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01 Nov

Scrivo da un parcheggio
Su un telefonino
La mia vita ha cambiato casa, fondo, destino.

‘Destino’ scritto come in spagnolo,
‘Lugar hacia donde ir’.

È scesa la luna, sulle borgate più alte.
È fiorito il biancospino, è arrivato l’inverno.
Qui nel parcheggio ogni cosa è come sempre:
Disastri e incertezze. Elezioni. Opposizioni. Una pandemia.

“Abbiamo le risorse”, dice il ministro dell’economia al vertice con i giornalisti
Abbiamo le risorse, e pane caldo e benzina
Fai con calma, non c’è fretta di partire.
Riempi bene quella sporta, controlla tutta la bisaccia, che il viaggio è lungo, ci sarà tempo di arrivare.

I cinesi sulla Luna


04 Gen

I cinesi sono arrivati sulla Luna
risalendo una scala di plastica raggiungeranno anche il Sole
e da lassù vedranno un mondo
vedranno un mondo in cui ancora si muore.

Nel frattempo
qui d’inverno si rimaneva sotto le coperte.
E le coperte pesavano a fumo, a stanza chiusa ed a gelo.

La gente di qui girava sigarette con foglie di noce per aver qualcosa da fare.
“Guarda qui. C’è il segno di mille zolfanelli rimasto qui, scavato nel legno”.

E respiravano fumo, stanza chiusa e gelo.
Respiravano l’inverno delle cose vere.

I flussi dell’aria, la trasformazione del caldo che si spegne.
Sentivano freddo, vedevano pace e tridimensionalità che prima non c’erano.
La luce della Luna, senza i cinesi addosso, che riflette il bianco della prima neve.

Gli uomini e le donne che abitavano qui vedevano le cose da una prospettiva diversa
in ogni metro un messaggio,
in ogni segno una scia.
Tutto era linguaggio e veniva da lontano,
veniva dal volo degli uccelli, ed era ‘Presagio di cosa futura’.

Così gli uomini e le donne che abitavano qua uscivano di casa e potevano respirare.
Gli spazi aperti. La dimensione del nulla.
Nessun segno umano sul territorio,
nessun cinese ad infestare la Luna.

Un unico segno umano sul territorio:
è un sentiero, una strada.
Non mi serve nient’altro.
Voglio tutto quel che c’è.

 

 

Casa de las tres Piedras ventana norte


30 Set

Si nunca entendiste el porqué de aquella vieja canciòn, y las letras te parecìan cursilerias de un poeta exagerado, ven en Salgar, ahora, y dime que opinas sobre el brillo de la luna de Barranquilla…

Neologie


09 Giu

Io vengo dalla Luna che il cielo vi attraversa, e trovo inopportuna la paura per una cultura diversa. Chi su di me riversa la sua follia perversa arriva al punto che quando mi vede sterza. Vuole mettermi sotto sto signorotto che si fa vanto del santo attaccato sul cruscotto, non ha capito che sono disposto a stare sotto, solamente quando fotto. “Torna al tuo paese, sei diverso!” – Impossibile, vengo dall’universo, la rotta ho perso, che vuoi che ti dica, tu sei nato qui perchè qui ti ha partorito una fica. In che saresti migliore? Fammi il favore, compare, qui non c’è affare che tu possa meritare. Sei confinato, ma nel tuo stato mentale, io sono lunatico e pratico dove cazzo mi pare. Io non sono nero, io non sono bianco, io non sono attivo, io non sono stanco, io non provengo da nazione alcuna, io si, io vengo dalla luna. Io non sono sano, io non sono pazzo, io non sono vero, io non sono falso, io non ti porto jella ne fortuna, io si, ti porto sulla luna, io vengo dalla luna… Ce l’hai con me perchè ti fotto il lavoro, perchè ti fotto la macchina o ti fotto la tipa sotto la luna? Cosa vuoi che sia, poi, non è colpa mia se la tua donna di cognome fa Pompilio come Numa. Dici che sono brutto, che puzzo come un ratto ma sei un coatto e soprattutto non sei Paul Newman. Non mi prende che di striscio la tua fiction, io piscio sul tuo show che fila liscio come il Truman. Ho nostalgia della mia luna leggera, ricordo una sera le stelle di una bandiera, ma era una speranza era, una frontiera era, la primavera di una nuova era era. “Stupido, ti riempiamo di ninnoli da subito in cambio del tuo stato libero di suddito” No, è una proposta inopportuna, tieniti la terra, uomo, io voglio la luna! Io non sono nero, io non sono bianco, io non sono attivo, io non sono stanco, io non provengo da nazione alcuna, io si, io vengo dalla luna. Io non sono sano, io non sono pazzo, io non sono vero, io non sono falso, io non ti porto jella ne fortuna, io si, ti porto sulla luna, io vengo dalla luna… Non è stato facile per me trovarmi qui, ospite inatteso, peso indesiderato, arreso, complici i satelliti che riflettono un benessere artificiale, luna sotto la quale parlare d’amore. Scaldati in casa davanti al tuo televisore, la verità nella tua mentalità è che la fiction sia meglio della vita reale, che invece è imprevedibile e non il frutto di qualcosa già scritto, su un libro che hai già letto tutto ma io, io, io no. Io, io, io… Io vengo dalla luna

Michele Salvemini (Caparezza), “Io vengo dalla Luna”.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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