Archive for the ‘Ritorno’ Category

Dolce ritorno a Genova


08 Lug

                faber.jpg

Sale dal mare ed entra nei vicoli, in quelle pietre umide accatastate da secoli impregnate di quel sapore che l’evolversi del tempo non riesce a scrostare. Vive e si sposta in spazi angusti, passando sotto le gonne leggere di signore di strada e cartoline di mondo viventi. Resiste in quelle viuzze assurde, tra piscio e batticuore, che l’hanno visto vivere e che lui ha saputo far vivere ancora, per sempre.

Si ferma, leggendario, in un negozio di Via del Campo diventato ormai museo, dove romantici appassionati balordi e musicisti non smettono di arrivare, in processione, a riempirsi di un immortale Fabrizio De André.

Tempi incerti


02 Lug

                        question-mark.jpg

Immersione dolce e graduale nel già conosciuto. Con l’interessante esperimento socio-psicologico dell’operazione “lituana in Italia” a smuovere decisamente acque che sarebbero altrimenti fermissime, immobili.

Tutto segue il suo corso, non c’è che dire. Cose però personali, non così interessanti da riempire questo spazio virtuale che fino ad adesso è stato portavoce del Nuovo e del Diverso.

Un blog, però, è come uno specchio e un armadio allo stesso tempo. Un qualcosa a cui parlare, soprattutto quando si è soli, e un archivio intelligente che riporta a galla dopo mesi sensazioni vissute tempi e tempi addietro.

E’ proprio per questo che il Baltic Man non morirà in Italia. Mi regala continuamente conoscenze troppo interessanti per tirar giù la serranda adesso.

Un altro conto è sapere di cosa si parlerà. C’è un passato troppo grande troppo fresco troppo tutto che spinge continuamente nella casella dei ricordi, dove per una cosa raccontata ce ne sono 1000 ancora inedite.

Aspettando il futuro. Ascoltando i feelings del presente.

Time to say goodbye…


28 Giu

ix.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Quando sei lontana
sogno all’orizzonte
e mancan le parole,
e io si lo so
che sei con me, con me,
tu mia luna tu sei qui con me,
mio sole tu sei qui con me,
con me, con me, con me”

A tutti quelli che ci sono entrati dentro, ci sono esplosi e in qualche modo non ne riusciranno più. A quelli che sono passati di corsa, troppi per averli conosciuti bene tutti, e hanno lasciato la loro traccia.

Tempi intensi tempi strepitosi tempi pieni tempi vuoti tempi importati tempi che hanno regalato, davvero.

Iki ir ačiū Lietuva, susitinkame kitą kartą.

Elementi non filtrati


27 Giu

noi.JPG

Come in tempi di guerra, solo i migliori sono rimasti. Che poi, sotto la luce di un’altra ottica, risultano essere esattamente i peggiori

E’ cosi che, in una Kaunas sempre più vuota (gli studenti lituani sono scappati tutti, quelli stranieri ormai anche) rimane il tempo delle conclusioni con i compagni di viaggio migliori, quelli rimasti (tranne uno).

Giovanni. Prototipo dell’emiliano cazzaro, ha incrociato la mia strada piuttosto tardi ma imboccando un vicolo senza fine che si è concluso in un mese di pericolosissima convivenza. Componente irrinunciabile di una festa.

Arno. Impossibile tracciare un profilo di Arno, francese del sud di passaporto ma nomade di fatto. Impossibile stare con lui un giorno senza annoiarsi, nonostante sia necessario essere pronti alle cose più assurde (Do you know? I decided. Next year I’ll study in Uganda.” “Do you know? I found my love. I’ll marry this girl.” “I wash dishes without water if not white bear will die.”). Premio oscar dell’open-mind e dell’assurdo, è stato il compagno perfetto di tutti i miei viaggi, soprattutto del più lungo, quello che mi ha fatto capire che sicuramente prima o poi ci sarà un seguito.

Paolo. Un fenomeno interessante di come un Erasmus cambi le persone. Una di quelle persone che in Italia difficilmente avrei conosciuto, troppe differenze tra di noi per avvicinarsi. E invece. E invece il corso dei giorni insieme in giro per l’est Europa mi ha fatto conoscere una delle persone più intelligenti che abbia mai incontrato, mentre quello delle notti ci ha portato a raggiungere insieme le stesse conclusioni, su proiezioni spaziotemporali future che saranno sicuramente in direzione-oriente…

Grazie. Non penserò mai, davvero, che tutte le notti e i giorni buttati tra Svyturys e assurdità non abbiano avuto un qualche senso. Mai.

