Archive for novembre, 2006

Memorie diverse


05 Nov
Il Golden Boy, Å iauliai
Tornato alla base, ancora una volta. Una valanga di pensieri, migliaia di parole che potrei far fluire su questa tastiera ma mi sembrano tutte banali. Mi chiedo se ha senso descrivere un posto che tanti altri potranno vedere, ma farlo in un modo diverso perchè a me è successo così. Probabilmente no, non ha senso, eppure ho bisogno di fissare almeno qualche frammento di questo mondo in cui giorno dopo giorno e notte dopo notte mi imbatto, per avere la certezza un giorno di averlo veramente vissuto. E non sono poi così sicuro che sia una cosa positiva…
Vorrei parlare di tante cose. Ognuna però sarebbe concatenata alle altre, generando una catena infinita di combinazioni e faccie, sensazioni e parole che sommergerebbe il tutto.
E allora solo un accenno alla città, a Å iauliai, centoequalchemila abitanti racchiusi in questa ripetizione di palazzoni tutti uguali e villette (e grazie a chi mi ha dato in sorte la villetta), vicina a una delle ultime basi NATO attive presenti da queste parti. Vicina anche a qualcos’altro di più importante, suggestivo e caratteristico: la Cross Hill, una collina sperduta in mezzo al niente che qualcuno ha iniziato a riempire di croci nel XIX secolo, per commemorare chi se n’è andato.
Arriverà la guerra, arriverà il sovietismo: le migliaia di croci di legno verranno più di una volta distrutte tutte, ma più di una volta, caparbie, torneranno a rifiorire, simboli sempre più politici oltre che religiosi, simboli delle piccole lotte continue che i lituani hanno portato avanti negli “anni di piombo”.
Esserci passato in mezzo con la neve appena scesa e un sole generosissimo mi ha sicuramente portato fuori strada, non ho percepito il suono dei mille campanellini che le croci abbandonano al vento come un qualcosa di triste e sinistro, ma forse solo come a una colonna sonora adeguata ad un posto di fantasia. Come proprio la Cross Hill stessa è.
La contrapposizione a questo punto vola diretta con la passione del capofamiglia che mi ha ospitato. Sono passati pochi giorni da quando ci interrogavamo sulla loro esistenza con Marco, e ho potuto appurare subito che esistono: i lituani nostalgici, quelli che non ammettono aperamente quello che invece traspare dai loro occhi quando se ne parla, quelli che non chiuderanno mai i libri di russo per aprire quelli di inglese.

Mi ha mostrato la sua collezione. Mi ha portato all’interno di una stanza che appare in tutto e per tutto a un museo. Mi ha spiegato che tutte le domeniche mattina va al Circolo Sovietico anche se non ho capito bene a fare cosa, e mi ha regalato un paio di Rubli e qualche medaglietta. La moglie mi fa l’occhiolino e mi fa capire che non le dispiace avere la televisione anche in cucina e poter andare in vacanza in Italia. Lui, lui preferirà sempre la domenica mattina, in mezzo a migliaia di Lenin ovunque.

