Archive for settembre, 2014

Videograms for a revolution


29 Set

Si nasconde nelle pieghe di youtube, se n’è andato un paio di mesi fa, tra l’indifferenza generale.
Harun Farocki, filmaker tedesco che ha sempre camminato più in là dell’immagine.
Capovolgendo il rapporto tra azione/narrazione: nel 1969, per spiegare gli effetti del napalm sulla pelle, si bruciò una sigaretta sul braccio.

Un occhio attento sulle immagini degli altri, un occhio critico sul ruolo di televisione e cinema nella costruzione della realtà.
Il suo materiale preferito sono le immagini d’archivio, quel rumore che negli ultimi decenni si è appropriato del nostro fondo di percezione.
Un giorno da consumatori per definire un’intera epoca.

Farocki ha riassunto tutto questo nel suo Videograms of a Revolution. La caduta di Ceausescu provocata dalla diretta televisiva, una retorica che si ritorce contro, la massa lobotomizzata che ha bisogno di sentirsi sullo schermo, per decidersi ad agire.

“Visto che esistono già troppe immagini, non ho sentito il bisogno di realizzarne di nuove”.

Equinozio d’autunno


24 Set

Ieri sono stato investito da un’auto.
In bicicletta.
Di fronte al Lidl.
Avevo ragione io?
Aveva ragione lui?
La questione non cambiava la faccenda.

Il tipo voleva lasciarmi la mail ma non l’ho presa: non avremmo potuto comunicare.
Lui non parlava inglese, io non so il tedesco.
Sono rimasto con la bici un po’ acciaccata e la ruota davanti storta.

Mi sono spostato dall’altra parte della strada, nel parcheggio di fronte al Lidl.
In mezzo ai bidoni per la raccolta differenziata del vetro ci sono delle intercapedini, e ho iniziato a fare leva sulla ruota.

Un’operazione geometrica: un colpo di qua e uno di là, da ripetersi con forza sempre più misurata, per venti minuti.
Nel frattempo una ragazza che probabilmente aspettava qualcuno guardava, due turchi si sono fermati, la gente mostrava compassione o indifferenza e io preferivo quelli che mostravano indifferenza.

Grazie a questa cosa però oggi ho conosciuto il greco che lavora nel negozio di bici.
44 anni, ex bibliotecario, da un anno e mezzo vive in questa cittadina bavarese riparando bici.
Bella la Grecia, dice ridendo, peccato che ci abitino i greci.
Non capisce perché nell’Europa del Sud la gente sia così corrotta.
Perché gli stessi discorsi portino agli stessi governanti di sempre, e perché ai problemi venga semplicemente aggiornato il nome.

Una bella chiacchierata di mezz’ora, il tempo di cambiare il cerchione della ruota anteriore.
Poi ci siamo salutati, ben contenti di tornarcene ognuno per i fatti suoi.

Tra le 6 e le 7 del pomeriggio il cielo è diventato arancione e ha annullato i diversi colori delle foglie.
L’estate resiste alle incursioni dell’autunno.

Galateo del nostro domani odierno


19 Set

Ma lo smartfono
a tavola
va a sinistra vicino al coltello
o sopra, dalle posate della frutta?

Suoni e immagini di Baviera. Sehnsucht


13 Set

L’università è deserta come sempre, in questi giorni.
Cartelli e avvisi un po’ dappertutto, le porte sono chiuse a chiave e l’unica informazione comprensibile viene dai numeri.
Musica d’organo si espande per i corridoi, si fonde con la voce di una signora dal tailleur blu che sta parlando al telefono.
La musica viene dall’alto, e non si tratta di una cattedrale nel cielo, ma da un soffitto di cemento armato.
Inseguo quest’organo come se fosse a spasso per i secoli. Abbraccio l’idea di ritrovarci entrambi qui, per caso, oggi e adesso.
Laggiù in fondo all’aula magna sta seduto un ragazzo dalla maglia rossa, e suona.
L’organo è come la batteria. Si suona con quattro arti e un busto, è il corpo a muoversi con lui.

Corso di tedesco via internet.
E’ una routine di colazione, insieme alla torta di mele e al caffè, alle notizie del mondo e al profumo di notte che si asciuga.
Colazione si dice Frühstück, torta di mele si dice Apfelkuchen.
Probabilmente c’è anche un termine per definire il profumo di notte che si asciuga.
Il tedesco, lingua filosofale, è in grado di coniare un termine per descrivere ogni suggestione.
Tra i miei preferiti c’è sicuramente “Sehnsucht”, che in italiano non ha traduzione possibile, ma significa qualcosa come “desiderio di desiderare”.

Il corso di tedesco via internet rivela informazioni interessanti.
Quando devono definire una mezz’ora, per esempio, i tedeschi si riferiscono all’ora successiva, e non a quella precedente.
Le otto e mezza sono le “mezze nove”, le due e mezza sono le “mezze tre”.
Completa la frase scrivendo il numero correttamente: “Mia figlia ha … anni e vive a Bonn con la fidanzata”.

La casa è comoda e grande.
E’ al terzo piano, l’ultimo, di un complesso residenziale per studenti, e ha un soppalco per mansarda.
Niente a che vedere con le tane di fortuna rimediate qua e là nel corso di questi anni.
Penso che ci sia una relazione diretta con il fatto che io adesso sia un dottorando, e non più un semplice studente.
Sì, dev’essere così, mi dico.
Dev’essere così che va il mondo.

Chi non è mai partito non può tornare


09 Set

…si può essere stranieri a Londra, se si è slovacchi o italiani, e l’Europa è un’unica casa?

Nella matematica di questo documentario, il risultato è chiaro.
L’Europa non è – ancora – un’unica casa.

Tre anni di gestazione, quattro diverse città, in Europa.
I profili degli intervistati selezionati accuratamente per non lasciare indietro nessuna possibilità: chi è partito e non vuole tornare, chi è partito e vorrebbe tornare, chi è tornato e sta bene, chi è tornato e non sa se ripartire.

E sommerse tra cifre, numeri e statistiche, molte storie vere, di quelle che succedono dentro.
La confessione di Isabel, che dalla Polonia se n’è andata a Londra e con profitto, ma che oggi non può tornare perché suo marito, australiano, dovrebbe reinventarsi una vita in polacco. Isabel, che scrive un diario affinché i suoi figli un giorno possano capire, tormentata dal dubbio che per i suoi figli, quel giorno, la lingua di sua madre sarà una lingua straniera.

I polacchi a Londra (moltissimi, una nazione a parte), gli italiani a Londra (la sesta città d’Italia, dopo Genova), i tedeschi ovunque, gli scienziati delle stelle a cui il concetto di “confine” sta troppo stretto. E una musica che è soprattutto un canto, e una mano che chiede consiglio ai muri, “continuare a spostare le persone, o spostare le prospettive?”

I muri, come al solito, non hanno risposta.

[Il documentario è stato realizzato nell’ambito del progetto ReTurn – Central Europe].

Su una pietra


02 Set

lasciami scrivere il tuo nome con la pietra
su una pietra
come in un’invocazione che una volta espressa
si realizza
come un pensiero che appena nato
si cancella
come una macchia di polvere
rimossa dal minerale e dal muschio.

come un semplice nome scritto su una pietra.
niente di così importante da essere detto
niente di così vero da non essere scritto.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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