Ultime immersioni di follia


26 Giu

immagine-087.jpg

Batterista metronomo, elegante bassista nera, coriste impressionanti, pianista extraterrestre, mitico organo Hammond, chitarra alla Steve Vai, e poi lui: Joe Cocker. Il concerto di venerdì alla Utenos Arena di Vilnius è probabilmente stato il più impressionante che abbia mai visto in mia vita, almeno sul livello puramente tecnico. Chain of Fool travolgeva. Unchain my heart in versione veloce sorprendeva. You are so beautiful commuoveva. Un mito della musica.

La notte e la musica non morivano lì. In perfetto stile botellones españoles, Vilnius ha regalato 40 manifestazioni artistiche disperse tra i suoi angoli più disparati. Tra spettacoli laser e concerti all’aperto, capitava di ritrovarsi alle 8 del mattino a continuare a ballare in strada mentre la gente iniziava a lavorare.

Odio le macchine a cambio automatico.

Il filo che regge la Lituania lega Vilnius a Klaipeda. Normale quindi ritrovarsi con il tutto ancora in corpo in riva al mare, dopo poche ore. Cullati ancora una volta fino all’inverosimile tra l’ospitalità che si nasconde sotto la dura patina lituana e i viaggi mentali tra amici. Tra discoteche assurde e luoghi sacri pagani.

Nida è il gioiello di questo paese. Inevitabile ritornarci ancora una volta. Insensato mix di luoghi fuoriluogo, calma e tranquillità, e famiglie di cinghiali che attraversano la strada vicino a te. Nida può portarti in paradiso nelle sue 3 ore di tramonto e rispedirti nell’inferno di notte. Inferno che si materializza sottoforma di improbabili accademie di arte, professori di alcolismo e locali che si aprono per te. Per poi ritrovarsi a mangiare le ultime briciole della notte in uno yacht.
Trasportati dal vento di Nida.

Riporto la perla del weekend di Paolo: “Che senso ha l’Italia?”

Non voglio tornare. Non riesco nemmeno bene a capire se si tratta di “tornare” o “partire“.

Borja da Valencia


14 Giu

 party-028.jpg dscn0768.JPG belarus-010.jpg 

E se ne e’ andato anche lui.

Borja l’avevo trovato subito, nella prima festa della prima notte quando ancora tutto quello che conoscevo qua si chiamava “dormitorio”. E da subito e’ stata sintonia, e non solo perche’ eravamo praticamente gli unici due a ignorare l’inglese.

Sono passati i giorni, le settimane, i mesi, tanti, tantissimi viaggi tutti uno diverso dall’altro, e’ stato lo sconosciuto andare verso Klaipeda da Karim ed e’ stata la romanzesca immersione in Bielorussia, e’ stato il ritrovarsi invernale a Cracovia ed e’ stato il delirio di Kiev. O quello di Riga.

Non e’ stata Asia. Un qualcosa che ancora mi sfugge l’ha fermato nel sospiro prima della partenza, con i biglietti in mano e la voglia altissima.

Sono state tantissime discussioni, tantissime cose che ho imparato su cose politiche prima d’ora a me lontane, che il Borja mi insegnava mentre mi insegnava lo spagnolo, di cui Borja vive e probabilmente vivra’. Discussioni davanti a milioni di birre diverse, o seduti su autobus di epoche migliori o in bettolaccie di periferia sotto la neve di Varsavia, il copione non cambiava e rappresenta adesso una delle cose piu belle da portarsi dietro nella valigia. Tutte cose non da poco.

Un qualcosa che e’ diventato veramente forte, condiviso con pochi altri qua a Kaunas, qualcosa che adesso viene a mancare e lascia quella sensazione di vuoto perche’ racchiude cose finite.

Ma che non lascia tracce d’amaro, aver incontrato Borja ha solamente regalato a me e a tutti un qualcosa di importante, qualcosa che si cerchera’ di avere sicuramente in futuro.

Tenimos que encontrarnos un milion de vezes encora, cabron. Y asi’ sera’.

