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Plutôt, la vie


16 Mar

Senza titolo

Le strade proseguono lungo cammini che non appartengono
linee che non portano
crepe che non spaccano
errori che non segnano.

“Si tratta di un giro non si tratta di un viaggio”, dice l’esperto lungo la rotta.
Dice il soldato nella grotta: “chi ha un’alba da perdere non ha nulla da rischiare”.

Si accumulano le memorie dei giorni vagabondi
parole interviste pranzi visioni
tremende visioni
l’orecchio che vede, l’occhio che ascolta
le vite degli altri rimaste a metà.

Si accumulano sulla carta, sullo schermo, sull’asfalto
e scorrono e pesano e graffiano e sporcano
e rimangono nel fuoco, e fuggono nell’aria
le vite degli altri rimaste a metà.

[Foto di Marco Lo Baido]

Tutto scorre, niente muta


27 Lug

[Una gradita mail di recensione alle “Voci del Tanaro”]

finalmente visto!
un piccolo gioiellino!
ovviamente “piccolo” in quanto prezioso e raro.
L’idea e’ da subito vincente, un viaggio nel tempo e negli spazi remoti di valli in continua trasformazione attraverso il “verbum”, la parola.
“Negli stessi fiumi siamo e non siamo”, diceva eraclito, tutto scorre e allo stesso tempo non muta mai.
Il “logos”, il linguaggio appunto, ci abita ma da sempre gli uomini non hanno intelligenza. La parola sfugge, non si comprende, eppure tutte le cose accadono secondo questo linguaggio.
Si parla nello specifico di dialetto, l’idioma di pochi e di molti, e ci si perde nelle mille svariate possibilità di dire la stessa cosa.
Affascinante, sorprendente, a tratti pirandelliano come nel caso del dottore che danza e canta freneticamente.
Nella lingua si cela un mondo. Il mondo come tensione; non annula, né concilia ma lo fa essere il contrasto.

“Voce mia tua chissa’ la voce,
voce mia tua chissa’ chiamare questo…”
C.B.

Le Voci del Tanaro – 1


29 Mar

Le Voci del Tanaro e’ un tentativo di Kolossal fatto in casa.
Cinque mesi di riprese, cinquanta persone coinvolte, cinquecento ore di materiale girato, cinquemila momenti di assurdita’ captati lungo il corso del fiume Tanaro, da Briga Alta a Bassignana.

Se ne riparlera’ dal 5 maggio in poi.

Coming soon


08 Ott

Confluenza del Po nel Tanaro

Il luogo in cui il Po si tuffa nel Tanaro.
Riprese del film documentario “Le voci del Tanaro”.

Comunicato stampa n. 2


24 Set

Da buon politico qual è, il Coniglio Lapo, portavoce e leader del Movimento, ha subito preteso un’auto di rappresentanza. Allo stesso tempo, ha smentito ancora una volta la sua intenzione di candidarsi alle prossime elezioni.

Il Coniglio, inoltre, accoglie con piacere tra le fila del Movimento Indipendentista per la Tanaria la nuova corrente esoterica e monregalese proposta dal Prof. Lorenzo Manassero, nella quale si sostiene che “l’ermetismo ligure si ispira alla mitica Caduta di Fetonte: il principe egizio (anche lui, dunque, un Negrone), sottratto il Carro Solare al padre, il dio Helios, sarebbe caduto sulla confluenza dell’Eridano con un altro fiume, luogo convenzionalmente identificato con Torino”.

La supremazia del Tanaro, a questo punto, appare più che mai palese, e anche per questo il Coniglio Lapo, ha proposto l’apertura di un’Ambasciata Tanàra nelle Isole Tonga; la creazione di un Governo Provvisorio di Emergenza e di Riprogrammazione Strutturale Applicata; l’istituzione del Ministero del Piacere (detto anche “della Famiglia”) e del Ministero degli Intrighi di Corte, in sostituzione del Ministero della Cultura (la gente della Tanaria travaja) e il ritorno al Tallero, per difendere l’economia Tanàra dalle speculazioni internazionali di Lira, Euro e Dollaro.

Tema centrale della protesta continua ad essere la denuncia degli atteggiamenti della gente dell’Est che negli anni Settanta ha invaso la Tanaria rubando il lavoro nella nascente industria automobilistica tanàra. Padovani, Trevigiani e Vicentini che hanno tentato di farci mangiare la loro “polenta e osei”, a scapito della tradizionale “pulenta saracena con bagna ‘d pori”.

Il Comitato per l’Indipendenza della Tanaria Libera invita inoltre la cittadinanza a sottoscrivere il referendum per l’abolizione del Porcellum, al fine di agevolare il sistema elettorale del Coniglium.

Il coniglio Lapo

Comunicato stampa del comitato per l’indipendenza della Tanaria


15 Set

In occasione del malcapitato Giro della Padania, transitato a Mondovì in data 6 settembre, abbiamo rilevato un certo sentimento di sorpresa e stupore, da parte dell’opinione pubblica, nei confronti della nostra presenza. Si rendono quindi necessarie alcune precisazioni, non sufficientemente chiare, nonostante gli esaustivi titoli dei giornali.

