Archive for maggio, 2008

Di pioggia, amore e apocalisse.


30 Mag

L’amore è una faccenda pericolosa. Immaginati artista, immaginati scrittore o regista. Logicamente ti innamori in quello che la tua mente produrrà, è inevitabile. Sognerai di notte il tuo soggetto, lo vedrai giorno dopo giorno sempre più uguale all’orgasmo dei tuoi sogni. Guarderai il tuo soggetto con occhi tutti tuoi, e gli stessi occhi li sposterai dall’incanto che un tempo ti colpiva. E allora si sarà aperto un tunnel a discensione verticale accelerata, fino a laggiù dove finisce l’obiettività. Ma anche l’obiettività è una faccenda pericolosa.

Sempre più spesso la popolazione colombiana mi chiede di contrattare un taxi per loro. “Tu riesci a strappare un prezzo migliore”, mi dicono. Devo ancora decidere se esserne orgoglioso o no.

In Colombia è arrivata “l’onda invernale“, perbacco. Robe tipo inondazioni catastrofiche, villaggi allagati, e sorprendenti sono le risposte tipicamente sudamericane alla cosa: una comoda attesa sulla poltrona galleggiante, aspettando che l’acqua se ne vada. Anche a Cuneo piove e la gente muore. Toh.

To feel. What a beautiful world is this one. When you translate it in other languages, you loose somewhere the real meaning of it.

Oggi è il giorno dell’apocalisse. C’è una concatenazione di potenziali eventi che, in caso di esplosione, provocherebbe una reazione a catena dalle conseguenze catastrofiche su scenari futuri multipli. Ho affrontato la cosa svegliandomi in ritardo, e contemporaneamente sono finiti lo shampoo e il dentifricio. Cattivi presagi.

55 anni prima…


28 Mag

“El ùltimo fin de semana se registrò una actividad extraordinaria en el Terminal de Pasajeros de la Guajira. Solamente el domingo, en el barco espanol “Monserrat” abandonaron el paìs 580 inmigrantes. La mayorìa de ellos eran italianos. Los venezolanos que presenciaron el espectàculo asumieron una actitud discreta, salvo un negro gigantesco cuyo orgullo nacional se sintiò herido frente a la alegrìa de los inmigrantes.
“Si estàn contentos de irse, entonces no vuelvan màs nunca”, gritò.
Desde el 23 de enero, 2014 italianos han arreglado sus papeles apresuradamente, han engrosado las interminables colas en las oficinas de extranjerìa y en el consulado de su paìs, han hecho milagros con sus escasos bolìvares y estàn ahorar de vuelta en Italia. El obrero extranjero, a pesar de trabajar duramente hasta 16 horas, no ganaba en muchos casos màs de 12 bolìvares por jornada.

En la embajada se registran 1.300 italianos que solicitan ser enviados a su patria por cuenta del gobierno, pues no tienen dinero para el pasaje. Se calcula que màs de 5.000 italianos en Venezuela estàn sin trabajo. Aunque la mayorìa se siente atemorizada por los ataques de que han sido vìctimas y por las amenazas contra sus propiedades y su persona, la razòn de el rimpatrio masivo es de orden economico. (…)

En la Guajira, donde bajan a despedirlos los compatriotas que no pudieron irse, cantan y bailan, como lo hace todo el que se va, en cualquier parte del mundo. Pero en cubierta, mientras dicen adiòs a los que se quedan, mientras la atmòsfera se estremece con la sòrdida y melancònica sirena del barco, los inmigrantes lloran. Lloran todos: los que se van y los que se quedan. Ese es el ùltimo capitulo de un drama social que ha vivido Venezuela en los ùltimos 10 anos y del cual solamente ahora se puede hablar libremente”.

Gabriel Garcia Marquez, “Cuando era feliz y indocumentado”.

Mariposa Tecknicolor


27 Mag

Stavo parlando con una faccia ignota quando lei entrò. Aveva un bracciale di conchiglie grigie stretto al polso, e legata tra i capelli una piuma rossa le accarezzava il collo. Un incanto di età e di epoche e di sostanze differenti attorno a lei, la accompagnavano altre facce ignote che seguivano la sua scia nella nebbia di cento e mille segnali di fumo degli antichi indios. Aveva un bracciale di conchiglie legato al polso, e ai miei occhi risaltavano come l’immagine di quella cosa abominevole che gli italiani chiamano “manette” e i saggi spagnoli “esposas”. Non mangiò non bevve e nemmeno fumò, almeno così diceva l’apparenza, lei mangiava e beveva e fumava con un’altra scala di valori. Intrugli speziati e ghiaccio masticato a cubetti.

