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L’apolide metafisico


19 Mag

C’era questo simbolo particolare, una specie di richiamo. Un logo semplice e assoluto: diceva tutto, senza dire niente. Lo ritrovavo sui marciapiedi e sui muri dei palazzi del centro, e anche nelle stazioni della metropolitana, dappertutto. Trasmetteva un messaggio così potente da annullarsi da solo, un messaggio così semplice che era impossibile non corrergli dietro. Aveva una sua energia.

Ricordava, sommessamente, quasi a voler chiedere scusa, il centenario della nascita di uno dei più grandi scrittori del secolo romeno. Emil Cioran, cane sciolto nella letteratura e nella vita, appassionato distruttore di ogni passione, fedele nemico della fede e nell’umanità

I suoi libri sono nati come terapia contro il suicidio, nelle notti insonni di una Parigi straniera. Lentamente, mattonella dopo mattonella, aforisma dopo aformisma (“la migliore maniera per contraddirsi velocemente”), Cioran ha annotato sui suoi taccuini di insonne le contraddizioni esistenziali che stanno alla base del galleggiare umano su un pianeta che non aveva bisogno di lui. L’unica conclusione possibile è la totale assenza di ogni senso e di ogni scopo, una lucidità controproducente e pericolosa: “Anni e anni per svegliarsi da quel sonno al quale gli altri si abbandonano, e poi anni e anni per sfuggire quel risveglio”…

Quindici anni dopo la morte, Cioran si è convertito in un cosiddetto “autore di nicchia”. La sua onestà filosofica sfugge a ogni tentativo di catalogarlo in un -ismo che sarebbe comunque troppo stretto per chi ha rifiutato in massa ogni ideologia, la sottile ironia che accompagna ogni pensiero lo allontanano da Nietzche e dai grandi distruttivisti del nostro tempo, per collocarlo nei tavoli di una taverna, tra filosofia contadina e pensieri in libera fuga.

Tutto è Verità e la Verità stessa, nient’altro che una grande bugia, si contraddice. Al punto che diventa buffo pensare che un gruppo di studenti di filosofia, a Bucarest, abbia voluto celebrare il centenario della nascita di uno scrittore che per tutta la vita non ha fatto altro che maledire il fatto di essere nato.

“Ogni misantropo, per quanto sincero sia, ricorda a volte quel vecchio poeta inchiodato a letto e completamente dimenticato, il quale, infuriato con i contemporanei, aveva decretato di non volerne più ricevere nessuno. Sua moglie, per spirito di carità, andava di tanto in tanto a suonare alla porta.

“Il fatto che la vita non abbia un senso è una ragione per vivere. L’unica, del resto”.

“Nel periodo in cui partivo in bicicletta per dei mesi attraverso la Francia, il mio più grande piacere era di fermarmi nei cimiteri di campagna, di distendermi tra le tombe, e di fumare così per delle ore. Vi penso come all’epoca più attiva della mia vita”.

“Se mi si chiedesse di riassumere il più possibile la mia visione delle cose, di riassumerle alla loro minima espressione, al posto delle parole scriverei un segno esclmativo, un ! definitivo”

(Per approfondire la conoscenza del personaggio in questione, si rimanda a questo video, o questa intervista, o a tutti i suoi libri).

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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