In primis, occorre evidenziare l’errore storiografico che impedisce alla verità della Tanaria di trovare spazio, nel panorama politico nazionale. Un falso geografico storico. Infatti, essendo il fiume Po considerato come tale fin dalla sorgente, al momento della confluenza con il Tanaro millanta di essere più lungo, arrogandosi così il diritto di affibbiare il suo nome al fiume che sfocia nell’Adriatico, e conseguentemente all’intera pianura cosiddetta “padana”. Lo stesso trattamento non è riservato al fiume Tanaro, la cui lunghezza è conteggiata a partire dalla confluenza tra il Tanarello e il Negrone, anziché dalla sorgente. I motivi politici sono evidenti: si dovrebbe ammettere che il Negrone è il vero padre della Nazione.
Il nostro movimento trova la sua ragione d’essere proprio in questo falso clamoroso, con l’obiettivo di affermare la realtà della Tanaria e proporre Ulmea Capitòa, anche in virtù di essere stato fondamentale crocevia del sovrano e militare Ordine dei Cavalieri di Malta, già Ordine di San Giovanni di Gerusalemme.
Principale promotore della protesta è il coniglio Lapo, che precisa ancora di non ragionare in termini di “destra” o “sinistra”, bensì in “anteriore” e “posteriore”, rivelando una certa lungimiranza politica.

Il coniglio Lapo

P.S.: la stampa nazionale ha finalmente rotto la censura nei confronti della causa Tanàra. In quest’articolo si parla di Lapo.

Tanaria libera!


01 Set

La eterna rivalidad

 

Fermate tutto! Grave errore di fondo nella costruzione della nostra futura e prospera Nazione. Il Po, quel che credevamo fosse il nostro sacro fiume, è un furto di quei ladroni di Milano o di Venezia, l’ennesimo furto di quella gentaglia dell’Est. Sì, sempre il solito Est, quello che da cent’anni non paga le tasse perché evade (e noi lavoriamo), quello che ci sporca con il sangue degli extracomunitari (da quelle parti anno tutti una moglie extracomunitaria ancora più dell’est di loro, i traditori), quello che viene qua a rubarci il lavoro (alla Fiat negli anni Settanta erano tutti immigrati da Padova o Treviso o Vicenza, lo dico io!). L’Est infedele e scansafatiche, che poi se stiamo a vedere sono stati dominati dai spagnoli anche loro, sangue latino, razza grama, l’Est mafioso che già nel cinquecento commerciava con la Turchia, altro che le nostre radici cristiane.

Ci anno rubato il fiume! Se lo sono presi nell’Ottocento, quando uno dei loro dipendenti pubblici ha fatto le misurazioni. Hanno fatto che decidere che la lunghezza del Tanaro deve essere conteggiata dal punto in cui il Tanarello e il Negrone, che sono i suoi due affluenti, si uniscono, poco più su di Ponti di Nava. Non hanno conteggiato i chilometri del Tanarello e del Negrone, no, ci hanno mangiato sopra anche lì. Hanno detto che il Tanaro inizia dove si unisce, forse perchè non volevano ammettere  che il Negrone sarebbe il vero Padre della Nazione. E invece il Po lo contano eccome dall’inizio, fin da dove esce dalla roccia, e questo perché tanto comandano sempre i soliti.

Cosa succede allora? Succede che quando il Tanaro e il Po si uniscono, giù dalle parti di Alessandria, nella bassa, hanno più o meno la stessa portata d’acqua (che poi, se andassimo a controllare bene, sicuramente questi fagnan dell’Est un po’ d’acqua ce la aggiungono, se la studiano tutte, pur di mangiare alle nostre spalle). E allora per decidere quale dei due fiumi è affluente dell’altro, controllano la lunghezza. E già che il Po è più lungo, se non conti quei chilometri che ci anno sempre rubato! Se contano i chilometri dall’inizio del Tanarello o del Negrone, non importa quale perché noi ce n’abbiamo due, sarebbe più lungo il Tanaro. Ce l’abbiamo più lungo noi!

E il Po sarebbe un affluente del Tanaro. E la pianura padana si chiamerebbe Pianura Tanàra. E tutti noi saremmo dei Tanàri, giovani Tanàri, vecchi Tanàri, donne Tanàre, forti Tanàri e Tanàri forti, questi siamo noi! Tanàri! Tanàri! E non padani, e nemmeno italiani. Noi siamo Tanari, e piantatela lì di dire che i nostri avi sono celtici o visigoti, i nostri eroici antenati sono i Liguri, niente poco di meno che Liguri, quell’antico, glorioso popolo che abita le nostre verdi montagne dal 2000 a. C. almeno. Non importa quel che dicono quei comunisti scansafatiche che stanno nelle università, e cioè che il popolo dei Liguri sia stato uno dei pochi a non aver mai sviluppato una scrittura scritta. Noi Tanàri siamo gente che fa, non che scrive!

Lo diciamo non per far polemica, ma perché adesso ci siamo stufati. Prima che sia troppo tardi, prima che stampiamo le monete, le banconote, le bandiere, i passaporti, le tessere sanitarie, le tessere elettorali, le bandiere, i marciapiedi nelle piazze del paese sotto i buoi grassi, i fazzoletti, la carta igienica, le chiese, il nuovo parlamento, i ambasciatori, i ministri, i piatti che danno in regalo al sidis, basta con questa gente dell’est, Venezia ladrona! Milano ladrona! La Tanaria non perdona!!!

Work in progress


02 Ago

“Non si abita un paese, si abita una lingua. Una patria è questo e nient’altro”.
E’ il principio fondante che ci ha spinti a rotolare giù lungo il fiume Tanaro a bordo di un’Ape Piaggio classe 1991, addobbata con tavolino e megafono, vino e coniglio (quanto mai vivo e narrante), salame e tuma. Cogliere le inflessioni della lingua che cambia. Registrare il patrimonio etnolinguistico forgiato dal corso dei secoli, goccia su goccia, come le pietre del fiume. Ascoltare il suono dei secoli, la voce di popoli piccoli e grandi come il mondo intero. Divertirsi, e, se possibile, divertire.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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