Continuavo a nuotare nel fiume di idiozie che il disgraziato davanti a me bagnava con il rhum a ritmo continuo, e mentre Fito Paez diffondeva magìa e matematica, in sostanza musica, leggevo sotto la sua pelle d’ebano la trama di un copione già scritto. Mentre mi fissava le scarpe e l’anima entravo nei suoi occhi, occhi neri e poi azzurri e adesso verdi e infine spenti; ad ogni flash nell’oscurità corrispondeva un’immagine distinta nel disordinato catalogo totale, e tutte le patine diafane ricorrenti in un’alba che si confonde tra notte e mattino ritornavano a me e sporcavano Fito Paez. C’era un coccodrillo di plastica appeso al muro, sopra la porta dei cessi.
Poi, destra e invisibile, lei lo pensò e io mi alzai, e mentre mi incollava addosso il destino con le dita immaginavo scorrere nel suo sangue un mare di coriandoli colorati e sentivo su di noi il peso di tutte quelle varie amebe e dei loro occhi etilici, fino a buttarmi nel vuoto sperando di atterrare alla fine in un quadro di Gauguin.

Mi risveglio adesso qua, solo e nullo su un pavimento di finto marmo, bagnato da un insieme di ghiaccio che nel frattempo si è sciolto. Sopra di me c’è un’insegna e dice “Neuropharma”, e quando con inerzia i sensi si riappropriano del mondo tutto quel che trovo è un bracciale di conchiglie grigie legato al polso.

God bless Europe


23 Mag

Every morning I’ll thank someone ‘cause I was born there, where Enlightenment happened. In the no-place where I live, absurdic theatre better known as “La casa del Loqui”, live a typical bourgeois family now fallen down. Are sleeping there, in the same room, an old drug-addicted, a woman who had suffered 2 ictus and a continue depression, and a crazy roller of some strange religious sect. Respectively, father, mother and son of this happy family.

I bless my old Europe ‘cause America is forgetting all these people, forcing them to go down to the pigsties even if they had “MulinoBianco’s life”, to live their last times in an absurdic house in the shadow of their old mansion-house.

But when I come home at 4.00 am, and I find tears and blood, and bitterness and resignation, and the old woman that felt down from bed and kicked the head, and ambulances and hospitals are privates and health insurance doesn’t exist for who live in a few square meters, then I pay my tribute to every revolution that happened in Europe.

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Ogni mattina ringrazierò di essere nato là dove è successo l’Illuminismo. Nel non-luogo dove vivo, anfiteatro dell’assurdo qua noto come “La casa del Loqui”, vive una tipica famiglia borghese caduta in disgrazia. Dormono lì, nella stessa stanza, un vecchio tossicodipendente, una signora colpita da due Ictus e relativa depressione, e un pazzo integralista di una qualche setta cristiana, rispettivamente padre madre e figlio di questa simpatica famiglia.

Benedico la cara vecchia Europa perché America si dimentica di questa gente, li costringe a scendere nelle stalle nonostante spesso abbiano goduto di vite felici e rispettabili e MulinoBianco, a vivere in una vecchia casa di pazzi all’ombra della villa che fu loro.

Ma è quando torno a casa alle 4 di notte, e trovo lacrime e sangue, e amarezza e rassegnazione, e la vecchia che è caduta dal letto e ha picchiato la testa e le ambulanze e gli ospedali sono privati e a pagamento e il seguro medico non esiste per chi vive in 3 in 6 metri quadrati, è a quel punto che rendo il giusto omaggio a tutte le rivoluzioni d’Europa.

La puerta de oro 2008


21 Mag

La “puerta de oro de Colombia” è oggi una lunga striscia di cemento in decadenza incapace di resistere ai graffi dell’oceano. Lì dove si aprivano le porte di lontane americhe ai sognatori e ai disperati di transatlantici provenienti da mezz’Europa, vecchi cani e semplici capanne di legno al tetto di palma si dividono i resti di un mondo che si è spostato verso l’altrove.

