Archive for the ‘Ritorno’ Category

Things after the desert


18 Apr

…and also the 5 days in the desert passed. In the middle of nothing, making a joke with everything, ridding with horses, going to loose in vulcanos already lost in the world. Good, really good life. The original spirit of mongolian people, too much different than ours, too much different than everything.

Other lifes.

Other stories.

And now, in this run against time, some hours for think about next step, 5 days in transiberian train going in home-direction. Trying to remember what is it a “home”…and, also, where. Baltic or mediterranean direction…

All this, with my travel-mates. Human-stuff again, the most important for good days.

Life is a glass of beer


13 Feb

Sensazione strana, di smarrimento e leggerezza. Decisamente fuori luogo, per questi giorni, per questa stagione. Momenti in cui i movimenti nel conto degli Incontri sono insindacabilmente positivi, un trend che si addice ai migliori anni dei boom. Eppure, c’è chi vuole andare controcorrente, sempre. E quando la massa arriva, lui scappa.

Ho avuto modo di conoscerlo solo con il passare delle settimane, quando un insieme di suoni sgrammaticati leggermente assimilabile come “inglese” si è progressivamente impossessato di me, favorendo una comunicazione che riuscisse a mantenersi anche su canali normali, senza necessariamente scendere nei fumi dell’alcol che, si sa, appiattisce qualsiasi differenza e difficoltà.

Giorno dopo giorno, è così apparso sulla tela un personaggio estremamente interessante, figlio di quella che lui stesso giura essere “la cittadina più alternativa della Germania”, inspiegabilmente capace di racchiudere in sè stesso il Doctor Jackyl e il Mister Hide, studente chimico eccellente alla mattina e jolly notturno instancabile nella notte, proprio fino a un’ora prima del cambio d’abito.

Con un eufemismo italospagnolo, si potrebbe definire Stefàn un “cabròn di classe“, soprattutto quando ci si trova davanti ai rituali che la birra impone. Tedesco d.o.c., ha stupito la platea più di una volta con aneddoti e istruzioni varie, rasentando il limite dell’insanità mentale quando si è esageratamente indignato per una modalità di brindisi a birra Weiss che, si sa, ha una procedura diversa rispetto agli altri.

In cinque mesi e più di vita assurda, storie assurde se ne potrebbero scrivere tante, ma protagonisti che restino più di un nome o un evento è più difficile trovarli. Il dominio dell’effimero, l’inflazionata presenza di soggetti potenzialmente interessanti sono barriere naturali contro la naturale tendenza dell’uomo a creare legami stabili. Stefàn, eppure, è una delle famose dita di una mano su cui si possono contare, in questo contesto nordico, gli amici buoni acquisiti.

E, proprio in questo momento, sta prendendo un bus per la città più alternativa della Germania.

Fine prima parte


02 Gen

La distanza tra spazio e tempo, ragione e delirio si confonde pericolosamente, come il turbine di suoni che si shakera sopra la mia testa, appena un millimetro più in là di quella percezione dei sensi che se ne sta lentamente scivolando via da me. Un susseguirsi in crescendo di materiale troppo forte, conseguenza di un capodanno troppo vicino al volo del ritorno. E allora, ancora una volta in questo Delirio Istituzionalizzato, spazio all’istinto e all’irragionevolezza, mente aperta ad accogliere dentro un hard disk mentale pericolosamente già al limite persone nuove, tutte maledettamente interessanti, alcolpartydevasto e sentimenti, in una maratona incredibile che mi porta qua, adesso. Sul filo del rasoio. In un aeroporto alle 8 di mattina dopo altre due notti da aggiungere alla fedina penale. Confuso, non solo perchè gli ultimi residui di energia vengono dirottati al cuore e non al cervello, ma probabilmente perché sto andando verso un qualcosa di non proprio ignoto. La sensazione di paura è agghiacciante, un incubo pungente che squarcia la carne portandosi dietro la cruda realtà: la prossima volta che percorrerò questa strada (aerea), salvo non richiesti scherzi del destino, sarà quella decisiva, il momento di congedarsi da questa vita e lasciare dietro di me il ricordo di quel che fu, per reincarnarsi da un’altra parte, ancora una volta. Non è facile accantonare l’Innominabile Realtà nella malefica atmosfera di questo mattino, fatto di troppe voci decisamente italiane che mi circondano su questa panchina. Il nemico o le radici? Il ritorno o l’arrivo? Reset, cervello. Non aiuta, non può aiutare la fredda cornice di un Duty Free, l’emblema internazionalmente riconosciuto di un ambiente sempre uguale, quell’aereoporto che cancella tutta la poesia del viaggiare livellando ogni sperduto angolo del mondo, ogni differenza tra popoli e città. Una semplicità disarmante, partenze e arrivi, Toilettes e Gates, il liquore tipico in bella mostra in vendita. Jack Daniels. Campari. Sono considerazioni di Terzani, e sia chiaro, ma chiunque abbia provato la soddisfazione di risolvere gli anagrammi di orari e destinazioni in lingue e situazioni assurde non può evitare di farle sue.

Alzo gli occhi dal computer, decine e decine di bottiglie in bella mostra davanti a me mi stordiscono in un solo momento. Mi vien da pensare che è pazzesco, che ormai la potenza dell’alcol mi riesce a travolgere senza attraversare i canali più tradizionali, proprio vero che i miei 5 sensi si stanno facendo la guerra e autoelminando.

L’unico pensiero che si affaccia nella mia materia grigia, invece, è tanto inaspettato quanto non gradito. Il futuro. Mesi e mesi di vita alla giornata, quasi “alla nottata”, hanno cancellato il più piccolo tentativo di pianificazione. E invece tra qualche ora si manifesterà la necessità di sistemare un bel po’ di tasselli, tanta roba e poco tempo.

C’est la vie, un viaggio continuo. E allora tanto vale chiudere il computer, alzarsi e ripartire. Tanto, tra non troppi giorni, sarò di nuovo nel mio estatico delirio, e allora incubi e paranoie rimarranno nel Duty Free.


Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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