Traduzione veloce dell‘articolo apparso sul BlueMonk:
Riflettendo sul significato del concetto di “casa”, ci si puo’ ritrovare di fronte a situazioni piuttosto controverse, soprattutto quando i contrasti tra due situazioni sono evidenti almeno quanto i pregiudizi, e le situazioni effettive, paradossali.
Il discorso e’ che mi sono trasferito. Non vivo piu’ in una casetta sulla spiaggia dell’Oceano Atlantico, frazione di Salgar, municipio di Puerto Colombia; sono tornato nel punto di incontro tra Alpi ed Appennini, in un punto qualsiasi delle montagne della vecchia Italia, dove sono nato. Nonostante le differenze possano sembrare infinite, mi stavo dedicando all’esercizio di focalizzare le similitudini, in una specie di studio di un’immaginaria “sociologia dei paesini”, quando un altro tipo di riflessione, questa volta, relativa alla geopolitica ed alle comunicazioni, ha deviato il corso dei miei futili pensieri.
E mi rendo conto, adesso, di come ero fin troppo ben abituato nella mia casetta senza vetri alle finestre, la’ fuori da ogni mappa. D’accordo che dovevo passare la scopa ogni volta che tornavo a casa, di sera, per tirar via mezzo kilo di sabbia dal pavimento. Si spegneva la luce della cucina ogni volta che il frigo si accendeva in automatico – che si puo’ fare. Avevo perfino dovuto condividere diverse volte il mio cibo con ogni tipo di esseri viventi di ogni dimensione, che  saltavano fuori – da chissa’ dove – ad ogni disattenzione. Cosi’ e’ il Tropico.
Eppure, non e’ poca cosa, per un viaggiatore postmoderno ed ipocrita, costantemente incollato a quello che rimane indietro attraverso il web. E la’, nella casetta di Salgar, avevo internet. Qualcosa che nel municipio di Viola, al nord di Italia, piena Unione Europea, pare impossibile.
Ragioni economiche? Politiche? Disattenzione? Chi lo sa. Tutto e niente, a quanto pare. Gli indigeni locali dicono che il cavo dell’ADSL e’ arrivato solamente fino a valle, dimenticandosi di chi vive qualche kilometro piu’ in su. Pero’ in realta’ si sa che il caro signor B. – che, come si sa, ha fondato il suo impero sulla trash-tv commerciale – fa tutto il possibile per frenare l’evoluzione di internet e continuare cosi’ nell’era primordiale della “scatola magica” – un mezzo di comunicazione obsoleto ormai da decenni, nonostante lo dipingano oggi di “digitale” (il fornitore unico dei decoder? Paolo B. Fratello di Sua Maesta’).
Il risultato e’ che la conclusione di qualsiasi analisi di osservazione continua ad essere lo stesso: “primo” e “terzo” mondo sono concetti arbitrari e piuttosto antipatici, una volta di piu’. Se l’accesso ad internet e’ ormai una discriminante fondamentale nel livello di sviluppo di un Paese, si consideri che in Italia il 12 percento della popolazione continua a vivere coattivamente disconnessa dal mondo.
E nella mia casetta di Salgar, tra sabbia ed elettricita’ precaria, insetti e finestre senza vetri, ho trovato, finalmente, il progresso. Wireless.