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Senza più speranza, senza patria


21 Nov

Pare che nessuno si renda conto, in quella strana terra lontana, che le crepe nelle pareti stanno raggiungendo dimensioni preoccupanti. Senza voler creare allarmismi, anzi. E’ che a volte pare tutto così paradossale, e il dubbio ti viene. Sarà la mancanza di oggettività di un punto di vista troppo vicino al problema: anche un ciclone può sembrare una tormenta, ai marinai che ci sono dentro. Succede spesso, nei film.

Il problema, però, questa volta pare serio. Tangibile, quotidiano. Soprattutto agli occhi di chi guarda l’italia da lontano, attraverso gli occhi di internet, che si dice sia lo specchio della società contemporanea. C’è una classe politica pallonara puttanara televisiva ignorante incompente volgare e ipocrita, che non ha nemmeno il coraggio di difendere a testa alta i loro valori sessuali promiscui e narcodipendenti. Poco più in basso, tenuta buona a colpi di crocifisso, una mandria di aspiranti puttane e puttanieri ingrassa leccando i deretani dei “personaggi vincenti”, un po’ mangager di formula uno un po’ camorristi, un po’ lampadati e un po’ ciarlatani.

Si intravede un popolo, attraverso la rete, piuttosto grottesco: gente che si scambia le rose di buona notte allegando messaggini da rincoglioniti, mentre i puttanieri privatizzano l’acqua e i transconsulenti muoiono nelle stanze d’hotel, in circostanze misteriose. Gente di cinquant’anni, persone che nel millenovecento e settantacinque avevano vent’anni, persone nate vissute e cresciute nell’europa del dopoguerra (che da queste parti chiamano “il primo mondo”), godendo di ogni privilegio sociale ed economico possibile per evolvere come si aspetterebbe da un essere dotato di un cervello, incollate allo schermo a scambiarsi la canzone di tiziano ferro con le nipotine. Studenti al quarto anno d’ingegneria che dialogano attraverso insulti a sfondo calcistico. Cosa ci si potrà mai aspettare da un dodicenne, a questo punto.

C’era un documentario emblematico, nell’Argentina che scivolava verso il disastro degli anni Settanta. Una frase s’inseriva violentemente tra le immagini, con un messaggio chiaro: “ogni spettatore è un codardo o un traditore”. L’italia di oggi è una tragedia decadente. Per ogni tragedia, i suoi spettatori.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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