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Eyjafjallajökull


18 Apr

Non vedo cosa ci sia di strano. Dopotutto il mondo subirà un profondo cambio strutturale nei prossimi anni, lo dice il calendario Maya lo dice il calendario egizio e lo dice anche il vecchio testamento, vedi Zeitgeist per maggiori informazioni. Ma soprattutto lo dice la logica, sette miliardi di persone pesano e sono un carico piuttosto inutile per questo nostro vecchio mondo, noi si continua a fare mutui quarantennali e sotto i nostri culi la terra trema gente, la terra trema.

E poi, l’Islanda. Che secondo la mitologia nordica, era la porta aperta verso il centro della terra. Spazi aperti, suoni lunghi, magnetico spazio ghiacciato e fotografia d’apocalisse, il cielo del nord e una terra priva di vita per focalizzare al meglio la nostra misera condizione di esseri umani, un canto progressivo che prende dietro il collo e ti trasporta fuori del mondo.

Non sto scherzando. I Sigur Ros, il più grande gruppo rock dell’arida decada degli anni Zero, l’hanno visto chiaro, e hanno messo tutto in musica. Heima, di cui consiglio caldamente l’acquisto o la visione, rappresenta un vero e proprio documentario musicale sull’Islanda, e sugli ultimi fremiti di pace di una cultura millenaria che sta per essere definitivamente assorbita da Occidente. Heima nell’incomprensibile idioma islandico significa “casa”, ed è ciò che i Sigur Ros hanno voluto registrare dopo una lunga tournée mondiale, la quiete prima della tempesta.

Ágúst Ævar Gunnarsson


23 Mar

I bassifondi, mi interessano. L’estetica del semplice, la poesia dell’infinito. L’inquietudine di un cielo grigio, requiem costante. Pelle bianca color di nulla, di malattia, trasparente anima invisibile cute.

La musica del silenzio di un canto perduto, lontano dalle vostre coordinate spazio tempo. Io volevo cantare cose che non riuscivo nemmeno a comprendere, voi le avete trasformate in parole e in messaggi, in messaggi sublimi, in arte. Odio la musica, entità divina fino a quando non si traduce in suono. Perchè questa è l’imperfezione della musica: smettere di non-esistere nel mondo irreale, per tradursi in melodia e quindi in onde sonore e quindi in vibrazioni. Vibrazione: forma di comunicazione primaria e primitiva percettibile all’orecchio umano, e per questo ingannatrice. I vostri timpani vibrano su corde diverse, e trasmettono un suono o un colore del suono diametralmente opposto a ciò per cui nacque, un’inquietudine da venerdì sera sul parallelo 10. La musica è una forma di comunicazione decisamente imperfetta, mio caro. Trasmette un input ma non un messaggio, e paradossalmente solo funziona quando un significato originario si perde nei canali di chi ascolta. O è chi ascolta a perdersi nei canali del significato originario, se la melodia è palindroma e confusa. Palindromo e confuso. Così volevo essere io, così voleva essere la mia musica. Confondervi e crearvi in musica, prendervi per mano e perderci tutti insieme durante il cammino e tornare insieme, tornare all’origine, noi soli senza orchestra e senza arrangiamento alcuno, ritrovarci là dove eravamo partiti e non riconoscerci.

Ho abbandonato la band dopo il secondo album. L’America era troppo lontana, e alla luce ho sempre preferito il buio del mio Profondo Nord.

Mi hanno detto che adesso vi considerano asceti, divinità misteriose e poeti di una lingua che avete inventato. E grandi musicisti, muse ispiratrici per altri dei. Io continuo a vedervi uomini. E musica.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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