Giovedì non c’era nessuno nella città , fuori dal terminal del bus. Le strade vuote nell’ora della siesta, i ristoranti semivuoti e ogni negozio chiuso nella Mendoza post-meridiam. Un giorno di lutto nazionale, e non era per la commemorazione delle sciagurate Falkland, e nemmeno per la morte di Alfonsìn, il primo presidente post-dittatura.
Mendoza (e l’Argentina) era a lutto per il 6-1 rifilato dalla Bolivia alla Selecciòn, nei preliminali del mondiale di fùtbol. Sei a uno. Dalla Bolivia. Dalla Bolivia, i vicini di casa (ed immigranti) sfigati. Pressochè ultimi in classifica.
E tutti a ripensare a Maradona, al Maradona bolivariano che visitava Chavez ed Evo Morales, e contestava - a fianco del Presidente boliviano – l’inagibilità sancita dalla FIFA allo stadio di La Paz, 3.600 metri d’altezza. Non si è appellato alle difficoltà dell’alta quota, il buon Diego. Almeno per questa volta, è un ex-presidente morto a salvarlo.