Controcorrente

06 Giu

Ma se c’è una destra che celebra il fascismo
che inneggia alla Decima Mas come altri inneggiano al mito di altre rivoluzioni sbagliate,
vissute sempre sulla pelle degli altri,
mai incarnarte

se c’è una destra di eroi da francobollo dal lato opposto della storia
una destra antiabortista che però taglia i posti negli asili nido nei paesi
se c’è una razza di italiani tutta nuova,
che non ha conosciuto le montagne
che non ha fatto i Partigiani

se c’è una destra tutta di slogan e vuoto,
come di slogan e vuoti è stata la sinistra
e una fiamma tricolore che è in parlamento dal 1947,
è perché evidentemente quella fiamma non si è mai spenta

e piace agli italiani
creduloni affabulati, sempre alla mercé di eroi romantici
puttanieri e benpensanti,
sempre lì a baciar la mano di dio, del padrone, di tutti i santi

se c’è una destra sovranista che non conosce più la terra di cui è sovrana
una destra antifascista, che va a prendere gli altri a mazzate
perché non arrendersi all’evidenza, e lasciar che scorrano i fatti?

Avremo discorsi capovolti, come capovolta è sempre la realtà.
Italiani delatori del vicino di casa, come forse è successo già.
La memoria cancellata dalla storia, offuscata da tutti gli -ismi e dalle simbologie

e un’Italia che cola a picco trascinata via dalla corrente
mentre fuori piove e tutto frana
e chiamano i soccorsi ma nessuno risponde
impegnati nei dibattiti e nelle ideologie.

Alle sorgenti del Tanaro

03 Giu
Non è facile trovare, nella cosiddetta “saggistica locale”, una pubblicazione articolata completa scorrevole che si muova su discipline diverse pur mantenendo ferma e coerente la prospettiva di sguardo.
“Alle sorgenti del Tanaro”, di Roberto Moriani, pubblicato dal sempre ottimo Fusta Editore, invece è un capolavoro. Il libro esplora lo spazio reale e immaginario di quella terra fuori da ogni mappa che sta ai margini tra la zona Brigasca, la val Tanaro e la Liguria Alpina, affondando le sue radici nella toponomastica (“le Viozene” e non “Viozene”) e scrutando nei dettagli e nell’insieme l’eredità di un sistema culturale meraviglioso e unico.
Tutto questo forse è reso più semplice dalla conformazione stessa di quei luoghi, luoghi di frontiera e di transizione, di passaggio e di incontro, luoghi rimasti sempre ai margini dei vari sistemi di potere, con le loro brame totalizzanti. Ma l’autore, portando alla luce la lunghissima catena di eventi che dalla preistoria definisce il panorama odierno, ricostruisce, intatta, una dimensione evocativa e magica che rimane evocativa e magica anche quando è puramente materialistica.

Scopriamo così quel che già si intuiva, e cioè che nelle lunghissime traiettorie di passaggio sulle Alpi Liguri si nascondono dinamiche ben più ampie rispetto alla semplice scala locale. Sistemi di vita e di pensiero all’interno dei quali la modernità è solo un trascurabile intoppo. Basti pensare al termine “Fea”, pecora, dal gotico “Faihu”, che significa ricchezza mobile, denaro, mezzo di pagamento. Oppure ai miti fondativi dei paesi nella Tanaria brigasca, che spesso riconducono a capostipiti femminili, donne invincibili sopravvissute all’inverno.

Tutto questo ovviamente è sparito per sempre, o forse rimane nascoso tra le arme, le fuùzë, le caranche, le bandìe. Il lavoro di Moriani, che è etnografico, storico, cartografico, letterario e anche illustrativo, ha l’enorme merito di tramandarlo nel tempo. Come un ulteriore passaggio sugli antichi ponti, come un rattoppo su un muro che forse cade o forse non cade, come il tassello di un’enciclopedia.

Agosto del 023

01 Mar

 

Nell’agosto del 2023, il barometro segna temperature sopportabili in buona parte del pianeta. La guerra e la crisi economica non fermano il desiderio di svago della popolazione occidentale. Gli altri, si sa, si muovono sempre. Nel precedente mese di luglio sono triplicati gli sbarchi rispetto all’anno precedente. Il tecnico della Nazionale di Calcio Roberto Mancini è passato all’Arabia Saudita per ventisette milioni di euro l’anno. Il mercenario golpista ex amico di Putin è morto in un incidente aereo sui cieli di Mosca. Il Firstlady del Governo Italiano ha detto che se in amicizia si beve e ci si droga, poi è comprensibile che una ragazza venga stuprata.

