Ci si cerca. Ci si incontra. Non ci si incontra. Si insegue la traccia dei propri piedi ripercorrendo la sabbia al contrario, fino al mare, per lo meno. Più in là , inutile proseguire, ed è allora che si ritorna sui propri passi ed un’altra volta l’acqua ha cancellato tutto, ha riportato le cose al suo stato iniziale. Terribile metafora di un inutile passaggio umano su questa terra che trema e si muove, che un giorno ci scrollerà di dosso tutti, noi e le nostre inutili immondizie. Si cerca la scia di chi ha calpestato la sabbia prima di noi, altri piedi per sentirsi meno soli, e quel che si ottiene è altra acqua, nient’altro che acqua, il mare. Un po’ più in là sono visibili tracce di piedi, uno sull’altro si eliminano e si sovrastano, che alla fine non è più possibile distinguere le singole individualità e viene voglia di invocare un’onda un po’ più lunga, che annulli e appiattisca. Ci si cerca, nelle parole degli altri, nell’inganno di chi per un momento ha creduto di essere veramente libero, senza sapere bene com’è andata a finire la storia. Ci si incontra, non ci si incontra, e comunque tutto finisce quando arriva l’onda.
Nota per chi non legge questo testo chattando. L’immagine qui sopra non è solamente un’immagine, sono 90 anni di vita spesa ad osservare. Per chi ne volesse sapere di più, Hokusai.