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Cumbre de la Veleta


13 Giu

Crash

Durante la notte aveva osservato le montagne e le aveva ritrovate cariche di una luce mai vista.
Come se il sole cercasse da lontano un magnete, un polo a terra per appoggiare materiale radioattivo nella solitudine dello spazio.
Pensò al suono tremendo che dovette sconvolgere il mondo nel momento in cui l’Europa e l’Africa si erano scontrate, milioni di anni prima.
“Le ragazze hanno sempre i piedi freddi. E anche le mani. E anche il naso”, disse lo straniero che viaggiava con lui.
“E quando si svegliano nel pomeriggio cercano sempre qualcosa da mangiare. Mandorle secche. Arachidi. A loro non basta un bicchiere di vino per calmare la fame”.

Risalivano una vena rocciosa che si portava addosso quel suono primordiale. Faglie sovrapposte. La deriva dei continenti.
Incontrò pascoli avvolti di nebbia e si disse che due ore più tardi tutto sarebbe stato diverso.
Incontrò una vacca al pascolo nella neve e trovò curioso il suo modo di farsi strada tra l’erba gelata e fiori appassiti.
In generale, continuò a camminare, fermandosi soltanto quando aveva sete, dedicato a una lunga marcia nel vuoto che avrebbe convinto chiunque dell’esistenza di una meta.
Quando finalmente si fermarono il suo compagno di viaggio parlò di nuovo e disse: “da qui,
da qui si intravede un altro continente”.

Ice. Eyes. [Lies].


24 Mag

Crash

Scendeva lentamente aggrappato al braccio di una ragazza
con la giacca gialla i pantaloni blu
scendeva lentamente, un passo dietro l’altro:
“izquierda, derecha”
“izquierda, derecha”,
diceva la ragazza.

e lui a passo incerto e disperato
nella distesa bianca
“la luz se fue, se me fué la luz”,
ripeteva
e la ragazza che gli diceva no te preocupes, pronto volverá
solo son los rayos del sol,
el sol y este desierto de nieve
uno spazio troppo vasto per contenere
tutti i suoi riflessi.

Le onde ultraviolette arrivano con un’inclinazione diversa a 3200 metri
ora lo sa l’uomo solo su un ghiacciaio
ora lo sa una ragazza sconosciuta, che gli tiene il fianco
e ora lo sa chi cammina là in basso
e si ferma
e osserva.

Da uno a ventuno


06 Nov

Silence

La notte vola via a colpi secchi, da uno a ventuno.
Sul tavolo bicchieri umidi, portacenere pieni, il cadavere di una pizza mangiata a metà.
Il fumo vola via lento da uno spiraglio nella finestra. Si confonde con la città di novembre, diventa atmosfera di una notte andalusa.

“E tu, come fai per resistere?”, chiede l’uomo in camicia e bretelle, occhi lucidi di canzoni ascoltate nel telefono.
Nel suo accento c’è ancora il riverbero di un cammino interrotto, la striscia d’asfalto che non è più lì.
La voce metallica rimane nel laptop.
Sullo schermo si muove un’immagine composta da mille oscurità, quel che resta di un volto sfigurato dai pixel.

L’uomo in camicia e bretelle sospira e vuota il bicchiere.
Stringe tra le dita il vetro umido e canta sottovoce, conta sottovoce da uno a ventuno.

Nella stanza adesso è solo, non c’è nient’altro che lo schermo di un laptop appoggiato sul legno sporco del tavolino.
Le volute di fumo sono ormai volate via verso le ombre della Sierra Nevada, verso la notte piena di portacenere esausti, verso il buio.
Alle canzoni lasciate a metà non rimane più niente da chiedere, toccherebbe a lui continuarle e portarle nuovamente verso l’asfalto, verso scenari di un cammino interrotto, verso nuove rime in lingue ancora da imparare.

L’uomo in camicia e bretelle è cosciente di tutto questo e sa che non rimane nulla
assolutamente nulla
a cui vale la pena resistere.

Eppure c’è la voce metallica nella plastica del laptop, e il fumo che torna indietro lento, attraverso uno spiraglio lasciato aperto nella finestra.
Senza togliere la mano dalla superficie nera l’uomo in camicia e bretelle chiude lo schermo e rimane a pensare.
Poi prende tra le dita il bicchiere umido e canta sottovoce, conta sottovoce da uno a ventuno.

Il vento, anche se è brezza notturna, è ora caldo e umido, e viene dal West.
Chissà come sarà nel primo mattino, se già alle due e mezza c’è tanta afa nell’aria.

Primimaggi alternativi


03 Mag

Il Primo Maggio in Colombia ha un significato ancora forte. L’impressionante tasso di mortalitá tra i sindacalisti rimane, appunto, impressionante, e ben spiega le problematiche politiche del paese. Il sindacalista, “professione” sempre piú discutibile e politicizzata in Italia, da queste parti é un lavoro per martiri.

Il Vallenato é l’identitá culturale per molti colombiani, le basi storiche di una musica semplice che ha reso famosi internazionalmente personaggi come Carlos Vives. Valledupar, ai piedi della Sierra Nevada, oltre ad essere una base storica per molti gruppi paramilitari é la capitale di questa strana musica.  In questi giorni di festival, tra sombreri gialloneri fiumi di ron e personaggi bizzarri dalle fisarmoniche infuocate, Baltic Man soffre ma sopravvive grazie al suo mp3.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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