A Viola è morta Silvia a un mese di distanza dalla sua amica Pasqualina. Due lutti in due mesi, se va avanti così Anselma mi dice che la prossima sarà lei. Lobo si è trasferito da Ceva nella sua residenza di Garessio. A Cuneo Piazza Boves è invasa dagli spacciatori di crack.

L’India è il quarto paese ad essere atterrato sulla superficie lunare. Visti da lontano, non si vedono nemmeno loro, come nessuno degli altri. In giro c’è un’atmosfera di attesa, ma anche di inganno. Non si attende nulla di nuovo, perché tutto sommato, il nuovo sa di sintetico e plastica.

Là in fondo, una bambina di cinque anni scende dal bus. Non piangere mamma, se no mi fai piangere il cuore, dice la bambina a sua madre. Quel che accade altrove non importa. Quel che accade altrove non importa mai.

Revenue

03 Feb

Ritorna dopo tanto tempo, questo spazio bianco da appoggiare sulla federa del cuscino, questo frammento di seta accartocciato e dimenticato sulle colline del mondo. Dove sei stata, amica mia, voglia di scrivere, desiderio di imparare? Il finestrino dell’autobus si allunga su paesaggi mai visti, vigneti di Occitania e di Camargue, la frontiera dei contrabbandieri tra Banyuls e la Jonquera. Dove sei stato amore mio, fratello di percorso?

Il frammento di seta vola leggero trasportato dal vento, pronto ad accettare il suo destino per non tornare mai più. Rimanere inghiottito nella lunga spirale di 1 e di 0, riassorbito dalla stessa natura che l’ha generato. Polvere del linguaggio eravate, polvere del linguaggio tornerete ad essere.

Intorno a questo vuoto, tutto scorreva come sempre. Gli amori si facevano e si disfacevano insieme agli odori e agli umori. Le pagine scorrevano stanche, sotto il bombardamento dei clic. Il mondo aveva sempre di meglio da fare per accorgersi di una futile assenza, perché quel che non è mai esistito non può venire a mancare, quel che non è mai esistito non può uscire da qui.

Solamente un lume, dall’altra parte del mare, teneva vivo il ricordo di un’intenzione. Un’intenzione disordinata e sommaria, apologia dell’Inutile e di quel che gli sta intorno, ma dietro quell’intenzione e quel lume sta nascosta la trama del tutto, si rivela la strada che ha portato fin qui.

Così viaggia tra tre continenti questa storia bizzarra, e da una vicenda biografica all’altra si alimenta e fermenta, e la materia si trasforma e passa di mano in mano trasformando le parole in cifre, le cifre in ricordo. Le forze più vive sono quelle che non possono essere misurate e che non servono a niente, le forze più vive sono quelle che diventano visibili dall’alto e muovono tutto. Ritorna dopo tanto tempo questo spazio bianco nel bianco. Cuscino di seta e rifugio del niente, custode di un’intenzione che ci ha portati fin qui.

A Karim, a Cecilia. Al bellissimo template vintage che non cambierà mai.

There was a time in which I used to be there

20 Apr

 

There was a time in which I used to be there

-il Mindino visto dal Far Away-

Brigata Anaís

08 Mar

Hanno cambiato le luci elettriche. Hanno una luce più gialla adesso, una luce più calda. Ho visto il furgoncino, era messo là dove di solito si parcheggiano i gatti, là  nella conca in cui scalda più il sole e da lì si controlla tutto. Così hanno cambiato le luci e nel frattempo torna quell’odore di primavera, terra bagnata e calda, odore di primule.

Oggi ho perso il cappello e cercato una capra. Ho cercato una capra con le ragazze e i ragazzi di una banda partigiana, gente sveglia con cui ci si intende al primo minuto. Ho cercato la capra sui luoghi della Resistenza. L’ho cercata mentre l’Italia cambia forma, mentre l’Italia tutto intorno non esiste.

Teresa dice che dovrei viaggiare, dice che dovrei tornare a viaggiare.
Ma viaggiando, dico io, ho perso il cappello nero e non ho trovato una capra.
Però viaggiando ho trovato le tracce di un branco di lupi, e ho visto un ubriaco gettarsi in un pozzo.
Ho conosciuto le Settimine, bambine nate al settimo mese. È rimasto loro un dono speciale addosso.

Una di loro, Emma, è rimasta lassù dietro la Cuštera degli Argentini.
Riceve per venti euro o una forma di pane, ma il pane dev’essere buono, una forma intera.
È capace di leggere quel che non va e di esaminare la morte. È in grado di dire dove sono rimasti nascosti i segreti di chi è rimasto incastrato nel mondo delle tenebre. È in grado di dire dove sono rimasti nascosti i soldi nel muro.

