Scrivo mentre c’è un topo che tenta disperatamente di strapparsi la sua libertà .
Si accanisce anima e corpo contro le sbarre bianche della sua gabbietta, tenta di forzare uno spazio disegnato dal ferro.
Ieri c’è riuscito, per la prima volta da quando abito sul suo stesso tavolo.
Stavo leggendo le notizie su El Paìs, quando è apparsa questa macchia pelosa nell’oscurità .
La sua padrona aveva dimenticato di inserire la chiusura di sicurezza alla gabbietta, dopo avergli dato l’insalata.
La mia coinquilina aveva dimenticato di inserire la chiusura di sicurezza alla gabbietta, lei che non scorda mai nulla, nemmeno le parole del suo fidanzato, lanciate cinque anni prima.
Ho visto passare questo topo a fianco del mio mouse, ma sono restati indifferenti, l’uno all’altro.
E’ un mouse della Dell, di quelli neri con i due bottoncini bianchi, probabilmente il criceto non si è riconosciuto nella sua immagine.
E’ stato un momento realmente difficile, non ho saputo bene come agire.
Stavo leggendo le notizie relative a Gheddafi, e ai giovani indignati di Spagna.
Gente che prova a tagliare le catene, che disperatamente cerca di guadagnarsi la sua libertà .
Ho preso il topo e l’ho ricoperto di un pezzo di plastica rosa, quello che usa per simulare le sue grotte notturne, quello su cui corre, e non mi lascia dormire.
Nella parte di sotto c’era l’Internazionale, un numero di aprile, uno che si intitola “Pane e libertà “.
Ho fatto pressione e ho sollevato la rivista con il pezzo di plastica schiacciato lì sopra.
Il topo era nel mezzo, osservava perplesso la situazione, non sapeva nemmeno lui come interpretarla.
La gabbia del topo ha una porta anche sul soffitto, linee bianche un po’ arrugginite.
Ho rimesso il topo nella sua gabbia, mi sono premurato di chiudere bene le due vie d’uscita.
Quando ho spiegato tutto alla mia coinquilina, lei era contenta. Mi ha ringraziato.
Da quel momento, ho come l’impressione che il topo mi fissi dritto negli occhi.
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lo capisco….anche io anelo alla liberta’ dalla stanza 503
Probabilmente il criceto non saprebbe cavarsela da solo, al di fuori di quelle sbarre.
E molte persone sono nella sua stessa condizione, altri lo sono stati e si sono dovuti rassegnare al proprio destino.
E’ anche vero che però forse il criceto è cresciuto in quella gabbia e si è abituato, e non è tanto infelice. Probabilmente ha instaurato un rapporto affettivo con la padrona, e forse anche con te. E’ nutrito e vezzeggiato.
Solidarietà ovviamente agli indignados.
Purtroppo non credo che manifestare qui o altrove servirà a qualcosa.