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Užupis


17 Feb

Užupis

Correvano i bambini, infagottati nei loro vestiti da neve, mentre le madri (tre donne totalmente diverse tra loro) sfioravano il vetro con il dito, allungando verso il basso la distrazione dai loro pensieri, sorridendo con la mente alla vista di tutto quel che accadeva – o non accadeva – in quel momento nel mondo,
alla vista degli altri proiettati sui loro “sé”.

I bambini, in abiti viola, correvano lontani verso la strada, e con le piccole mani sul vetro della finestra ripetevano i movimenti delle loro madri e tentavano di far scorrere il mondo, distanziando il piccolo pollice e il piccolo indice da un ipotetico centro, come a voler ingrandire un qualcosa che, nel rumore sordo della vita, per un momento aveva catturato la loro attenzione.

Là fuori, la statua dell’Angelo e le luci di Natale ancora accese da qualcuno che non si arrendeva al Gennaio, illuminavano un mondo dall’altro lato del fiume,
dall’altro lato da tutto.

Pic by Daiva

Hombre Baltico?


08 Giu

Di tanto in quanto ricevo un prototipo di mail che dice più o meno così: “Ciao, so che tu sei stato in Erasmus a Kaunas, ¿posso chiederti un po’ d’informazioni?” (Grazie Erika per lo spunto, a Barranquilla c’è l’esodo degli stranieri ma non era elegante scriver cose tristi).

In più, adesso sono dotato di un magico sistema hacker per vedere come giunge la gente su questo sito, e scopro che la maggior parte degli utenti-google dirottati qua hanno digitato parole come “lituania”, “ragazze di vilnius”, “in lituania si tromba?”, “erasmus crazy”. Nonostante ci sia, va detto, qualche iperbolico fenomeno che arrivi qua cercando “papa” (?¿?), “viaggio mentale con droghe” (curioso), “tempi moderni” (e ciò mi rende orgoglioso), “l’alcolismo in Venezuela” (la prima parola mi risulta, la seconda no), e soprattutto “mia bossi”. Ad essi dico: non preoccupatevi. I pazzi non siete voi, è google che sclera.

Tornando al discorso originale. Tempo addietro un post riassumeva un po’ di cose utili per chi sceglie un’università baltica. Probabilmente sono ancora attuali, e nell’antro materno di una discoteca quest’autunno avevo anche incontrato chi le aveva lette e si era fidato. Tutto torna, dicono i saggi.

In una crisi d’identitá, il blog mi ha confessato di essere irrimediabilmente perso. Si chiama Baltic Man e qualche blogroll lo contiene sotto la voce “blog di sudamerica”. Io l’ho guardato fisso e gli ho sputato in faccia la verità: “tu sei un bastardo“.

p.s.: la foto di casini apparentemente non c’entra niente. Ho digitato su google “crisi d’identità” e quello è ciò che uscito. Occhio per occhio, dente per dente.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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