Archive for dicembre, 2010

Sarayaku giorno 11


29 Dic

Una tarantola gigante nella tenda. Gambe e muscoli spezzati inseguendo indigeni troppo veloci in camminate di sedici ore. Pelle annerita dal Witog. Allucinazioni di pastasciutta e birra e vino e robe dolci e in sostanza di tutto ciò che non sia pesce. Pesce fresco a colazione pranzo e cena. Lunghe camminate notturne in una selva che è un mondo indipendente dal nostro. “Anche il fiume è una città“, dice Josè Luìs. Discussioni su sistemi alternativi al capitalismo consumista. Un aereo-soccorso di primo mattino, perchè un serpente ha morso qualcuno. Il vecchio saggio che sembra essere la persona più bella del mondo. Verde espresso in centomila tonalità diverse. Undici giorni che già sembrano undici mesi. Sarayaku come alternativa.

Sarayacu giorno 6


24 Dic

Se i nostri governanti fossero “selvaggi amazzonici”.
Se per trovare una Comunità non fosse necessario uscire dal Mondo dell’Ovest.
Se l’unico sapore concesso sia quello dell’acqua dell’aria dei pesci e non quello dei soldi.
Se tutti imparassero a pretendere.
Se camminare e non guidare.
Se il giorno e la notte il buio e la luce la fatica e antiche leggende.
Se tutti usassero internet per entrare nel mondo e non solo fuggirci.
Se i vecchi fossero i saggi e non un cumulo di ossa da parcheggiare in un luogo che non consumi troppa pensione.
Se pensare nel “futuro” non fosse programmare “domani” ma lo spazio e l’ambiente di cinque generazioni più in là.
Se la politica fosse come a Sarayacu, “un qualcosa che serve per costruire pace e pensare all’ambiente e nient’altro”.
Se si sta nella selva lontano da tutti per imparare qualcosa.
Se tutti alzassero di qualche centimetro la linea dei loro orizzonti, allora avrebbe ancora un senso il vostro noioso, fottuto Natale.

Purawa


21 Dic

Sarayacu giorno 2


20 Dic

Il fiume più secco del previsto, e un carico extralarge di benzina che la comunità impiegherà per cercare nell’interno-selva palme buone per costruirci tetti. Risultato: ritardo nei permessi per partire (e non essere arrestati per contrabbando di combustibile con Perù e Brasile), lunghi e frequenti incagliamenti (scendere e spingere, please), e il viaggio spezzato da una notte passata a riposare, in una capanna abbandonata. Venti ore di viaggio anzichè le cinque-sei previste.

Sarayacu però è una conferma. Le stesse facce di un anno prima, e una nuova generazione di neonati. La stessa, sorprendente organizzazione sociale di una comunità che sa perfettamente cosa vuole e come pretenderlo, e si oppone alla costruzione di strade ma vuole radio e internet veloce.

Quindici giga di immagini nei primi due giorni. Tutto è fotografia, cartolina, umanità in movimento. Sui tavoli di legno di una capanna equatoriale, un indigeno di quarant’anni chatta su msn e un paio di ragazzi ascoltano bob marley. Emancipate yourself from mental slavery.

Amazzonia interattiva


18 Dic

Di Sarayacu si era già parlato.
Nel frattempo, niente è cambiato: la Comunità continua la sua “resistenza partecipata” difesa dallo spazio naturale della forestamazzonica, mentre il mondo di fuori impazzisce ma tenacemente si afferra al suo equilibrio precario.

La novità, piuttosto, è un processo di “digitalizzazione della memoria storica” che i Sarayacu hanno deciso di intraprendere, per partecipare sempre più attivamente, insieme all’universo dei popoli nativi americani di cui sono parte integrante, alla costruzione di un mondo e di un modo di vivere il mondo diverso da quello imposto dalla cultura dominante. Ed è una bella notizia.