Cronaca di un sabato sera


04 Nov
Scrivo da Siauliai, quarta citta’ della Lituania, vicina al confine con la Lettonia.
Sono qua per tre giorni, ospiti di amici, e per la prima volta riesco veramente a raggiungere il mio obiettivo di Estraniamento: tre giorni senza parlare italiano, tre giorni senza essere a contatto con gli altri stranieri, tre giorni da vivere in mezzo ai lituani. Con la cornice della prima neve, 5 centimetri di freddo calore, che rendono ancora piu’ suggestivo il tutto.
La faccenda si sta rivelando il piu’ interessante del previsto, visto che alla fine vivo del fatto che quello interessante qua sono proprio io, l’Italiano, a rompere la monotonia del quotidiano. Logico.
Ci sarebbero un bel po’ di cose da raccontare, ma l’ora e la stanchezza mi guarderebbero male se accennassi a farlo. Cosi’, mi soffermo sulla serata che se ne sta andando.
La cena, abbondante, perfetta. Unico neo, l’ora: alle 6 e mezza ho tutto tranne che fame, le abitudini del Baquito se ne sono gia’ andate e il mio ritmo latino si trova sballato di due ore. Cionostante, si e’ in pista e si balla. Stupendo come nei primi minuti l’incomunicabilita’ sia protagonista, con tutti che parlano solo lituano e russo e io che non sono quella gran cima ne’ in uno ne’ nell’altro. Con buona pace di chi mi ha invitato, che si trova a fare da interprete continuo e si perde il BendiDio. Il vino, la birra e la vodka daranno una mano, e al momento del dolce incredibilmente si parla tutti la stessa lingua, una scena incredibile tra le risate convinte di fronte al mio continuo ripetere le mie 20 parole e il fantasioso inventarne di nuove. Il tutto, ebbene si, condito dalle melodie di Toto Cutugno o di Pupo, selezionate da compilation-spazzatura che tutto il mondo ha per l’occasione.
La cream arriva pero’ dopo cena: come in tante altre case lituane, anche questa ha la sua sauna, costruita personalmente dal capofamiglia nel retro della casa, tra pietre e legno, reperti di Armata Rossa e stufe. Una sauna perfetta, piccola ma funzionale, che e’ ancora piu’ efficace se dalla finestra si da’ un’occhiata alla neve del giardino.
Arrivano gli amici, si prepara bene tutto, io non muovo un dito perche’ sono troppo impegnato a guardare il personalissimo museo sovietico allestito dal capofamiglia.

Adesso mi ritrovo qua, a ripensare a un sabato sera diverso, passato a 65 gradi costanti, suonando una fisarmonica cromatica sfibrata, tra bevande varie e un sorprendente Arghile’, con la compagnia di altre 10 persone. Due di loro, erano ragazzi.

…le immagini domani.

Trazione rosa


02 Nov
Sono passati 43 giorni, e devo arrendermi di fronte all’evidenza. Bandiera bianca. Avevo giurato a me stesso che non ne avrei mai parlato su questo blog, sapevo che avrei potuto farcela. Invece…no. Perchè loro sono una delle attrattive più efficaci della Lituania, tanto che quando ne parlavo in Italia pochi sapevano dove andavo a finire ma tutti sapevano “con chi”.

Le ragazze, le donne, il motore di questo posto. Le lituane. Un argomento delicato, perchè tocca più di un punto potenzialmente pericoloso: la contrapposizione uomo-donna, il paragone sempre presente ma mai cercato tra Italia e Lituania, gli altri li lascio immaginare.
Eppure sono l’oggetto di discussione più costante tra i discorsi di stanchi studenti Erasmus, sono la calamita che alla fine attirano tutti gli italiani che ho conosciuto finora da queste parti.
A pieno diritto, sia chiaro, perchè chi le conosce o chi le ha conosciute non può fare a meno di ritrovarsi ad diventarne in qualche modo dipendente.

Impossibile descriverle in poche parole. Impossibile descriverle e basta, proprio perchè persone, esseri umani, e come tali soggette a quella meravigliosa variegazione che la natura produce; non figlie di una stessa categoria come forse sono state per troppi anni ma ognuna protagonista di una propria storia, detentrice di caratteristiche uniche. Come siamo tutti, sei miliardi di persone e forse più, in questo mondo.
Eppure non è difficile etichettarle, tenendo sempre presente il beneficio dell’eccezione.

Le lituane sono, semplicemente, delle gran belle ragazze. Come ce ne sono in tutti gli altri paesi del mondo sicuramente, quello che cambia è però la percentuale. Diversa è la sensazione di chi passeggia per Laisvès Aleja rispetto ad altre vie del mondo, differente è il panorama e troppo forte è lo stordimento che si prova, soprattutto nei primi giorni.
Eppure le lituane non sono solo capelli biondi ed occhi azzurri, unoeottanta e assenza di grasso. Sono, prima di tutto, delle Persone, e la loro bellezza migliore appare solo parlandoci insieme.

