Universalità

27 Feb

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Diremo quindi due parole sopra questa università colombiana. Proprio sopra questa: la regola anti-generalizzatrice vale ora più che mai, in un Paese dove il sistema accademico è molto più “liberale” che in Italia, e le autonomie degli atenei producono un quantitativo sorprendente di universitarucole sparse per il feudo di Barranquilla.

La Universidad del Norte è effettivamente la più prestigiosa, se è vero come è vero che la tassa di accesso si basa intorno ai 2000 dollari per semestre, con il conseguente risultato di produrre un ambiente assolutamente irreale, una cittadella perfetta che vive di vita autonoma proprio lì, ai margini della città. In questo megacampus da cui proprio adesso scrivo stravaccato su un tavolino mentre un malefico marchingegno innaffiatore spara acqua sul mio computer, l’avventore può incontrare sul suo cammino: una palestra, un’agenzia di viaggi, un paio di negozi a tariffa-autogrill, innumerevoli ristoranti, un campo da tennis, uno da calcio, uno da basket, verdi giardini tropicali, numerosi gatti, confortevoli divani su cui guardare film a testa in su, infinite moderne tecnologie. Non si possono trovare, va detto, birra e sigarette, e la cosa produce un immediato sviluppo del piccolo commercio al dettaglio, pratica molto apprezzata dai colombiani, dove gli studenti si improvvisano rivenditori di caramelle/sigarette/ognicosa con simpatici teatrini come il seguente:

Leo: “Scusa, hai una sigaretta?”
Tipo: “Certo, tieni”.
Leo: “Grazie, fratello”. Pacca sulla spalla.
Tipo (guardandolo fisso): ……
Leo: (guardandolo fisso): —-
Tipo: “…son 300 pesos”
Leo: “…comunque, se racconto in Italia che in Colombia spacciano sigarette e caramelle non mi credono”.

Tralasceremo l’analisi sul punto di vista strettamente accademico (dopotutto non riesco a immaginarti interessato ad un intercambio a Barranquilla), basterà ricordare come, ancora una volta, lo studente medio italiano rimarrà spaesato nel ritrovarsi di fronte a una classe di professori mediamente sotto i 60 anni, docenti che nella vita fanno i docenti (pensa un pò) e non 4 o 5 altri lavori per loro più importanti.

Quello che effettivamente sorprende, alla fine, è l’età media dei compagni di corso: non so, pare che qua a 15 o 16 anni si possa andare all’università. 15 o 16 anni. Perbacco. Ma, soprattutto, l’orario delle lezioni: nella più totale sorpresa iniziale, apprendo che dovrei avere un paio di lezioni alle 6.30 del mattino. E’ bastato comunque aggrapparsi all’italica arte di risolvere con ogni mezzo le situazioni apparentemente sfavorevoli, in aggiunta ad un pietoso discorso sulle differenze culturali che effettivamente proibiscono ad un europeo di svegliarsi così presto per andare a lezione, per ottenere un radicale cambio di orario.

Adesso le lezioni del Baltic Man iniziano alle 12.30.

p.s.: le due foto lassù in alto rappresentano, rispettivamente, uno scorcio del campus e un professore palesemente uguale a Saddham Hussein.

6 Responses

  1. Il Babbo ha detto:

    E in Cina ed India sarà ancora più dura la vita per chi vuole studiare…perchè loro hanno capito che studio è formazione della persona… non parcheggio del cervello. Non stupitevi se quando verrà il momento sarete sottoposti ad un superiore extraeuropeo.
    Le mollezze dell’impero romano furono spazzate via con la forza integra di sane popolazioni, il degrado culturale degli esponenti della civiltà occidentale avrà come conseguenza che quanto rimane della stessa (tecnologia, un pò di diritto, un pò di etica) sarà assorbito e fatto fruttare da chi ne ha apprezzato il valore.
    Se e quando il cervello parcheggiato nel fumo della sigaretta o peggio nell’illusoria illusione di una presunta superiorità si sveglierà, per il superbo tapino sarà troppo tardi…
    Buon riposo Baltic Man

  2. Cournot ha detto:

    Tutto il mio io inorridisce all’idea di iniziare le lezioni alle ore 6:30…
    Immaginando che il Baltic Man a quell’ora avrà fatto si e no 3 ore di sonno posso essere quasi certo che non ci si è mai presentato…

  3. Baltic Man ha detto:

    Molto meglio giungere alle lezioni in condizioni tali da gustarne l’essenza no? Alle 6.30 non si può, davvero.

  4. Henry ha detto:

    Non riesco a togliermi dalla testa l’immagine di:
    “un megacampus da cui proprio adesso scrivo stravaccato su un tavolino mentre un malefico marchingegno innaffiatore spara acqua sul mio computer”

    Notevole anche l’abilità con cui il buon Baltic Man riesce a farsi spostare le lezioni 6 ore in avanti, appellandosi a “differenze culturali”.

    Inimitabile.

    (Dimmi che almeno una volta, un giorno solo, sei riuscito ad andare a lezione alle 6.30. Un evento unico che mai più si ripeterà, non puoi aver perso l’occasione!)

  5. tiorojo ha detto:

    Haha troppo divertente vedere accadere a qualcuno tutto il contrario di quanto è accaduto a me quando sono arrivato in Italia. E propio a Barranquilla dovevi andare a finire… 🙂

  6. Baltic Man ha detto:

    Eh eh….divertente e interessante è quello che hai scritto tu a proposito del Librofaccia politicizzato….
    Encantado de conocerte!

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Diary of a Baltic Man

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