Per i prossimi giorni, quindi, “noi” (dove per noi si intende un gruppo omogeneo disperso tra il parallelo tre, Torino e Kabul) seguiremo questo processo con videocamera e buona energia, e poi qualcosa succederà. O forse no.

niuior


15 Dic

La capitale globale s’infossa sottoterra, sottoterra si esprime si fotografa esiste. Niuior e l’america colorata di giallo di nero d’ispano d’italiano, niuior e gli americani con il turbante in testa le cuffie alle orecchie l’ibook tra le mani e il vapore negli occhi. Niuior simbolo di modernità e un po’ pezzo di storia, broadway bronx harlem e questi mattoni marroni impilati da un secolo e così immortali e così definitivi, niuior immortale e definitiva. La grande mela dell’individualismo imperante, del tutto è possibile eletto a religione, la città delle libertà e delle contraddizioni e dei grattacieli e degli artisti. Degli artisti, e sperimentatori, e provocatori, e imbonitori. Niuior e la notte che scende ventinove piani più in alto mentre un giornalista portoricano grida al telefono che ci sono i blog, adesso, che comandano i blog, e voi dovete pagare di più o sparire per sempre. Niuior di jim jarmush di martin scorzese di tutti quelli che ci entrano dentro. Niuior monumento all’umanità presa nel suo insieme, e incubo soffocante per il piccolo uomo intrappolato lì in mezzo.

Americhe/4


12 Dic

Adiòs

In principio fu la fuga. Verso l’ignoto, una strada piena di nulla e vuota di tutto, uno spazio immaginifico pieno di suoni e immagini e immagini e voci che raccontano.
Poi, l’esplosione della Storia. Quella dei piccoli uomini, dei pezzi di vita alimentati e bruciati sul fuoco di un ritmo continuo, la storia fatta di Storie intrecciate tra loro come tappeti orientali, la storia fatta di storie dai mille colori diversi riuniti in un unico grande disegno. Il caos.
Adesso, è l’inebriante sensazione di lasciarsi travolgere. Racconti e vicende, miti e leggende, personaggi e stagioni. Il mondo nella sua rotondevole pienezza, globo terracqueo ricco di spunti per immergersi nella fantasia più pura, quella della realtà.

Captare ed inseguire qualcuna di queste storie. Attraverso la memoria, il ricordo, la carta, l’immagine e l’immagine in movimento. L’immagine in movimento. Di questo si tratta. Di un movimento, che continua
Una videocamera, un paio di microfoni, una scaletta scarabocchiata su carta a quadretti, milleppiù giga di memoria, quattro mutande, un paio di jeans. Un qualcosa da raccontare.

Delle due l’una


10 Dic

…cioè non ho capito, questo Assange ha fatto sesso senza preservativo e per questo è stato condannato ed inseguito dall’interpol e incarcerato?? Ma allora è un martire del cattolicesimo! Che viene incarcerato per seguire alla lettera le istruzioni del papa!
(da uno spettacolo di David Riondino)

Quien me ha robado el mes de abril?


06 Dic

Camminavamo lungo una striscia d’asfalto nera, serpente tra le montagne del Nord. Polvere e deserto tra noi e il passato e ogni sorta di futuro. I chilometri tra noi e la capitale si contavano in termini di migliaia; non si contavano più. Una casa nascosta tra pietre e cactus fu una porta aperta su vino e calore. Una casa tra pietre e cactus, e un uomo con gli occhi di ghiaccio dietro la porta, “gli amici della notte sono anche amici miei”, disse.
Poi prese la chitarra ed iniziò a cantare. Era boliviano, ma in quel momento era soprattutto una voce, e non c’era nient’altro che la sua voce, entità piena e carica di una nostalgia misteriosa.
Cantò un’ora o forse una notte, ed erano storie di montagne e asfalto e polvere e deserto e notte e noi e tutto.

Storie che ancora oggi risuonano e continuano, che si ripetono silenziose nell’oscurità del quotidiano.
E noi si continua a camminare, inseguendo altre voci e altre notti e nuovi deserti.

Deserti affollati


04 Dic

Sulla finestra, angelica scrive “Ho nostalgia di qualcosa che non ho mai vissuto”. A Simone Marino, Francesca Ferrero e altri due piace questo elemento.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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