Paranoie lente e scoscese

25 Mar

“In Colombia più che in altri Paesi sudamericani, l’autobus è un mezzo sicuro, comodo e veloce per viaggiare”, sentenzia la guida.

Forte di questa certezza, mi dirigo verso il bus che da San Augustin dovrà portarmi a Popayan, scegliendo come al solito la notte per gli spostamenti terreni. Quando mi viene detto che per coprire i 140 km tra i due paeselli saranno necessarie 6 ore, sogghigno e mentalmente mi burlo di chi probabilmente si sta burlando di me.

Tragico errore di valutazione.

Come d’abitudine, anche questa volta gli autisti hanno caricato sul mezzo quelle 5 o 6 persone in più rispetto ai sedili, ma l’esperienza insegna e la lotta per la sopravvivenza è un istinto innato nell’uomo, cosicchè con largo anticipo conquisto il mio spazio. Mossa fortunata, perchè i viandanti riempiono il mezzo di ogni bene immaginabile, e tra sacchi di patate bambini e cesti di canna da zucchero buttati lì sul pavimento si parte.

Non passano 2 km che il mio vicino di sedia attacca:
“Mi ciamo Rigoberta Menchù”.
“¿¿Como??”
“No, dico, il libro che stai leggendo”.
“Ah, si legge MI CHIAMO….me llamo. E’ in italiano”.

Cercando di non pensare alla serie infinita di curve che questo passo delle Ande propone, continuo nella lettura, combattendo il pungente Vallenato con ottimo free-jazz argentino.

“Sei italiano?”
Italianocosteño.”
“Ah. Come si dice in italiano FIESTA?”
“Festa”
“Ah! E amigo?”
“Amico”.
“Ehi! Si assomigliano un casino queste lingue!”
“Perbacco, hai ragione!”

Segnali preoccupanti prendono vita da questo inizio viaggio, il preludio ispira leggera sfiducia. Che diventa totale quando di colpo l’asfalto finisce, e l’autobus inizia la sua lunga scalata alle polveri e alle pietre di quella montagna.

“E come si dice in italiano il mio nome?”
“Come ti chiami?”
“Heredio”
“Rompicoglioni”.

La claustrofobica situazione non offre via di fuga. Cerco di sintonizzare le mie pulsazioni con quelle della bambina che dorme sulle mie gambe, figura fatata. L’autobus testardo sale, arranca, si ferma, sgomma, salta, ma sale, si.
Devi sapere che i mezzi pubblici hanno i contakilometri a schermo intero, per consentire al popolo di sollevarsi in rivolta se si superano i limiti fissati. E’ proprio quel contakilometri a portarmi al confine con la pazzia, 18 – 23 – 12 – 20 km/h costanti, con punte notevoli dei 7 e dei 26. Lenta lentissima ascesa.
Devi anche sapere, cosa curiosa, che nei terminal colombiani si è soliti arredare le pareti con un simpatico pannello gigante, per illustrarti in termini numerici quanti incidenti, feriti e morti si sono avuti nei mesi scorsi sulla tal linea con la tal compagnia.
L’immagine del tabellone del malaugurio è apparsa in tutta la sua nitidezza quando dall’alto hanno cominciato a scendere moto, poi jeep, poi un uomo a piedi in solitaria (immagino un prete, o un estremo untore) e finalmente altri autobus. Davanti a me l’anteprima del giornale del mattino, quel quotidiano di cui non ricordo il nome che farcisce l’inconsistente notizia con punti esclamativi: “¡¡Scontro fra autobus!! ¡Tra le vittime anche un italianocosteño, alcuni sacchi di patate e un cesto di canna da zucchero!”

Poi l’attenzione del cervello si è spostata su altri temi, principalmente sui primi dolori di collo e i molteplici indolenzimenti degli arti tutti, occupati dall’angelica bambina che – unica sull’autobus – proseguiva nel suo sonno. A un certo punto ho inevitabilmente iniziato a chiedermi quanto siano alte queste cordigliere delle Ande, quando i fanali dell’autobus illuminano una roccia spaventosa, decorata con vernice multicolore, riportando il seguente messaggio divino: “Angel Valler sindaco 2008-2011″. Segnale incoraggiante da non sottovalutare, pare che su quell’infinita montagna ci siano forme di vita, a meno che Angel Valler non sia l’autista dell’autobus.

L’ultima sorpresa della notte prima di un coma irreversibile sono stati due soldatini grigioverdi, lassù sulla punta, sbucati dal nulla, palesemente infreddoliti. L’irreversibile ottimismo che ha colpito la mia coscienza in questo malaugurato giorno ha quindi iniziato a chiedersi: “Saranno FARC? O i Paramilitari? O Angel Valler di professione autista è impazzito confuso e stiamo invadendo un’altra volta l’Ecuador?” Niente di tutto ciò. Perquisizioni e foglio da compilare. Non porto armi e tantomeno droga. E anche se ne avessi avuta, in qualche angolo di zaino, l’avrei già consumata tutta sicuramente.

captura.jpg

p.s. la foto è del compañero de viaje Juano. Ciò che ha visto lui l’ho visto io, ma lui l’ha fotografato meglio.

