Penso a questo bisogno senza fondo, a questi tre colpi di rullante che risuonano tra le mie tempie. Penso al tuo male ai piedi, alla mia voglia di accarezzarli, a quella notte in cui ti ho letto Cortà zar senza riuscire a farti addormentare, come una favola della buonanotte all’incontrario. Penso a quel che ti direi se riuscissi a farti avvicinare, al discorso finito che non siamo mai riusciti a lasciare a metà . Penso a quella voce triste che sembra un quadro illuminato da un raggio di sole tra le persiane. Penso a questa farfalla notturna che passeggia sulla “y” di “Diary of a baltic man”, e a quel letto d’albergo anonimo che un giorno ci conterrà . Penso a tutto quel che non ti avrei detto se avessi saputo, a quel che dovrei dirti se un giorno sapessi, a quel che oggi saprei, se avessi per una sola volta ascoltato. E penso a prenderti da dietro in una casa di pietra abbandonata, mentre fuori è solo grandine e cielo di luglio che si sfalda, terra di luglio che diventa profumo e sale su di noi. Non penso al tuo nome perchè non mi interessa dartene uno.
Ma penso a te.
Per lavar via la polvere
31
Lug
leggere e tremare…
Cafunè