Archive for novembre, 2006
Volare sempre alto
Quei giorni in Bielorussia
Erano giorni di fine novembre, un novembre diverso da tutti gli altri e proprio per questo doveva essere concluso in maniera degna. Eravamo io, Paolo e Borja, inutile dilungarsi in descrizioni o commenti, chi conosce me può conoscere anche loro e per chi non mi conosce resta l’arma in più dell’immaginazione.
Dieci minuti di “conversation” con la polizia per questa foto…
Chiesa ortodossa, Grodno
LukaÅ¡enko sto arrivando…
Cielo di Lituania
Il cielo in Lituania è sicuramente paragonabile a quello che cantava Fiorella Mannoia. L’assenza di barriere naturali, la presenza dello stesso mare del nord e dei suoi poker di venti sono gli artisti attivi che contribuiscono a dipingere l’effimero mosaico che ci sovrasta in ogni minuto. E in ogni minuto diverso, sempre, instancabile, fino a quando uno non si stufa di guardarlo e ritorna qualche metro più in basso, sulla terra. Sempre la solita guerra, infinita, tra concreto ed astratto…
Il capolavoro si concretizza però solo alla sera, quando migliaia e migliaia di macchie nere si spostano tutti in massa dai tetti a chissà dove: sono la totalità dei corvi di Kaunas, che ogni giorno nello stesso minuto regalano lo stesso inquietante spettacolo, come fosse un attrattiva turistica.
Mi ritrovo sempre a ripensare a tutto questo nella notte, quando anche le nuvole baltiche sono offuscate da quella tinta unita che tutto annulla. Ma tanto, a ben pensarci, in questi ultimi giorni la vena artistica del cielo si è un po’ spenta. E’ un’overdose di grigio, una monocromaticità che non regge più il paragone…chi è stato in Lituania lo sa.
In gentile compagnia
Labai Aciu ir Viso Gero
Allergia cronica
La differenza tra l’uniforme e la divisa è che la prima unisce, la seconda divide.
Detto questo, mi vengono in mente due episodi da raccontare. Il primo è storia di ieri mattina:
Descrizione del set d’azione: Kaunas, Lithuania. Strada antistante l’università , piena mattina di un giorno di settimana –> gran folla di studenti.
Protagonisti: la Policija, Zand.
Trama: Come tutti i giorni settimanali, tutti i minuti, la folla di studenti crea un viavai continuo davanti alla principale università di Kaunas, e approfitta di un semaforo rosso in lontananza che ferma tutto il traffico per attraversare la strada, deserta. Da ricordare che Zand fa parte della folla. E’ a quel punto che sbucano un paio di armadi vestiti “alla paramilitare”, che con simpatia si impadroniscono della folla e la “accompagnano” gentilmente su un autobus firmato Policija, anch’esso sul verde-grigio andante.
Sbigottimento della folla, non tutta a dire la verità , per qualcuno forse non è la prima volta. Curiosità mia, soprattutto quando vedo che sull’autobus ci sono altri studenti che parlano coi poliziotti, si incazzano, mostrano documenti vari e alla fine…pagano.
Da notare, solo ed esclusivamente studenti.
Arriva il mio turno, ma “ne kalbu lietuviskije” e devo aspettare un poliziotto che sappia l’inglese. E’ come cercare un cervello a Buona Domenica, ma il prode stupisce tutti e arriva a oscurarmi con i suoi due metri e più. Qui inizia il dialogo tra Z (Zand) e, come lo chiama Borja, A (Animal). I puntini vanno sostituiti da lunghi attimi di silenzio con faccia da ebete.
A: Why – you – crossed- the -road?
I barbari del sud
Li aspettavo da tempo, da mesi e mesi a dire la verita’, perche’ il mio Erasmus qua e’ iniziato proprio con loro, nell’umidita’ di una casa di Savona con il mappamondo in mano a decidere dove scappare. Mesi e mesi di discorsi, speranze, viaggioni mentali e risate sulla mia fuga in Lituania se ne sono andati in un secondo, e tutto quello che si puo’ fare adesso e’ ripensarci e ridere ancora una volta. Perche’ poi alla fine e’ veramente tutto come avevamo immaginato insieme, quasi come se a forza di parlarne sia riuscito a trasformare in realta’ i frutti di troppe notti universitarie passate nei posti sbagliati, e cioe’ non in un letto.
Mi fa piacere averli qui con me per sei giorni, perche’ condividere tutto questo con loro che hanno condiviso con me l’ultimo mio anno di vita (e LoBo ben di piu’) e’ fondamentale, in queste giornate che diventano buie sempre piu’ presto.
Non saranno solo sei giorni di birra e di cazzate sparate al vento con una facilita’ impressionante, saranno anche sei giorni da dedicare a quello che e’ stato e magari un giorno sara’ di nuovo. Dopotutto, se sono qua e’ anche grazie a loro.