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Dateci dei dittatori sudamericani


14 Giu

C’è una cosa che mi fa sballare, anzi due. La prima è il colpo di genio di La Russa (ministro della difesa? La Russa? Si??), con i suoi soldati in cittá “ma solo per un anno”. La mia avversione personale contro qualsiasi divisa mi impedisce di commentare equilibratamente la cosa.

Meglio ancora, peró, le risposte del Di Pietro, o di tal ex-parlamentare dei Verdi Angelo Bonelli. E’ sorprendente l’inquietante disinformazione che serpeggia in Italia a proposito di Colombia, sorprendente e triste, se si considera che non è solo la massaia di Saluzzo a sparar le sue teorie su un posto lontano che nemmeno conosce, ma anche politici, mogli di Sarkozy, dottori e panettieri enunciano le loro veritá su questo strano paese cocainomane e dittatoriale.

Sia chiaro. Colombia continua ad essere il primo esportatore di Biancaneve nel mondo (e la Sicilia continua ad essere un ottimo approdo commerciale), e la sua situazione politica puó essere quantomeno criticata (non sicuramente da un italiano, che elegge per la terza volta el Padrino Pituffo, come lo ha definito un barista di Bogotá, piú informato sul mondo di Di Pietro & friends). Peró, posso giurare che parole come “regimi dittatoriali sudamericani” sono un tantino campate in aria, si.

Ció non accade nelle politiche (e societá) spagnole, francesi o inglesi, attive nel promuovere da queste parti ogni forma di cooperazione, intuendo il potenziale futuro di un Paese che sta crescendo di anno in anno e che sembra aver superato i suoi anni piú difficili. Come giustamente commenta Fla, in ogni cittá sudamericana c’é un centro culturale francese (Barranquilla conferma), e tra gli europei che arrivano in Colombia per turismo gli unici italiani appaiono a Cartagena, feudo della prostituzione low-cost.

Che aggiungere? Niente. Il post è scritto, mi faccio una bella striscia di pura-colombiana e sono pronto a scendere per le strade di Bogotá, con il fedele kalashnikov a tracolla. Se voi volete seguir l’esempio colombiano, fatelo cosi.

Terrone chi legge


29 Apr

golly.jpgRazzismo alla colombiana. Il bianco è razzista col mulatto che a sua volta è razzista col negro che a sua volta è razzista con l’indio. Inutile aggiungere che per proprietà accumulativa il bianco è anche razzista con l’indio col negro e col biancosporco. Mentre l’indio non è razzista con nessuno, non può permetterselo: è indio. O, chi lo sa, sottosotto anche lui odia l’indio diversamente indio. O gli esquimesi, tutti.

Sta a vedere che alla fine siamo tutti terroni. Si, perchè qua in mezzo a noi c’è uno svedese, e allora siamo tutti terroni. In estate però lo svedese viaggerà per la Jamaica, e allora sì che lì il terrone sarà lui. E anche il mulatto e il biancosporco e l’indio (povero indio, sempre lui).

Se non riesci a trovare il senso di tutto questo non preoccuparti: l’idiota non sei tu.

p.s. foto rubata a Alias “Eulogist”.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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