avrei voglia di parlarti solo se tu fossi un’anima bianca,
un qualcosa che vola leggero.
fabrizio dice che quando i bambini sono bambini sono tutti rotondi,
sono una sfera di pietra che ruota su un piano inclinato,
una forza misteriosa ma poco importante da decifrare muove la superficie, in ogni momento.
e i bambini-palle-di-pietra rotolano in un’altra direzione, poi in un’altra ancora.
sono biglie impazzite, niente gli importa.
dice anche che i bambini non sono più bambini quando iniziano a scolpirsi da soli i fianchi,
quando determinano un sopra e un sotto da approfondire e rispettare,
poi un dietro e un davanti ognuno con le sue determinate caratteristiche
e certi colori, mai invertiti.
poi ogni esperienza una martellata,
e in ogni facciata contro gli altri blocchi di pietra
[ormai quadrateggianti, geometrici]
volano via pezzi di schegge, di pietra che non c’è più.
l’immagine si compone
la martellano i pensieri, le convinzioni, la filosofia.
segue il bozzetto dell’esperienza
delle illusioni che diventano ghiaccio tra le fessure
e anche il vento e la pioggia modellano la roccia.
il blocco di pietra alla fine è una statua.
rigida, ferma, compatta.
la fissità nel tempo sarà al proiezione di un’antropomorfa eleganza
di un agghiacciante delitto
che ha impedito a quella pietra
di continuare a rotolare.