Là dove transitano, rimane una scia sulla terra a sottolineare il loro passaggio, un sentiero visibile dalla luna, così almeno dice chi è stato lassù. Da destra verso sinistra viaggiano in scioltezza. Da sinistra verso destra, dondolano sotto il peso di un frammento di foglia dieci volte più pesante di loro, barcollano pesantemente, eppure non mollano.
Le formiche si spostano, vagano. Si sbattono. Cercano decine di metri più in là il frammento di foglia migliore, quello che non esiste, vicino al loro buco. O credono di trovarne un pezzetto migliore, più verde o più buono, la foglia migliore del mondo. O ancora, chissà , semplicemente si muovono per dare un senso alle loro sei zampe, si muovono per non pensare, si muovono perchè così ha deciso il presidente delle formiche, o si muovono per fuggire da lui.
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Le formiche del tropico
Tempi viola
Quanti eroi nascosti sotto le foglie. Vivono rinchiusi tra pietre impilate da mani mosse dallo stesso loro sangue, vivono liberi di correre a velocità diversa da quella imposta dal tempo degli altri. Dottori, maestre, sciamani, ingegneri, falegnami, contadini, filosofi, scultori, uomini liberi. Eroi che hanno saputo inseguire il cammino più semplice ed elementare per raggiungere la vetta più difficile, così come farebbe un bambino, se lasciato libero di correre verso la luce misteriosa. Liutai, pensionati, cuochi, pescatori, esploratori, sovversivi in pensione. Anime fluttuanti tra gli spazi verdi, incatenate solamente al ritmo delle stagioni, uomini e donne a piedi nudi protagonisti di un tempo che trascende il presente. Padri, madri, fratelli, sorelle, figli, amici, uomini e donne sole. Hanno scelto di caricare sulle loro spalle ciò che la Natura consiglia, il fardello di un’esistenza orientata al silenzio. Vivono chiusi nell’infinità del verde; di notte continuano a scegliere il buio, l’incanto delle stelle. Respirano a pieni polmoni l’aria fresca della libertà , e misurano ogni inverno tra spazi di pietre e di legno che un giorno tornerà ad essere semplicemente Montagna. Studiano il mistero della vecchiaia sul quaderno della propria pelle, immersi in una terza giovinezza che ha imparato a prescindere da un anello sull’anulare destro. Hanno imparato ad accettare la pioggia la neve il vento ed anche il sole, quando si avrebbe voglia di inverno per chiudersi ancora. Maestre, sciamani, pescatori, mogli, mariti, uomini e donne semplici, liberi. Eroi di un mondo condannato a bruciare sul rogo il suo futuro, bellezza di uno spazio di silenzio tra sette note che si ripetono uguali.