Sospeso tra due mondi


11 Mag

                            float_sospensione3.jpg

Da una parte c’e’ l’evanescente universo di quello che e’ oggi. E cioe’ una vita fatta di programmi con scadenza oraria, di ritmi e velocita’ diametralmente opposte alla luce del giorno e della notte, di Lituania che diventa verde e calda, ancora piu calda, troppo piu’ calda per riuscire a come andarsene. Fatta di chorizo spagnolo e autobus, di pizze con la salsa assurda, di giochi e intrighi degni del Decameron, di viaggi mentali tentati in altre lingue. Tra follia e poesia. Di amici e facce (tante facce), universita’ di cioccolato e frutta candita, colazioni a Svyturys e tarallucci, litas e centesimi di litas, mondi immensi che spariscono all’alba.

Dell’altro mondo, quello lontano ma sempre piu vicino, che chiama. Appare nelle lucine arancioni nella parte bassa di uno schermo, sottoforma di relazioni faccia a faccia via Skype. Nelle mail degli amici, in quelle dei non-amici ma vanno lette lo stesso, nei calendari alle pagine “luglio-agosto-eccetera”. Nei vari “ti aspetto”, “quando torni”, “il 28 luglio ci sarebbe…”. Nelle case da affittare e lavori da trovare. Nell’accorgersi che se ne fa anche volentieri a meno di tutto, almeno di tutto tranne che degli amici.

Non e’ una bella condizione l’essere sospeso tra due mondi, ma ha i suoi lati positivi. Permette di giocare, di avere una via di fuga, di immaginare e distruggere cocktail. Di mischiarli tra loro, o di crearne un terzo.

Riflessioni varie e legittime dopo 34 giorni di viaggio ad Oriente


04 Mag

…perchè alla fine si, nonostante sia di nuovo Lituania da tre giorni ormai (una notte si è ancora aggiunta al conto totale, in Estonia), la mente è ancora da quelle parti, e milioni di risposte ad altrettante domande non fanno altro che alimentare il ricordo. E quindi… 1 – La Russia (e soprattutto i russi) è veramente una chimera nella percezione della gente, da quelle terre che dopotutto una volta erano Russia (Lituania, ad esempio) fino alla lontana Italia: casini vari, furti, corruzione, alcolismo, muri di silenzio sono i pericoli di cui chiunque si prepari a raggiungerla viene avvisato.Per poi trovarsi, invece, di fronte a persone stupende e socievolissime, che ospitano in casa perfetti sconosciuti (è successo più di una volta) o regalano aiuto peraltro non richiesto, chiedendo mezzegiornate di ferie, a chi fa casini con visti, passaporti e voli.

2 – Discorso a parte per l’altrettanto famosa Burocrazia russa. Quella viene invece descritta con toni fiabeschi, in confronto a quello che aspetta il coraggioso ed enigmatico anonimo avventore di uffici ex-sovietici.

3 – Per evitare i due anni di servizio militare obbligatori nell’ex Armata Rossa, bastano 3000 $. Voci segnalano un 90% di disertori, lo stipendio degli ufficiali dell’esercito non deve essere male.

4 – Peggio invece per gli israeliani, e soprattutto le israeliane: tre anni nel simpatico mondo militare per i ragazzi, due per il “gentil sesso”. A volte non è male essere italiani.

5 – I Russi pensano che gli Italiani festeggino il capodanno tirando cose giù dalle finestre. Quante cose si imparano viaggiando.

6 – In China hanno autobus coi letti. Ed è questo l’unico segno di maggior-progresso che ho visto nella nuova “superpotenza mondiale”.

7 – Gli americani non sono particolarmente apprezzati nemmeno da quelle parti. Comprensibile, dopotutto…

8 – Sempre in Cina, nessuno parla inglese. Saranno i primi giochi olimpici in un idioma incomprensibile.

9 – In Mongolia tutto si chiama Gengis Khan. Dalla miglior vodka alle discoteche, dagli hotel ai gruppi rock. Dal più spietato condottiero del passato è disceso il più pacifico popolo del mondo attuale. Segnali di sviluppo umano.

10 – In Inghilterra, o Australia, o Nuova Zelanda i ragazzi dopo le superiori si concedono un anno sabbatico in giro per il mondo. Un londinese a zaino in spalla in Asia da due anni, classe 1987, mi ha confessato di essere stato quasi obbligato dal padre. Da noi si le due settimane estive di discoteche e carnaio ligure o romagnolo continuano ad essere sogni ambiti.

11 – Le barzellette del tipo “su un aereo ci sono un italiano, un francese e…”sono sicuramente nate dopo un viaggio “a sangue misto”.

