Posts Tagged ‘garcia marquez’

Quattro milioni di evangelisti, quattro miliardi di evangelizzati


25 Mag

Tutto era iniziato la prima settimana, mentre attendevo l’ombra alla fermata del bus. Il vecchio si è sistemato i capelli, si è guardato due volte entrambi i lati, ha accomodato elegantemente la sedia. Appena sono entrato nel suo spazio d’azione, mi ha offerto un bicchiere di fragole con zucchero, e si è interessato alla mia presenza da quelle parti e alla mia esperienza passata. Qualche battuta più tardi era lì che si chiedeva cosa intendessi con il termine “serenità”. Due minuti più tardi è passato a chiedermi se conosco la grandezza di dio, e non ha aspettato la mia risposta, perché in qualche modo la conosceva già.
Si è proposto di salvarmi, di iniziarmi alla verità assoluta della bibbia.

Ce l’ho già una bibbia, gli ho risposto io, e lui, che si è dimostrato scettico, mi ha chiesto di mostrargliela.
Il giorno successivo mi sono presentato con L’idiota sottobraccio. E’ questa la mia bibbia, gli ho detto, così, per provocare. “Questa, ma non solo. Anche Tolstoj, o Henri Miller, o Dante, o quel libercolo di racconti del tizio dell’altra sera. E’ riduttivo limitarsi a una sola bibbia, ho aggiunto, quando ce ne sono così tante, e tutte rivelatrici, in giro.
Il vecchio mi ha ascoltato con curiosità. “Allora se la metti così anche i libri di Gabo* sono una bibbia, secondo il tuo ragionamento”. Anche i libri di Gabo, perché no. Mi scruta con sguardo vispo, bello attorcigliato intorno a un pensiero che lo stuzzica ma non lo convince.

“Non può essere, ti sbagli”, mi dice, e mentre me ne vado verso il bus lo saluto con un cenno della mano.

* Gabo: Gabriel Garcia Màrquez.

Vento di Guajira


05 Mag

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Proprio nell’angolo del suo estremo nord geografico, il Sud America stupisce ancora una volta e si colora di sè stesso.
Nel desertico scorrere della Penisola di Guajira, le facce della gente parlano di indio, seguendo il ritmo lento della loro genetica che fa di queste terre i luoghi più rilassanti della Colombia e, conseguenza diretta, lontani anni luce dal progresso degli altri.
Fotografie d’altri tempi si compongono là dove finisce la meccanica del pick-up, fotografie che con i piedi al vento non provo nemmeno a rubare alla gente di Guajira e all’istantanea della mente, l’mp3 d’istinto nasconde Audioslave e propone Fito Paez. Con i piedi al vento. Vento che sa di gasolina, si respira nell’aria, il Venezuela con il suo oro nero è dall’altra parte del muro e il contrabbando di energia è lì, tangibile ad ogni kilometro, racchiuso in taniche che impregnano la terra, gli animali e la vita.
L’incanto si rompe e si trasforma quando scompaiono i benzeni e le narici s’inondano di sale, brezza d’oceano un po’ benedetta e un po’ puttana che brucia le pelli e accarezza i capelli.
Lo sguardo al mare nelle grida di Riohacha al tramonto è un’intersezione di arti diverse, fotografia pittura musica e perfino letteratura, tra le pagine di Garcìa Marquez il Grande Tutto è già stato consacrato all’immortalità. Perchè l’atmosfera e i tempi e la primavera ispirano per davvero Amori ai tempi di Colera, tormenti e passioni umane che viste da qua sembrano meno fantastiche e soprattutto più vicine.
Guajira è quel tipico nome che sa di lontano, di vicino, di occhi allungati e di gasolina.

Foto, splendida foto, di “Gomoku”.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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