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Notturno moderno


21 Ago

Tornato a casa, si rifugiò nel computer. Non aveva ancora tirato via i piedi dalle scarpe, che già digitava la password. C’era qualcosa di inquietante, nella morbosità con la quale seguiva piccoli quadrati blu accendersi, sullo schermo. In un certo modo, quel computer non era nient’altro che uno scudo di protezione. Nei crepuscoli dalle ombre lunghe, quando le tenebre si mescolavano con il vento, i suoi vicini avevano imparato ad affidarsi alla notte. Tutto si spegneva quando si spegneva il sole, ed ogni comportamento deviante era considerato una palese mancanza di rispetto nei confronti di un’entità mistica come l’oscurità, secondo una regola universale tacitamente condivisa. F. non riusciva a sottomettersi pienamente all’autorità della notte ma tantomeno poteva sfuggirne, e lo schermo bianco pareva costituire una buona ancora di salvezza nell’inconsistenza degli altri oggetti intorno. Entrambi, lui come il mondo esterno, erano consapevoli della loro inermità nei confronti della notte,di un senso di smarrimento reciproco ed inevitabile -apatia obbligatoria-, di una tregua inevitabile ed imminente, della rivelazione. Ed era esattamente nel momento della tregua che il computer attirava nella sua rete l’inerme uomo, con l’illusione di poter offrire un rifugio e una direzione ai sentimenti più reconditi del suo pensiero.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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