12  – Continuo ancora a non capire cosa si portino dietro i cinesi in tutte quelle scatole sul Transiberiano.

13 – “Tallinn conta un milione e trecentomila abitanti”, dice la guida. L’altro giorno erano sicuramente tutti in ferie. O chiusi in casa dopo gli scontri…

14 – “Putin” e “Democrazia” è un accostamento che sta in piedi come “Sanremo” e “Musica”. C’e’ chi ci crede.

15 – Il latte di cammello è salato.

16 – La Yakutia non esiste solo sul Risiko. Qualcuno ci abita anche, e passa il tempo a caccia e pesca. In mezzo a natura selvaggia e scorie nucleari.

17 – La frase del viaggio. Discutendo di turismo, guerra e mondo in generale con Andry from Yakutia, davanti a numerosi alcolici, Alessandro: “Spiegami perchè io e te possiamo stare qua insieme a ubriacarci insieme quando mio nonno e tuo nonno stavano qua a  spararsi”.  Chapeau.

Aprile ad Est


29 Apr

Sono i giorni piu’ confusi, quelli che ricoprono tutto di una patina agrodolce con un incredibile potere di alterare i sapori, quelli che tracciano confini troppo difficili da definire. I giorni finali.

Risplende finalmente il sole su Nevsky Prospekt, per gli ultimi passi a 3 di un mese esatto di cammino, lasciando il tempo a riflessioni e paranoie confuse con i neuroni inebriati di strade, cose assurde viste e fatte, posti virtuali, Asia, persone incontrate vissute e salutate, tutto. I neuroni inebriati di tutto.

Intorno, dappertutto, il grandioso scenario di San Pietroburgo, citta’ giovane e pericolosamente bella, base di sviluppo di progetti per viverla ancora in un futuro lontano che scavalcano la linea tra fantascienza e realta’, con inevitabili ricordi futuri dei tempi attuali, piu concreti, vissuti sotto il guscio di una simpatica famiglia russa che travolge a colpi di cibo, drink e ospitalita’… degna sigla finale del Maestro.

Tempo di tornare indietro, di salutare il profondo Est e il mondo sotterraneo che ne disegna l’irresistibile fascino e tornare verso il punto interrogativo lituano, con una tappa tra i casini di Tallinn perche’ no, ma comunque con la bussola orientata, per la prima volta, verso una direzione precisa. Almeno geograficamente.

Tempo di riprendere l’autobus che aveva lasciato universita’ e responsabilita’ (minimali, ma comunque c’erano) dietro il finestrino, senza sapere come la metamorfosi del tempo avra’ trasformato tutto…

Tempo, non il primo ma nemmeno l’ultimo, di salutare il compare storico di tutti i viaggi piu belli, per progressione logica quindi il compare dei giorni piu’ belli, per prendere ancora una volta vie diverse che porteranno inevitabilmente allo stesso obiettivo, a studiare cioe’ un altro modo per intersecarsi un’altra volta, in quale angolo di globo non ha di per se’ importanza. Basta un punto d’appoggio, una bottiglia di birra e un’eliminazione totale di qualsiasi filtro per creare milioni di parole che riescono a dare un senso anche alla citta’ piu’ grigia di qualsiasi mondo.

Ho dato un’occhiata alla roba accumulata per l’intera area della stanza prima, come magliette libri di Mao incensi monete Kamasutra di ossa di cammello mongolo manifesti di propaganda te’ del deserto libri e altre assurdita’ che si sono aggiunte durante il cammino riusciranno a entrarci dentro proprio non riesco a immaginarlo. Ho dato un’occhiata alle centinaia di foto moltiplicate per tre, ai nastri della telecamera e l’impressione e’ stata buona.

Tutto il resto, tutto quello che conta veramente, non si esprime in materia o parole ma e’ la vera essenza di questo Aprile ad Est.

Just after the Trip of the Trips


23 Apr

transiberian.gifIt’s finished, with mother Moskow, Transiberian Trip, some thousand of kilomethers between Ulaan Baatar and the start-point of some weeks ago.

Five days without go down for more time than 15 minutes, alone in a see of chineses, with 5 days of show in the television-window that slowing was changing…yellow, planes and desert before green, hills and forrests. And forrests. And forrests.

An interesting experiment, the last possibility for understand the true: it was really hard find better travellmates.

And now, after the coming back in a shocked city, another train for do the last step. S. Petersburg.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


Ricerca personalizzata