E così pare proprio che il personaggio dell’anno sia Chris McCandless. Sedici anni dopo la tragica fine della sua romantica avventura, un libro preciso e un film semplicemente perfetto hanno fatto conoscere al mondo questo personaggio interessante, interessante e comunque non unico, sicuramente iconizzato dall’oscuro cocktail generato dalla sua vita e dalla sua morte (difficilmente se si fosse trattato di una storia raccontata in prima persona avrebbe raggiunto tale popolarità ).
Interessanti dibattiti e noiose prediche sono già state versate su questo fuggitivo contemporaneo, e non mi butterò sicuramente io nell’orgia di questa discussione infinita, anche perchè è appena entrata nella stanza un’enorme e poco rassicurante falena rincoglionita che tra poco s’incenerirà sopra la mia testa. Solo una cosa vorrei segnalare: l’enorme, insensata, collettiva immedesimazione (virtuale) nei confronti del giovane americano.
Beccatevi youtube, per esempio. Impressionante la schiera di avventurieri in quad e mototrial che si sono immortalati sul bus 142 ai bordi dello Stampede Trail, trasformandolo in uno di quei luoghi di macabro culto come era qualche anno fa la villetta di Cogne. O Facebook: 185 personaggi si sono rinominati Alexander Supertramp (lo pseudonimo di McCandless) e una pagina pubblica è aperta ai suoi fans, già più di 2.000.
Con questo che si vuol dire? Niente. Però McCandless-Supertramp è vissuto ed è morto per starci lontano, dalla “civiltà “.