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Nicola ch’i parlòva ‘dmâ dë Viora


03 Apr

Cold Gods

Probabilmente, solo tra qualche decennio diverrà chiara a tutti l’importanza del lavoro svolto da Nicola Duberti, che attraverso la sua collaborazione con l’Atlante Toponomastico Piemontese Montano è riuscito a fissare su carta [e su mappa] un tesoro linguistico destinato a sparire per sempre – e, di fatto, ormai già sparito.

Quando si perdono i nomi, si perdono anche le cose.
E infatti quella specifica roccia, quel rigagnolo d’acqua, quello scau e quell’appezzamento di terreno non significano più nulla. Elementi tra gli altri di un ‘paesaggio’ che esiste solo per chi ha perso del tutto la capacità di guardare, e vede un elemento astratto
[il ‘paesaggio’, appunto]
là dove prima c’erano infiniti elementi dotati di un nome e di un senso.

È un mondo che sparisce insieme alla sua intera geografia.
Ed è un suono che sparisce, suono chiuso verso il mondo.

La nutrita schiera di politici presenti alla serata di presentazione [la campagna elettorale è già iniziata, o non finirà mai], ha dato fiato ai tromboni parlando di internet in montagna, di fibra ottica che non c’è e dovrebbe esserci, quando l’unica cosa che funziona davvero in alta val Mongia è Eolo. Ma così va il mondo e così è giusto che vada: le parole che contano sono quelle che rimangono scritte, da qualche parte nel cuore o su un atlante di carta, e allora grazie a Nicola per questo regalo alla gente che verrà.

Dyb


30 Dic

Un amico ha scritto un libro, e non ̬ automatico leggerlo, ̬ automatico scrivergli Рdopo.

Un amico ha scritto un libro, perchè aveva qualcosa da dire.

Un amico ha scritto un libro, perchè avevamo qualcosa da ascoltare.

Un amico ha scritto un libro, poi un altro, poi un altro ancora. Questo di oggi è l’ultimo, prima del prossimo. Quando ho iniziato il suo primo libro, il mio amico non era ancora mio amico. Quando l’ho finito, il mio amico non era ancora mio amico, ma era già mio amico.

Un mio amico ha scritto un libro, e a questo punto è chiaro che mi è amico anche il libro, perchè i libri dei miei amici sono anche miei amici.

Un mio amico ha scritto un libro, ed è come se l’avesse narrato a voce. L’ha scritto come l’avrebbe pensato e come l’avrebbe parlato, l’ha scritto parlando, l’ha letto scrivendo. Ha scritto un libro come racconta una storia, ha scritto una storia per raccontare un libro.

Un mio amico ha scritto un libro, pieno di stereotipi e contro gli stereotipi, ha scritto un libro su una terra che fu la mia su un’età che fu la mia su una realtà che non abbiamo ancora fra le mani.

Un mio amico ha scritto un libro, per deviare il maldipancia verso inaspettate speranze.

Un mio amico ha scritto un libro per scrivere un libro, e non per pubblicare una copertina.

Un mio amico ha scritto un libro, strano, iperreale, romanzato, fotografico, trasparente, libro.

Un mio amico ha scritto un libro.

La ritmética du luv


13 Feb

Cos u l’é én luv u j’é nön ch’u lu sacia.
U sciort ëd nöcc. Ti pö nent vaglu.
Sentilu, forsci: në sfujaché,
én crack ëd rame rute, di bërzeji,
di müzi, di sciusci, di brami dë sböj…

E a la matén ti vëggh cos u-i manca:
na cua, le biele, në pciót.
U sangu grümlì u marca ‘l pass.
Ch’is multìplicon i luvi u va nent,
ma’s ti fò i conti u luv u l’é én gavé.

Én luv acó u l’ha semp u sagn menu.
Én menu ch’ti lu quént armanch ses vote.
Jë stropi ’d fé i sòn dma la vangardia,
ël manövre du luv jamont ën tus-cia.
U vö gnòci, chial-lì. Nostr sentiment.

Ma cos u é ’n luv ti pö ’maginetlu.
Ti lu sent a bugé drénta ogni strofa,
stërmà dal föje d’ogni d’ön di varsci.
U é pa na quénta. U l’ha pa ’d mural.
U é la ritmética d’én animal.

Nicola Duberti compone poesie in una lingua che pochi parlano e nessuno ha mai scritto. Lingua in via d’estinzione, perchè in via d’estinzione sono anche i suoi “portatori sani”, quella popolazione che l’ha parlata per secoli e millenni, e adesso svanisce nel calderone della massa informe. E’ la storia che noi si è cercato di raccontar per immagini, è la storia di Viola e del lupo.

La matematica del lupo

Che cos’è un lupo non lo sa nessuno.
Esce di notte. Non si può vederlo.
Sentirlo, forse: un calpestio di foglie,
un crack di rami rotti, dei belati,
muggiti, ansimi, grida d’orrore…

Ed al mattino vedi quel che manca:
una coda, le viscere, un piccolo.
Il sangue coagulato segna il passo.
Che i lupi si moltiplichino è il dramma,
ma a conti fatti il lupo è sottrazione.

Un lupo ha sempre il segno meno addosso.
Un segno meno alla sesta potenza.
Le greggi sono solo l’avanguardia,
le manovre del lupo su nel bosco.
È noi che vuole. È la nostra coscienza.

Ma cos’è un lupo puoi immaginarlo.
Lo senti muoversi in ciascuna strofa,
nascosto dal fogliame di ogni verso.
Non è una favola. Non ha morale.
È l’aritmetica di un animale.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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