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Al-Baicín


16 Gen

Un cane bianco,
bianchissimo,
attraversa il vicolo.

Scivola attraverso le ombre lunghe,
passa leggero sopre le pietre del tempo.
Questo quartiere è il più vecchio d’Europa.
Questo quartiere viene dall’Africa.

Le stradine secondarie sono vicoli chiusi su un muro d’edera.
Lì in mezzo, un lampione spento, un mucchio di sabbia, un set di coperte.
Frammenti di vita anche là dove non te li aspetteresti.
Gli architetti hanno insegnato cosa significa la distribuzione nello spazio.

Un cane bianco,
bianchissimo,
che si contende con un altro cane
[anche questo, inspiegabilmente bianco]
una borsa dell’immondizia.

Ecco la città che per altri è giungla
e questo è il Sentiero del Lupo,
del Lupo Bianco.

L’animale ritorna più volte sui suoi passi
come un animale ci insegue, vuole sapere dove andiamo.
Si volta per un momento, un ultimo momento, per chiedere qualcosa.

Poi sparisce nel suo sentiero del cane,
del cane bianco.

Tenemos el alma seca.


11 Nov

Tenemos el alma seca. Giardini di fiori di loto appassiti sui marciapiedi. Il sole è caldo, il vento caldo, è solo il caldo che non riesce ad essere caldo. L’anziana signora esce di casa in lacrime, aiutatemi a tirare su mio marito, che è caduto nella vasca da bagno. Sulla porta d’ingresso c’è un cartello di plastica che dice feliz navidad. Le case collettive falliscono perchê nessuno ha voglia di lavare le stoviglie. Altri studenti si aggiungono, nuovi viaggiatori ripartono, i piú giovani arrivano e noi siamo sempre qui. Colazione sotto un nido di rondini, dal grande noce in centro al patio si stacca una noce e cade sulla testa del vicino. L. dice che K. ha troppa voglia di fare felice il mondo, lui risponde dio mio, dio mio, sono un amicomane. Bruno l’altro giorno ha compiuto sessant’anni, e gli stampini del suo aereo riempiono le strade di Granada. Terrorismo poètico, attaccare lo spazio comune a livello simbolico. L’amico del cileno ha comprato il pane integrale, questa mattina. Piera ha portato il formaggio di sua madre, e il profumo dell’alpe arriva fin qui.

Tutte le cose iniziarono cantando


04 Dic

Dietro la creazione

Tutte le cose iniziarono cantando
canzoni di culla dalla consistenza della lana grezza.
Lana grezza che stabiliva un confine.
Al di là della filatura, la mano dell’uomo.
Al di là della mano dell’uomo, la pelle dell’animale.
Un solo fuoco a scaldare tutto.

Ricordo le strade arancioni, la città delle quattro del mattino.
Il freddo a congelare le vibrazioni appese alle mie labbra.
Possibilità di esprimermi limitata, coscienza a briglie sciolte.
“Quella notte hai parlato di me come se mi conoscessi da una vita”.
Quella notte ti conoscevo da tutta una vita.

Attraversare l’oblio in retromarcia.
Le illusioni e i desideri che si trasformano in certezze.
L’abbraccio del vento che diventa concreto
Cosa diventerò domani?
Quale pezzo di me ormai abbandonato mi accoglierà?

Stamattina ho spaccato legna per tre ore con mio nonno.
Poi quando la brina si è sciolta lui è partito con un bastone.
E’ tornato mezz’ora più tardi, poco prima delle campane di mezzogiorno.
Mia nonna come al solito è uscita incazzata a cercarlo, quando il sugo era già in tavola.
“Lavati le mani”, mi ha detto mio nonno.
“quella che rimane la spacchiamo domani”.

Ieri invece, dov’ero ieri.
Ieri è un concetto ancora un po’ difficile da ubicare.
C’è uno “ieri” fatto a linea continua e un altro sempre più piccolo, laggiù in fondo.
C’è uno ieri anche in questa notte, qui a Viola.
C’è uno ieri in quel che verrà.

Poi il patio di Kiki, una coperta di scritte, Granada.
La fisionomia di un sentiero, intravisto dall’alt(r)o.
La geografia di un’anima, i suoi elementi naturali.
Sei tu il padrone del tuo destino. Prenditelo.
Sei tu il padrone del tuo destino. Prenditelo.

E così tutte le cose iniziarono cantando
e non era la voce di tua madre, quella che sentivi, là dietro.
Non sei neppure sicuro che fosse, in fondo, una voce.
Ma tutte le cose iniziarono cantando.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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