Archive for ottobre, 2014

BlaBlaCar


30 Ott

L’Europa del tutto ovunque si muove così.
Pneumatici petrolio asfalto sharing, tre diverse possibilità di scelta per i “bla” che si vogliono condividere nel corso del viaggio, il curioso timore nei confronti ogni sconosciuto.

BlaBlaCar è un solido ponte tra Norditalia e Baviera.
I voli low cost non sono low cost, i treni sono roba borghese, gli autobus costano poco ma il loro sito internet è in lingua tedesca e allora è meglio lasciar perdere.
I nuovi migranti si spostano così, con automobile condivisa e ritorno in patria bimestrale, abitano tutti a Monaco che piace e non piace perché è piena di italiani e ricorda Milano. I giovani tedeschi che seguono questa rotta per un motivo o per l’altro conoscono un po’ di italiano, dopo l’università vorrebbero vivere in Italia ma non sanno perché.
Scambio di lingua, scambio di feedback, scambio di impressioni durante il viaggio.
Milano e Monaco sono al di là di una stessa Alpe.

BlablaCar è la nuova frontiera per tentare di scavalcare la frontiera.
Negli ultimi mesi circola la leggenda di “quello che mi ha dato un passaggio all’andata, che aveva caricato un africano e quando sono arrivati in Svizzera i doganieri hanno controllato i documenti e lui non li aveva”.
La fuga verso l’Europa non finisce a Lampedusa, ma il viaggio di migrazione continua con la speranza di raggiungere la Germania, molto più ambita dell’Italia per un permesso di soggiorno o un asilo politico.
Un viaggio iniziato con gli scafisti si conclude in BlaBlaCar.

BlaBlaCar e l’autostoppista.
Faceva quasi tenerezza, fuori da quell’autogrill al confine con l’Austria.
Con i capelli lunghi e il cappello, il cartello in cartone e i ritmi calmi. “Andate verso l’Italia, vero, ragazzi?” Non è stato facile dargli una risposta. “Andiamo verso l’Italia ma non abbiamo voce in capitolo”.
Perché anche se tutti avrebbero acconsentito a caricarlo, un autostoppista avrebbe fatto saltare la logica efficiente del BlaBlaCar. Che non ha fini di lucro ma stabilisce un prezzo. Che si basa su un rapporto di fiducia e di diffidenza reciproca tra passeggeri e conducente. Che in questo caso avrebbero dovuto accordarsi su un riadeguamento delle tariffe, preso atto della presenza di un nuovo compagno di viaggio che fa diminuire le quote dei singoli ma fa aumentare il consumo di carburante.

Qualcuno avrebbe dovuto dire a quell’autostoppista che non funzionano più così, le cose.
Che quel suo cartello di cartone, di fronte ai nostri feedback, sembrava irrimediabilmente fuori dal tempo.

Funeral parade of roses


12 Ott

Era il padrone del racconto ma non lo sapeva, ed era per questo che le sue storie finivano sempre male.
Sarà la sfortuna, diceva, questa maledetta  che se la batte quando la meccanica inizia a funzionare, e tutto sembra scorrere verso altri destini, o la lancetta del distributore ferma da anni sulla tacca dell’inganno, giorno e notte immobile nel suo incontro di buio e colori.

O forse erano stati i personaggi stessi a tradirlo.
Impavidi, decisi, sicuri di loro stessi e così maledettamente simili all’autore, una sorta di gatto con diverse vite, sette, che si consumavano nell’inchiostro di pagine inutili, spese a progettare un’insalata nucleare o il più semplice marchingegno per rendere finalmente utile, migliore, l’esistenza prossima in lista. Sei personaggi in cerca di sei personaggi per interpretare un ruolo mascherato da qualsivoglia parvenza di arte, così ci si riconosce nel protagonista ma senza che il panico vinca, perché il suo volto è diverso, la sua faccia è un’altra, è la vita degli altri a dover essere esuberante perché a noi l’esuberanza spaventa, odora vagamente a sudore ed incomprensione, e si finisce tutti a cantare o a recitare o scrivere sulla solitudine, un’altra occasione persa, un altro foglio nella pattumiera gialla.

Il padrone del racconto viveva rinchiuso in una gabbia con i suoi personaggi, era Signorina Goldmayer a portare i pantaloni nella claustrofobia delle quattro mura, a buttare nella mischia nuovi falliti o promettenti emarginati, pezzi di silenzio e di carne un po’ più caldi del solito che venivano buoni quando fuori c’era la neve, e il grigio e la massa rendevano deforme la Valle. Lui li osservava e di ognuno di loro conosceva i segreti, si accorgeva di serbare una lacrima, un rancore, un insulto una pacca per ognuno di loro e quando li scriveva era perché aveva smesso di odiarli. Appollaiato sul tetto più alto, aquila maestosa e regale sotto il vento e la neve, tra le generazioni e il sole, si ripeteva che l’immagine preconcetta della consuetudine rinforza i colori che il tempo ha iniziato a sbiadire.

Così diversi e così uguali, i suoi personaggi. E lui vittima dei un complotto vittima della sua stessa paranoia e così solo con famiglia a carico, un elenco di disperati così vasto nella rotonda del mouse, lui carceriere super-partes o un semplice bastardo che osserva la prigionia degli altri animali dietro le sbarre della sua gabbia?

Sempre per gli altri, le storie di eroi e cavalli bianchi. Non erano mancate sorprese, come quando scrivendo di un fumatore megalomane se ne era innamorato perdutamente, eppure tutti i suoi personaggi puntualmente si ritrovavano ad abbandonare le scene sempre troppo presto, o rimanevano immischiati nella polvere della prima gloria. Non ebbe mai il coraggio di staccare la spina, il padrone del racconto, perché ognuno di loro era come un figlio, e abbandonarli significava ammettere a se stesso di non aver saputo concepire altre possibilità.

Dans toutes les tentatives de démontrer que 2+2=4 il n’a jamais été tenu compte de la vitesse du vent


06 Ott

Se dovessi disegnare questa notte,
ecco un intrigo di linee sottili
una macchia di ??? bavosi
un unico punto, senza capo né coda.

Se dovessi disegnare questa notte
finirei da dove solitamente si inizia
pennellate di colore a coprire gli schizzi e gli schemi
pennellate di colore a coprire il colore.

Se dovessi disegnare questa notte
andrei a prendere pezzi lontani
le tonalità del buio là dove adesso è sole
voglia di poesia là dove poesia non c’è.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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