17 Responses

  1. Cournot ha detto:

    Caro Baltic Man l’aria di montagna di fa un gran bene! Gli ultimi tre post erano tra i tuoi migliori e tre di fila!
    Se tu hai rinunciato a viaggiare da solo in soli quindici minuti vuol dire che è davvero impossibile!
    Sircanard è un fotografo nato e quest’ultima foto è fin troppo espressiva!
    Ho guardato su google hearth dove sei e ti manca davvero poco all’Ecuador!

    P.S
    Qualche giorno fa il blog non mi si apriva e temevo che alla fine Chavez fosse intervenuto.

    P.P.S
    ¿¿¿Ma dove cazzo lo trovi un computer da cui scrivere???

  2. hasta la vista ha detto:

    una volta (piu o meno 5 anni fa) io lamentavo che dovevo viaggiare 5 ore da rokiskis a kaunas (sono circa 170 km) in lituania con un vecchissimo autobus ‘made in USSR’. ma vedo che puo succeddere anche peggio 🙂 c’est la vie.
    e le foto di tuo amico e marevigliose..
    aspetto di altri tuei avventure e scritture

  3. Baltic Man ha detto:

    Grazie Cournot!
    Effettivamente la tentazione Ecuador era fortissima, ma i meri vincoli umani di università e soldi mi negano la trasversata hasta quito……
    Anche altra gente mi ha segnalato problemi al blog. Che ci posso fare?! Hai ragione, è già tanto trovare un computer…e ricordarsi di avere un blog!

    Asta ormai il tuo italiano è perfetto! Però rosiskis-kaunas in 5 ore è decisamente peggio: è una pianura unica, dai!

  4. Donquishote ha detto:

    Concordo con Cournot, forse qualche volta sei un po prolisso…
    Forse ancora un viaggio in bus e ti verrà l’ispirazione per affrontare l’argomento spiritualità colombiana…

  5. Cournot ha detto:

    Per carità non sconfinare (neanche illegalmente) che alzi su un altro polverone internazionale! Poi qui ci sono le lezioni e nessuno ha poi voglia di venirti a recuperare.
    Tanto per farmi i cazzi degli altri: Hasta la vista non so chi sei ma il tuo italiano scritto farebbe invidia alla metà degli abitanti di questa nostra povera penisola.
    Buona continuazione Baltic Man, e se non ci scrivessi per qualche giorno, capiremmo che questioni tecniche te l’hanno impedito (oltre i venti però inizieremmo a preoccuparci).

  6. Doppiafila ha detto:

    Grande Baltic, questo post vale il blog (e sei pure sopravvissuto: che vuoi di piú???)
    Saluti, doppiafila
    PS: haio gia fatto “la linea”?

  7. baltic man ha detto:

    hmmm…la linea…che intendi?¿ Il transmillennium?!

  8. hasta la vista ha detto:

    grazie grazie, ma penso che adesso parlo bene solo lituano 🙂 sono contenta che posso ormai leggere il tuo fantastico blog.
    ma questo viaggio era con musica e poche personne, allora.. 🙂
    quando sono tornata in lituania, paragono sempre tutto con italia, e ho scoperto che lituani sono veramente piu lenti, ho in mente non solo gli autisti, ma anche commesse in maxima a chi non importa le file lunghe prima delle feste 🙂

  9. Baltic Man ha detto:

    E’ solo una delle cose che mi piacciono e mi fanno sentir bene in Lituania…..!
    Calmi e pochi.

    …e adesso che puoi leggere il mio blog non scrivi piú il tuo?¿?

  10. ella ha detto:

    poi dimmi come spiegherai cos’è il transmillennium a chi ti chiede se hai già fatto “la linea”= (secondo le mie conoscenze…) se hai già passato il tratto che conduce da armenia a ibague a bogotà…. questa è la linea cioè un passo molto alto e un tragitto molto bello (che farò tra qualche giorno 😉 )

    besoooos

    please le spiegazioni sul transmillennium e su cose simili falle SOLO di persona :))))))

    a proposito.. contatta l’ambasciata, ti mando il link

  11. Cournot ha detto:

    …transmillennium…un bus un po’ più lungo?

  12. Baltic Man ha detto:

    Giuro che non avevo la benchè minima idea di cosa fosse “la linea”. E perchè si chiama cosi??
    Il transmillennium dev’essere una specie di supertram di cui i bogotani vanno alquanto fieri.

  13. hasta la vista ha detto:

    scrivero scrivero, ti giuro 🙂

  14. ella ha detto:

    mmmmm hiedi a quelli della uninorte.. che è il transmillennium….. 😉

  15. Karim Gorjux ha detto:

    Ma alla fine il vantaggio rispetto alla Lituania è solo il caldo?

  16. Baltic Man ha detto:

    Boh dipende dalla cabeza di cadauno no??!

    Le differenze con il Belpaese sono sicuramente molte di più che il caldo…bisogna trovare la chiave, ecco il punto. Ah!

Leave a Reply

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


Ricerca personalizzata