Nell’immagine di queste acque sporcate dal Magdalena che muore lì vicino, s’intravede davvero lo specchio d’oro che il sole lascia sull’acqua laggiù dove la Colombia finisce, una striscia lucente a indicare lo splendore locale che qualcuno conobbe, quando l’uomo ancora non sapeva volare. Dispersi e incollati dal sale, lungo le poche centinaia di metri del Muelle di Porto Colombia, sopravvivono le incertezze i timori le speranze dei figli di centomila terre diverse che negli anni arrivarono nel capo nord del mondo a sud, tedeschi francesi italiani russi slavi arabi e cinesi che velocemente fusero in un unico calderone tutti i loro mondi diversi per crearne un ennesimo, in comunione con la pasiòn criolla autoctona.

Il muelle centovent’anni dopo è un vecchio decrepito che si lascia umiliare dalle onde e dal sale. Le discendenze degli avventori di un tempo di tanto in quanto tornano a trovarlo la domenica. Tuffandosi nell’immortale poesia di un angolo di eternità ripercorrono ancora una volta quei mille passi in mezzo al mare, e spesso sognano le stesse utopie che i loro nonni abbandonarono sull’altra riva.

Caronte


19 Mag

Completamente immerso nel gioco di specchi tra Sinclair e Demian, non mi ero per niente accorto di essere fermo su un autobus da più di un’ora. Dal finestrino lì accanto s’intravedeva l’aura arancioneartificiale di Barranquilla, e Santa Marta era rimasta indietro 4 o 5 ore prima.

Svegliato dall’incanto da due spagnoli e compar Leo, in un attimo abbandonammo il sedile per incamminarci sotto la luna verso la città, in una lunga processione di massa fianco a fianco a figure di autobus, tir e mezzi vari abbandonati sulla carreggiata. I camionisti, intanto (sempre c’è da imparare, dai camionisti) legavano la lora amaca tra il serbatoio e il semiasse posteriore, e nel loro giaciglio godevano dell’imprevisto. Al lato, i colombiani lì residenti (sempre c’è da imparare, dai colombiani) improvvisavano i più svariati commerci, e in mezz’ora era possibile comprare qualsiasi sorta di bene desiderabile. Lume di candela e luna di Caribe erano la cornice naturale del tutto.

D’improvviso, e in tutti i sensi, la luce:  in una sorta di sciamanica messa, urla e fiamme invadevano la strada, non un ritorno allo spiritismo ma una moderna ed improvvisata protesta. Gli abitanti del barrio della “Tasejera“, povero insieme di capanne e polvere nei sobborghi di Barranquilla, protestavano così contro i tagli all’elettricità con cui erano stati puniti da ormai 3 giorni.

Non entrerò nel merito della protesta, semplicemente perchè protesta non fu. Si convertì piuttosto rapidamente, semmai, in un attacco di massa contro la folla errante e contro gli unici Kamikaze presenti (i taxisti) con l’unico e poco nobile scopo del saccheggio, saccheggio a mano armata (di bastone e bottiglie di vetro). Per una volta, non era quel branco di disperati a cercare di avvicinarsi al mondo ma il mondo stesso a fermarsi in mezzo alle loro capanne, e per di più al chiaro di fiamme e luna.

Uscirne non è stato facile. Basterà dire che, in un’amplesso di trasfigurazione e poesia, trovammo alla fine il nostro fiume e il suo Caronte. Per raggiungere l’altra riva del Magdalena, un formidabile taxista ha addobbato il finestrino del suo taxi con un paio di biglietti da 1000 pesos su cui la folla si è fiondata, liberando il cammino. Per ogni storia la sua morale: sempre c’è da imparare, dai taxisti.

La triste favola di Biancaneve


15 Mag

Impurità e impunità tirate su dal naso. Sottoforma di unte polveri bianche, particelle maledette di umani timori che entrano in circolo vizioso e continuo. Si materializzano in isterie, in paranoie complesse, nel sudore freddo che graffia e scolora la tua fronte. Reazione elemento soluzione. A trip continuo, continuo ed invertito: soluzione elemento e reazione.

Circolo che si anima per rispondere a un problema, fino a quando il debole cervello umano non formalizza immaginari problemi per soddisfare le esigenze della dipendenza, i richiami di una forza fino ad ora sconosciuta che velocemente s’impadronisce della ragione.
Impurità tirate su con le narici, cancellano i profumi e con i profumi le particolarità che ci differenziano l’uno dall’altro, e mentre rianimano le unghie dei piedi spengono un cervello che si abbandona ad un maledetto black-up, e se accendono la miccia producono internamente la bomba, e se spengono la ragione rigenerano quelle gocce di depressione espulse a getto continuo dai pori della fronte.

