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Cos’è questo niente? L’infinità possibilità di cui dicevi?


12 Lug

“E’ il documentario della simulazione globale, senza luogo, senza scampo, che ci mostrano a titolo pubblicitario notte e giorno, dietro lo schermo di vetro che abbiamo in dotazione per vivere da queste parti. Ma poi si sa che quando uno è lasciato dietro un vetro, tende a sentire che gli manca qualcosa, anche se ha tutto e non gli manca niente, e questa mancanza di niente forse conta qualcosa, perché uno potrebbe anche accorgersi di non aver bisogno davvero di niente, tranne del niente che gli manca davvero, del niente che non si può comprare, del niente che non corrisponde a niente, il niente del cielo e dell’universo, o il niente che hanno gli altri che non hanno niente.”

Gianni Celati.

L’apolide metafisico


19 Mag

C’era questo simbolo particolare, una specie di richiamo. Un logo semplice e assoluto: diceva tutto, senza dire niente. Lo ritrovavo sui marciapiedi e sui muri dei palazzi del centro, e anche nelle stazioni della metropolitana, dappertutto. Trasmetteva un messaggio così potente da annullarsi da solo, un messaggio così semplice che era impossibile non corrergli dietro. Aveva una sua energia.

Ricordava, sommessamente, quasi a voler chiedere scusa, il centenario della nascita di uno dei più grandi scrittori del secolo romeno. Emil Cioran, cane sciolto nella letteratura e nella vita, appassionato distruttore di ogni passione, fedele nemico della fede e nell’umanità

I suoi libri sono nati come terapia contro il suicidio, nelle notti insonni di una Parigi straniera. Lentamente, mattonella dopo mattonella, aforisma dopo aformisma (“la migliore maniera per contraddirsi velocemente”), Cioran ha annotato sui suoi taccuini di insonne le contraddizioni esistenziali che stanno alla base del galleggiare umano su un pianeta che non aveva bisogno di lui. L’unica conclusione possibile è la totale assenza di ogni senso e di ogni scopo, una lucidità controproducente e pericolosa: “Anni e anni per svegliarsi da quel sonno al quale gli altri si abbandonano, e poi anni e anni per sfuggire quel risveglio”…

Quindici anni dopo la morte, Cioran si è convertito in un cosiddetto “autore di nicchia”. La sua onestà filosofica sfugge a ogni tentativo di catalogarlo in un -ismo che sarebbe comunque troppo stretto per chi ha rifiutato in massa ogni ideologia, la sottile ironia che accompagna ogni pensiero lo allontanano da Nietzche e dai grandi distruttivisti del nostro tempo, per collocarlo nei tavoli di una taverna, tra filosofia contadina e pensieri in libera fuga.

Tutto è Verità e la Verità stessa, nient’altro che una grande bugia, si contraddice. Al punto che diventa buffo pensare che un gruppo di studenti di filosofia, a Bucarest, abbia voluto celebrare il centenario della nascita di uno scrittore che per tutta la vita non ha fatto altro che maledire il fatto di essere nato.

“Ogni misantropo, per quanto sincero sia, ricorda a volte quel vecchio poeta inchiodato a letto e completamente dimenticato, il quale, infuriato con i contemporanei, aveva decretato di non volerne più ricevere nessuno. Sua moglie, per spirito di carità, andava di tanto in tanto a suonare alla porta.

“Il fatto che la vita non abbia un senso è una ragione per vivere. L’unica, del resto”.

“Nel periodo in cui partivo in bicicletta per dei mesi attraverso la Francia, il mio più grande piacere era di fermarmi nei cimiteri di campagna, di distendermi tra le tombe, e di fumare così per delle ore. Vi penso come all’epoca più attiva della mia vita”.

“Se mi si chiedesse di riassumere il più possibile la mia visione delle cose, di riassumerle alla loro minima espressione, al posto delle parole scriverei un segno esclmativo, un ! definitivo”

(Per approfondire la conoscenza del personaggio in questione, si rimanda a questo video, o questa intervista, o a tutti i suoi libri).

Pomeriggio al parco Heratsu


01 Mag

Fa parte di un unico tutto, che ormai non conosce più né lingua né modalità di espressione, è un’energia interna che semplicemente pulsa, una forza che intrinsecamente accelera, un bisogno di aver bisogno che si soddisfa nel nulla. Attraversa coordinate spaziotemporali falsate, fermenta negli inverni di momentanei esili, fiorisce in un maggio solitario di fronte a un fiume che scorre all’incontrario. Significa tutto e non significa nulla, significa il significante di sé stesso, significa parole che non sono mai troppo assolute per esprimere una vibrazione, significa quel che scrive un amico da un marciapiede di stoccolma, significa star sdraiato in un prato e sentire le nuvole e vedere jimi hendrix dietro la schiena. Ritorna nei nomi biancoblu di chi un giorno è stato un volto, accumula potenziale nella cantina virtuale che riunisce il miglior vino, nella cantina virtuale dove ci si ubriaca per inseguire – e non fuggire- una realtà che si è toccata con mano. Rimane Mistero e chimerica utopia, rimangono le orme di un cammino ancora da percorrere, rimane l’immagine digitale di un pomeriggio al parco a catturare in uno schermo un pezzo di mondo, a fissare nel microfono un minuto di storia, a stringere tra i pugni l’illusione e la consapevolezza di essere vivi.

Note al lettore


08 Apr

1. La Romania: paese latino con carattere slavo, cultura cristiano ortodossa che diventa comunista passando per una forma di fascismo.

2. La Romania: il profumo dei “covrigi” venduti dalle vecchiette avvolte in foulard all’ingresso della stazione ferroviaria Gara de Nord, nei freddi ed umidi mattini invernali, quando grigiamente albeggiava.

3. La lingua romena: una sorta di francese parlato con accento portoghese.

4. Popolo romeno: il più scettico che esista. Allegro e disperato allo stesso tempo. Per ragioni storiche coltiva la religione del fallimento.

1. Roberto Balzani, Alberto De Bernardi, Storia del mondo contemporaneo, Editori Pearson, Paravia
2. Gian Piero Taricco. Una mail.
3. Anonimo
4. Emil Cioran. Dall’intervista in “Cioran, un angelo sterminatore”, realizzata da Fernando Savater

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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