Non sono passati neanche ancora due anni da quando avevo vinto quel viaggio a Strasburgo, destinazione Parlamento Europeo. In quell’aprile del duemilaecinque, si discuteva con altri 400 miei coetanei di come poteva svilupparsi l’Unione Europea, romantica metafora in un continente di secolari divisioni.
Nel mezzo, si sono susseguiti i casini in Iraq. La situazione in Afghanistan si fa sempre piu’ controversa…in altri parti del mondo, ci sarebbe bisogno di un Europa unita…
Nel piccolo di un universo Erasmus, è possibile raccogliere ancora quelle testimonianze lontane di cosa vorrebbe essere l’Unione Europea. Francesi, tedeschi, spagnoli, italiani e polacchi vivono insieme, si confrontano insieme, si prendono per il culo rispettivamente sottolineando l’uno il difetto dell’altro. Si crea una situazione strana, una situazione unica, e chi l’ha vissuta me l’ha descritta esattamente così. Non si parla inglese, non si parla spagnolo, si parla il linguaggio “erasmus”, un misto di tutte le culture, i termini e i modi di dire più interessanti.
Tutto è più facile all’interno di un contesto del genere, e ogni scintilla del cervello diventa comprensibile in un attimo a tutti…mi viene in mente Borja, rappresentante della Tierra Mitica valenciana, che dopo essersi perso nei meandri dei bagni di una discoteca spedisce a me e a Paolo il seguente messaggio:
I’m going with one lituanian putana at her home for tu fuck jajaja porcas lituanar! See you domani
Questo è l’Erasmus, probabilmente l’espressione migliore di quello che dovremmo diventare un giorno noi tutti.
Ed incredibile ma vero, FuckinPadania anche a Kaunas…!