Cocaina come sintomo d’insicurezza, cocaina come elemento d’attenzione del paniere sociale, cocaina come variabile costante nelle notti diverse del mondo intero. Del mondo intero: anni fa i colombiani integralisti benedivano la coca perchè uccideva i figli del nemico lontano, vendetta d’esportazione. Oggi giorno la polvere è pane per patetici, chi condanna Colombia non è mai uscito di casa al sabato sera in Italia. Cocaina come falsa amica che, nella totalità dell’espressione, ti prende davvero per il naso. Per restare poi rinchiusa in quelle stanze della mente rassegnate alle tresche sporche nei giorni di pioggia nera.

Sarò breve e inutile


15 Mag

Para USA“, dicono i giornali di questa mattina. Giocando sul doppio senso preposizione grammaticale-paramilitarismo, annunciano così l’insperata e importante notizia. Son cose, cose importanti.

Alla Banda Bassotti, storico nome dell’underground italiano, sono state precluse le porte di Spagna. Censura che cade sul loro punk-rock, accusato di inneggiare alle violenze secessioniste basco-catalane.

Le persone che dormono meno di 6 ore e più di 9 ore tendono all’obesità. Non che la cosa mi turbi più di tanto, ma il tono di allarmismo con cui la mia vicina di sedia mi porge lo scoop ha le sue tinte drammatiche.

Erano anni che il Corriere della Sera non sfornava un articolo degno di nota. Questo retroscena su Roberto Saviano, con le agghiaccianti citazioni della “giornalista” del Foglio, interrompe il filone negativo.

Due voci, mezza verità


13 Mag

 

Colombia, Sud America. 45 milioni di abitanti ed un solo quotidiano a diffusione nazionale. Con l’eccezione de El Tiempo il servizio d’informazione cartaceo era affidato ai vari e piccoli e inutili giornali locali, ricchi di cronaca nera gialla rosa e arcobaleno, e transparentemente nulli sulle tematiche più importanti.

Tutto ciò, fino a domenica. Da 3 giorni è infatti ritornato alla quotidianità El Espectador, storica voce colombiana relegato da interessi “oscuri” negli ultimi anni al purgatorio della settimanalità.
Pur consapevole di avere tra le mani un prodotto “cugino” de El Tiempo stesso e del colosso radiotelevisivo Caracol (inciuci di famiglia, guardacaso…), il lettore del nuovo quotidiano si trova effettivamente davanti a una voce alternativa rispetto ai “bollettini presidenziali” de El Tiempo.

Dal lato pratico, lodevole l’idea di pubblicare finalmente un giornale in formato europeo (gli altri newspapers colombiani sono 3 o 4 o 5 microgiornali separati tra sè) e pericolosa (per le vendite) l’attitudine di pubblicare i pezzi migliori anche in versione online.

Cose da polli


12 Mag

Sono stato ad una “gallera“, che in altre parole sarebbe un combattimento di galli. Non mi guardar cosi, con ‘sta faccia disgustata: hai ragione. Tutto quello che posso dire a discolpa è che almeno avrò un’immagine concreta della faccenda quando il prossimo libro/film ne parlerà…

Ebbene. Stretti sudati affannati nel centro dello show, c’era questa marmaglia di bestie aggressive, schiuma alla bocca e occhi infuocati, attaccandosi l’uno con l’altro con una violenza primitiva che descrive perfettamente il concetto di “istinti animali”. Uno spettacolo raccapricciante, davvero, e triste è pensare che molta gente, troppa gente, aspetta il sabato sera per trastullarsi con una boiata del genere.

E poi, c’erano i galli. Disgraziate icone dell’immagine di pollo che li accompagna dalla notte dei tempi, lì a scannarsi vicendevolmente tra loro, forti degli arpioni metallici che qualcuno gli ha incollato alle zampe. Senza l’onore di una rivolta disperata contro i loro carnefici, nel frattempo intenti a giocarsi la settimana, la macchina o la moglie tra loro.

Una nota doverosa: una sola donna in quel pollaio collettivo.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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