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Cusi-Cusi


18 Mag

Sabato a Cusi-Cusi è arrivato un trattore. Niente di eccezionale, e invece sì. Cusi-Cusi è un pueblito perso nei 4.200 metri di altura e di confine tra Argentina Chile e Bolivia, e un trattore da quelle parti non c’era mai arrivato. A dire la verità sono molte le cose che non erano mai arrivate a Cusi-Cusi, trentasei ore di bus e quattro di strada sterrata attraverso un jeep da Buenos Aires, lì dove la gente mastica foglie di coca e mangia carne di lama, e coltiva quinoa, la preziosissima materia prima di quelle preziosissime barrette energetiche che ingurgitano i ciclisti e le donne che vanno in palestra.

Fu così che sabato arrivò il trattore, donato da un miscuglio di ONG e Cooperazioni varie, gran festa e tutti in piedi a cantare l’inno davanti alla stramba immagine di una bandiera argentina in mezzo al deserto, ma questo è un altro discorso. Ciò che vorrei sottolineare, invece, è: Cusi-Cusi si alimenta ad energia solare. Le case sono costruite interamente con Adobe (un fango prodotto dalla terra andina, ottimo per costruire pseudomattoni), la benzina per il trattore arriverà una volta al mese, le macchine presenti nel pueblo sono all’incirca cinque, ma Cusi-Cusi si alimenta a pannelli solari. Ogni casa (di Adobe) porta sul tetto (di paglia e/o arbusti vari) un pannello solare. Lo Stato argentino già da anni investì sull’energia solare, soprattutto in quelle aree a 36 ore + 4 dalla capitale.

In questi giorni di pre-campagna elettorale nel mio pueblo originario, il mio facebook si riempie di candidati vari (c’è anche chi dice: “combatteremo l’immigrazione”. Ah ah. Welcome to twothousandnine, hermano). In quel palco elettorale di 5.800 anime, volano parole retoriche per il mio pueblo, e non un cane (o un lama, o una pecora andina) che mi parli di pannelli solari. Continuiamo così, gente.

Oggi che è giunto un trattore, andrò a vivere a Cusi-Cusi. Prima che combattano l’immigrazione. Ah ah.

Pachamama


13 Mag

La provincia piú settentrionale dell’Argentina é un pianeta diverso. Scompare ogni siginificato globalmente inteso di “societá”, di “religione”, di “diritti e doveri” sotto l’influsso di Pachamama, Madre Natura, Terra, l’unico Dio e l’unico Governo per le diverse comunitá indigene disperse per la regione.

E’ la Terra – con la scarsa acqua rimasta – a dar la vita ai campesinos della regione, é la terra a convertirsi in fango e il fango in mattone ed il mattone in una casa, in un antro, in qualsiasi cosa che protegga dal sole perenne andino (da queste parti non piove da aprile a dicembre) e dalla gelida notte. E’ la Terra a resistere nel fondovalle, perché le montagne intorno sono pietra e polvere e cactus e vento, e dalla Terra nascono e resistono quelli che per sbaglio chiamarono “Indios”. Il panorama umano di questa provincia quasi boliviana (solo il futbol significa “Argentina”, qua a 36 ore di bus da Buenos Aires), Patrimonio Mondiale dell’Umanitá, é la cosa piú assurda che si possa immaginare. Nel taglio degli occhi e nel colore della pelle, nella fisionomia del volto e nei loro vestiti colorati con minerali del deserto resistono i pro-nipoti di chi per primo arrivó in America, secoli o millenni prima del Colombo, dall’Asia di chissá quale deserto orientale.

Poi c’é l’uomo bianco, con le sue miniere di Uranio e d’Oro che uccidono l’acqua e stuprano Pachamama. Un’altra storia.

Salta, Jujuy


09 Mag

C’era il sole, questa mattina, sul lato destro dell’autobus. Si vedeva il sole e nient’altro, enorme arancione palla di fuoco lì a venticinque metri dal finestrino del bus. Un fuoco di tramonto ed era mattina, un sole dell’Est a destra dell’autobus che andava verso Nord, verso Salta, verso Los Andes, verso la regione più povera dell’intera Argentina che guarda caso è quella che confina con la Bolivia, con la regione più indigena del Paese e guarda caso confina con la Bolivia, con la regione più controversa ed indigena e povera ed allegra e contadina e in una parola Boliviana dell’intera Argentina, immerso nel cuore di una comunità indigena contadina senz’acqua nel cuore delle Ande. E mentre il sole illuminava la pampa ed il bus andava verso nord io lì a pensare a quanto sono lunghe le Ande, iniziavano in Colombia e terminavano in Chile, ed in mezzo c’è l’Argentina con i suoi spazi infiniti con le sue mille faccie distinte ma in ogni modo grandiose, immense, e il sole che brucia una Pampa selvaggia dove finisce la notte ed inizia il Gran Vuoto. Poi haciendas dai trattori grossi come mietitrebbie, e innumerevoli vacche (una vacca virgola cinque per abitante, in questo Paese), otra vèz vegetazione e finalmente Los Andes. Il nord. Jujuy, La Quiaca. La regione più controversa, indigena, povera, contadina. La più allegra.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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