Qui arriva, inevitabile, un paragone con il Belpaese che avrei voluto evitare. Eppure, qualche anno di domande assurde mi ha segnato profondamente, tropppe incomprensibilità comuni al 99 per cento della popolazione italiana hanno lasciato un segno ben profondo nella mia testa, che non fa altro che incrementare ancora di più la differenza con il mondo in cui sono calato adesso.
Ho conosciuto in Italia ragazze sincere, belle per davvero, con cui varrebbe la pena passare più di una serata o più di una nottata, sempre più perle rare in un mare troppo inquinato. Ragazze troppo diverse da quello che stanno diventando purtroppo le “nostre” donne, non sicuramente per colpa loro ma per qualche strano motivo sociologico che non sono certo in grado di spiegare. Non si tratta di un parere personale o di uno sfogo dovuto a chissà quale situazione, semplicemente è un riassunto di troppi discorsi da bar avute con qualsiasi amico nel corso degli anni, discorsi simili ed uguali a quelli di milioni di altri ragazzi.

Troppo diverso questo mondo. Troppo alto lo shock che ti travolge quando ti accorgi che è possibile conoscere una ragazza nel contesto di una situazione normale, senza essere considerato come protagonista di una situazione di caccia quando magari si ha solo voglia di parlare. Quasi dimenticata l’effettiva possibilità di avere un’amica, considerata come un normale essere umano che qualcuno ha fatto nascere del sesso opposto al tuo ma non per questo inavvicinabile. Incredibile la sensazione di stare sdraiati a parlare per ore ed ore su qualsiasi cosa con una ragazza, sorridendo quando lei diventa rossa perchè ha paura di non parlare bene l’inglese con uno che si esprime in un mix di linguaggi in gran parte inventati, stordendosi per la semplicità con cui le parole volano, sempre.

Non si sa per quanto durerà ancora questa sensazione di Giardino Incantato, le devastazioni conseguenti a televisioni e globalizzazioni varie sono sempre più minacciose, il problema non è solo lituano di sicuro. L’esercito di amatori italiani è costantemente in agguato, pronto ad invadere questi posti come ha fatto con Praga e come sta facendo con Riga, eppure la speranza nelle lituane è sempre viva e in qualche modo ben riposta. Non meritano di finire nelle maglie di orde di italiani affamati, così come tanti italiani non meritano di dover fare migliaia e migliaia di kilometri per non avere la sensazione di star parlando con un prototipo fallito di velina mancata.

…ecco l’unica foto che posso allegare, per “beneficio dell’eccezione”. Italiane stupende, per di più immigrate in Lituania. Isvikata Doriana and Ella!

Kirpykla


02 Nov
Cioè, parrucchiere. E’ una delle costanti lituane, la kirpykla. In ogni strada ce n’è una, quello che in Italia sono i negozietti di alimentari qua sono le parrucchiere…
Oggi l’ho provata, e devo dire che ci tornerei anche solo per starci tutto un pomeriggio a far niente…chi vuole intendere, intenda!
Intanto, ormai è qualche giorno che vivo da solo, orfano di Paolo che se ne è fuggito in un appartamento con Borja. Alle 3 i locali chiudono, anche nella notte di Halloween, e a chi non è bastata la giornata per dare tutto rimangono mezzi di fantasia per sfogarsi. Tornato a casa, l’altra sera, ho deciso di fare un lifting profondo alla mia stanza, in chiave-accoglienza. La notte, la musica del mio media player mi hanno aiutato a fare arrivare le 6 in un attimo, a ritrovarmi a guardare il risultato finale con il primo sole che sale dietro la chiesa. Non so per quanto potrò godermi il nido della mia solitudine, ma per adesso mi piace.
E oggi a Kaunas è arrivata la prima neve
P.S.: Mi sono deciso a iniziare a caricare qualche foto su flickr. Queste sono le prime…

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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