Archive for gennaio, 2015

Le Maroc c’est un pays très développé, il y a le lait dans le paquet


30 Gen

La chiamata di P. arriva di notte lungo rotte satellitari inedite
l’Atlantico si fa piccolo, sotto la voce calda dell’amico
“quando la situazione va bene, a noi comunque non va bene”.
La chiamata si interrompe al minuto trentasei.

Il gioco prosegue in una dimensione ideale
le cuffie Sennheiser incastrano l’essenziale in una superficie di blues
le giornate condensano su una terrazza in faccia all’oceano
giornate a cavallo tra prospettive di malaria e avanguardie hi-tech.

Le ultime notti del Senegal sono locali per bianchi e targhe diplomatiche
ancora una volta il mondo ripropone i suoi schemi e i suoi cliché
la musica si appiattisce e diventa asettica come l’acqua della piscina.
Domani sarà di nuovo cuffie Sennheiser, di nuovo Ry Cooder con me.

Nur sieben mal schlafen


25 Gen

Una stazione di servizio unta e scura, persa nella periferia metropolitana di Kaolack.
La processione dei taxi, umanità di varie forme e colore. L’Africa si muove su peugeot di primi anni 80.
I suoni, i rumori, annegano nel traffico.
Sulla destra, a sessanta centimetri dal mio braccio, un carro a cavalli supera sulla destra tutti gli altri.

Una stazione di servizio unta e scura, un luogo tra mille, nella tangenziale di Kaolack
Nomi senza un riferimento precedente, storie che scorrono su parallele altre.
Un ragazzo armeggia con il suo scooter, laggiù in fondo, vicino al buio.
L’improvvisa sensazione di essere lui.

L’improvvisa sensazione di essere lui.
Come se per davvero, in un altro momento di questo preciso luogo,
io stia veramente sperimentando la sua precisa esperienza.
Immerso nella profondità ignota di ogni suo pensiero.
Circondato da un futuro, un presente e un passato diverso.

Una stazione di servizio unta e scura, che scorre lentamente nel finestrino di Kaolack.
Dostoevskij e l’ipod spento accartocciati sulle ginocchia.
E tutto l’immaginario di tristi periferie
tra cinema dell’orrore
e bassa pornografia
che genera e produce certi pezzi di noi.

a-Freak


20 Gen

Sah’ra significa “vuoto”.
“Superstizione” deriva da Super Est, “sopravvive”.
Nel deserto la casa nasce dall’unione notturna tra la tenda e il chiodo che l’assicura al terreno. Per questo, nelle culture tuareg, la tenda rappresenta la donna, mentre il chiodo simboleggia l’uomo.
I berberi, nella loro lingua, si chiamano Imazighen. “Uomini liberi”.
Eket, il primo mago della storia, era “colui che crea le immagini”, in quanto capace di trasformare la parola in oggetti materiali.

e come “incantesimo” contiene la parola “canto”

attraverso la musica

ogni vibrazione diviene lingua.

 

 

14°41′N 17°27′W


13 Gen

La linea si confonde in una massa d’aria densa.
Il vapore, la sabbia, le cinque del pomeriggio, l’Atlantico.
Piedi nudi e audio insonorizzato. Dakar si riversa tutta qui, a quest’ora.
Corpi giovani e belli emergono dalla sabbia e si tengono lontani dall’acqua.
I senegalesi nutrono un certo timore nei confronti dell’oceano, “la casa degli djinn negativi”.

La massa d’aria densa diventa liquida sulla fronte.
Piedi nudi nell’oceano, il Capitano nelle orecchie.
Affogare ogni pensiero nella rarefazione dell’ossigeno.
Dakar è un porto, il porto più grande dell’Africa occidentale.
La terra e sudore sono il punto d’arrivo.

Il mondo imperversa, fuori dalle bolle d’audio.
Uomini e capre sullo sfondo, donne in silhouette sinuose, ovunque campi da calcio improvvisati.
I senegalesi hanno paura dell’acqua. Puoi immaginarti cosa significa, per loro, salire su quelle carrette per attraversare il Mediterraneo?
C’è bisogno di un referente per dare un senso a tutto questo
e il mio correre ovattato, è un modo come un altro per parlarti.

Le bolle d’audio avvolgono pensieri, ginocchia e polmoni
completano il colore solido di questa spiaggia nel tramonto di gennaio.
Cerco la loro origine, dall’altra parte del mare.
Terra e sudore come un punto di partenza.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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