Locale sudato di vento notturno.
Secondo piano di una palafitta di legno, di fronte all’Acacia Hall del centro di Kampala.
Un ragazzo dà le spalle alla festa. Le ginocchia su una panchina e i gomiti appoggiati alla finestra.
E’ Rafael.
Osserva la città travolta dai lampi.
Alle sue spalle il legno è verde, il legno è viola, il legno è blu.
Anche la musica è stata verde, è diventata nera, adesso è blu.
La festa va avanti e va avanti per davvero.
Le tavole vibrano. Le donne scivolano contro, muovono. Grandi ventilatori laterali garantiscono un vento fresco che entra nella camicia e finisce tra i capelli degli altri.
Rafael continua a guardare fuori dalla finestra. Il vento gli arriva in faccia carico d’acqua.
Piove.
Laggiù in strada passano due individui con due lunghi pali di legno sulle spalle. Appena superano il fascio biancastro della luce pubblica si fermano, spostano il palo sull’altra spalla, riprendono fiato.
“Ladriâ€, pensa Rafael.
“Chissà dove hanno preso quel palo. Chissà cosa ne farannoâ€.
Trycha lo segue con la coda degli occhi, continua a ballare.
Anche per lei sono le cinque del mattino. Anche per lei sono cinque ore ballando.
Un paio d’ore prima Rafael e Rachid avevano spiegato che nella loro lingua “to dance†e “to fuck†sono un termine solo.
Poi avevano spento la sigaretta, e siamo tornati a ballare.
“Le uniche luci che vedi sono quelle dei ricchiâ€, dice Rafael.
“Ogni luce una casa. Ogni luce una casa. Ogni luce una casa. Sembra che tutt’intorno non ci sia nulla. Il nero più assolutoâ€.
Kampala è una distesa di colline di terra rossa.
Campi di manioca si alternano a officine meccaniche, palazzine e motel. Nelle intersezioni tra le colline sorgono i centri commerciali.
Di fronte a un centro commerciale c’è una finestra senza vetri con un ragazzo che guarda là fuori, e alle sue spalle, una festa.
Da un paio di minuti almeno i ragazzi sono diventati due.
Là fuori ha iniziato a piovere, e la pioggia del tropico è un discorso totale.
L’unico modo per non sentirla è trovarsi in una palafitta infarcita di musica, donne che scivolano, luci colorate, rhum.
Qualche secondo più tardi arriva un unico grido.
Tonalità infantili o femminili, una lama di suono che arriva da lontano e riempie le strade di queste colline.
E’ andata via l’elettricità e iniziano storie nuove.
Perché quando piove va via la luce, e le distese di colline rimangono al buio. E quando succede, si spengono prima di tutto le orecchie, sparisce una crosta di suono che non si ricordava nemmeno più di percepire.
Chi credeva di stare già sonnecchiando può ritrovarsi improvvisamente in movimento, come un gatto.
Per questo appare gente che tenta di fuggire, per strada, con due pali di legno sulle spalle.