a quell’obeso rosso della cocacola, ad Alexander Lukashenko che mi fissa da dietro al computer, al Reparto Caldaie dell’inferno, ai milioni di disoccupati e agli occupati socialmente dannosi, a quel tipo che non è arrivato a Sydney per sessanta miglia, a quelle quarantamila specie animali che stanno scomparendo, a Paolo Villaggio, ai trentamila mototaxisti che mi hanno scarrozzato quest’anno, ai pagani cui rubarono la festa 2008 anni fa, a chi è nella merda fino al collo, a Enzo Jannacci, ai megalomani incalliti, ai fumatori di ossigeno, a quel grande che tirò le scarpe a bush, alle famiglie a cui manca un pezzo, ai cassintegrati della Lapponia un augurio di buona illusione natalizia, e non incazzatevi se è solo un’illusione.

Baluardi del Natale


15 Dic

Adesso, pare che la nuova moda sia sparare sopra il Natale (anzi: il Santo Natale).

Una roba strana, che in sincerità non comprendo appieno, probabilmente un desiderio diffuso di “elevarsi al di sopra delle masse“, un contestare generalizzato un rito sacro che è alla base della nostra cultura cristiana millenaria, dopotutto. Fin dalla notte dei tempi.

Il Natale è, diciamocelo, una festa sentita per tutti noi. E’ risaputo che a Natale tutti diventano più buoni, la gente adora spendere il proprio tempo all’interno del tàlamo familiare lasciando per una volta da parte congegni diavolerie elettroniche amanti e frodi fiscali, tutti insieme si prende la macchina e si vanno a visitare di buon grado parenti e parentami con sano gusto, nonostante questi rivoluzionari contestatori pensano si tratti solo di “spudorate e false maschere“. Solo chi è in malafede può non accorgersi dell’armoniosità di questi naturalissimi riti, della benevolenza con cui la famiglia intera si prepara a celebrarli, di un non-so-che alone santo che discende sui volti dei pargoli, mentre la mamma cerca di addobbarli come il pino in corridoio e sviare le loro innocenti tentazioni di videogiochi e telefonini che il dopo-cena regalerà loro.

Come non comprendo tutto questo sospetto nei confronti del Natale Babbo. O del suo erede (un po’ fuori moda, a dir la verità, il Gesù Bambino). Non si tratta dopotutto di una figura importantissima per tutti noi, simbolo di appartenenza allo stesso popolo di consumatori eterni, da difendere a tutti i costi contro la superficialità odierna? E pazienza se è bianco e rosso come la Coca-Cola, e pazienza se sornione staziona sempre in tutte le sue multimmagini davanti ai grandi centri commerciali: lui è la nostra guida, e i centri commerciali non sono altro che chiese un po’ più nuove, e quindi non c’è niente di male a celebrare il Natale lì. Che poi, diciamocelo, sono anche meglio riscaldati che le chiese.

Non capisco davvero questi polemizzatori infiniti. Seminatori di zizzanie. Per fortuna, basta guardarsi intorno e capire che lo spirito originario, quello vero, del Santo Natale è ancora vivo e forte in tutti noi. Nelle case, nelle città, nella televisione, tra la gente.

O no??

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Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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