Cumbre de la Veleta

13 Giu

Crash

Durante la notte aveva osservato le montagne e le aveva ritrovate cariche di una luce mai vista.
Come se il sole cercasse da lontano un magnete, un polo a terra per appoggiare materiale radioattivo nella solitudine dello spazio.
Pensò al suono tremendo che dovette sconvolgere il mondo nel momento in cui l’Europa e l’Africa si erano scontrate, milioni di anni prima.
“Le ragazze hanno sempre i piedi freddi. E anche le mani. E anche il naso”, disse lo straniero che viaggiava con lui.
“E quando si svegliano nel pomeriggio cercano sempre qualcosa da mangiare. Mandorle secche. Arachidi. A loro non basta un bicchiere di vino per calmare la fame”.

Risalivano una vena rocciosa che si portava addosso quel suono primordiale. Faglie sovrapposte. La deriva dei continenti.
Incontrò pascoli avvolti di nebbia e si disse che due ore più tardi tutto sarebbe stato diverso.
Incontrò una vacca al pascolo nella neve e trovò curioso il suo modo di farsi strada tra l’erba gelata e fiori appassiti.
In generale, continuò a camminare, fermandosi soltanto quando aveva sete, dedicato a una lunga marcia nel vuoto che avrebbe convinto chiunque dell’esistenza di una meta.
Quando finalmente si fermarono il suo compagno di viaggio parlò di nuovo e disse: “da qui,
da qui si intravede un altro continente”.

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Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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