Nelle cascine lì accanto può capitare di trovare un madama che organizza una bisca.
Giocano di giorno, giocano tutto a carte, perché i soldi di notte non esistono.
Gliene sono piombati tanti addosso, tutti insieme dai sogni degli altri, ma loro di tutti quei soldi non hanno bisogno perché è gente che coltiva la campagna e prende da lì tutto quel che serve, e allora il resto dei soldi se lo giocano.

È tutto sospeso ed è tutto selvaggio ed è tutto aggrovigliato ed è tutto in rovina.
Ma allo stesso tempo è tutto incarnato ed è tutto sublime ed è tutto inutile ed è tutto facile.
Hanno cambiato le luci elettriche ma la sostanza non cambia.
Per un’ora o per sempre, tutto questo è esistito davvero.

Il signor Merlano

31 Gen

Il signor Merlano teneva accesa la linea del confine. Passava la cera tutte le notti, si occupava di sostituire, ogni volta, le lampadine. Non ci sono altri che lo possano fare, era solito dire il signor Merlano, ed alludeva allo spazzar di scopa così preciso sull’asfalto, alla linea sottile della polvere pettinata, all’odore di pulito che il suo passaggio lasciava su quella striscia di mondo. Dev’esser così avere una casa, pensava allora il signor Merlano, e quando iniziava a pensare a una casa ci metteva dentro una candela, una finestra accesa sul dentro, sensazione di caldo nella pianta dei piedi. Non si azzardava a metterci dentro una donna, il signor Merlano. Sapeva che le donne hanno i superpoteri e non c’è niente da fare contro i superpoteri, così le donne non servono e le donne non bastano e il signor Merlano diceva tutto questo e sapeva di mentire. Ma aveva bisogno di una bugia, aveva bisogno di quella bugia, per autoassolversi dalla colpa ingrata di non aver ascoltato tutte le sirene dell’apocalisse.
Spazzolava la linea del confine, il signor Merlano, e mentre spazzava la linea teneva insieme la notte, rimetteva in ordine il mondo, ripuliva lo spazio per un’altra contesa, un altro giorno sul pianeta, un altro giro sulla giostra.

viola. giorni della merla zeroventitre

Buonanno

31 Dic

Le parole sono chiodi a cui appendere idee
giocare sentiero rivolta femmina destino
luce attesa etica epica cammino
chiodi nel muro a sorreggere un’ipotesi
buchi nel legno, tracce di dio.

E il fine giustifica i mezzi ma rimane pur sempre un fine
la morte del percorso, l’antitesi del desiderio.
Rimane materia morta a ricordare l’agguato
rimane l’amaro in bocca, nello scoprirsi già lì.

La -n finale è l’esito di un’antica -t-

16 Dic

Nevica.
Nevica là fuori.
È notte ed è bianco ed è pieno di neve.
La strada che porta a casa,
la strada che porta alla mia casa,
non la riconosco più.

Ho viaggiato per il giorno e per la pioggia
ho viaggiato nelle terre del mare, dall’altra parte della montagna.
Ho inseguito le tracce di tutto quel che son stato
Ho inseguito le tracce di te.

C’è un pezzo di vita appeso intorno alla casa di un gigante
e una bidella in una scuola media, che mi offre il caffè.
C’è l’altra parte di me che cammina in un libro
e le verità più profonde che non scriverà mai.

Oggi ho insegnato ai ragazzini di una scuola media il succo del mio segreto
ho detto loro che per parlare davvero occorre prima perdere la voce,
rimanere muti di fronte al rumore degli altri.
Hanno riso sono rimasti sospesi sono diventati improvvisamente seri.
Hanno scritto su un foglio quel che si sente in un minuto
e poi sono stati loro a insegnarmi come si accende un fuoco:
con i detriti del tempo,
le macerie del Noi.

Nel frattempo ho un fratello in viaggio su un furgone,
da 14 ore,
sotto la neve.
Dorme nella piazzola di un autogrill con la febbre a 38, ma nemmeno questo interessa a nessuno.
La storia degli altri importa finché è parte del sé.

Nicola intanto risolve ogni dubbio e conferma che nella lingua violese c’è un fenomeno strano:
alle -i finali del piemontese, dopo una E aperta, corrisponde sempre una -n.
Ecco perché burài, “fungo”, diventa buràen.
Ecco perché quài, “quelli”, diventa quàen.

È la -T- che diventa -n- ed è una roba senza riscontri,
non accade così da nessun’altra parte.

Da nessuna parte, tranne nel dialetto mentonasco di Sainte Agnais.
Chissà  se c’è la neve.
Chissà se c’è una strada,
laggiù.

Mai dei vostri

04 Dic
beppe fenoglio, ‘La paga del sabato’

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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