“Nel sottosuolo, ucupacha, così come qua, abita molta gente. Ci sono popoli bellissimi che vivono là sotto, ci sono alberi, lagune e montagne. A volte si possono ascoltare le porte chiudersi nelle montagne, e questa è la presenza degli uomini che abitano lì… Il caipacha è dove abitiamo. Nel jahuapacha vive il potente, antico saggio. E lì tutto è piano, è meraviglioso… Non so quanti pacha ci sono là sopra, dove ci sono le nuvole è un pacha, dove c’è la luna e le stelle è un altro pacha, più in alto di questo c’è un altro pacha dove ci sono cammini d’oro, dopo c’è un altro pacha dove sono riuscito ad arrivare ed è un pianeta di fiori dove ho visto un bellissimo passero che stava bevendo il miele dai fiori. Sono arrivato fin lì, non sono riuscito ad andare più in là . Tutti gli antichi saggi hanno studiato per cercare di arrivare al jahuapacha. Sappiamo che lì si trova il dio, ma non siamo mai andati fin là …â€
Don Sabino Gualinga, 87 anni, yachak di Sarayaku.
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Jahuapacha
Natale selvatico
Uno tra i tanti possibili. Nella selva amazzonica, comunità di Sarayacu, simbolo di lotta di difesa della Pachamama da chi vuole continuare a tirar su petrolio nonostante i tempi incerti. Due bottiglie di vino nello zaino, cinque o sei ore di canoa e un autoctono dai capelli lunghi un metro. Non servono ciccioni vestiti di rosso o bambini vecchi duemila anni per festeggiare il natale.
Poi, per chi non sa cosa fare, c’è un articolo su Peacereporter.
Pachamama
La provincia piú settentrionale dell’Argentina é un pianeta diverso. Scompare ogni siginificato globalmente inteso di “societá”, di “religione”, di “diritti e doveri” sotto l’influsso di Pachamama, Madre Natura, Terra, l’unico Dio e l’unico Governo per le diverse comunitá indigene disperse per la regione.
E’ la Terra – con la scarsa acqua rimasta – a dar la vita ai campesinos della regione, é la terra a convertirsi in fango e il fango in mattone ed il mattone in una casa, in un antro, in qualsiasi cosa che protegga dal sole perenne andino (da queste parti non piove da aprile a dicembre) e dalla gelida notte. E’ la Terra a resistere nel fondovalle, perché le montagne intorno sono pietra e polvere e cactus e vento, e dalla Terra nascono e resistono quelli che per sbaglio chiamarono “Indios”. Il panorama umano di questa provincia quasi boliviana (solo il futbol significa “Argentina”, qua a 36 ore di bus da Buenos Aires), Patrimonio Mondiale dell’Umanitá, é la cosa piú assurda che si possa immaginare. Nel taglio degli occhi e nel colore della pelle, nella fisionomia del volto e nei loro vestiti colorati con minerali del deserto resistono i pro-nipoti di chi per primo arrivó in America, secoli o millenni prima del Colombo, dall’Asia di chissá quale deserto orientale.
Poi c’é l’uomo bianco, con le sue miniere di Uranio e d’Oro che uccidono l’acqua e stuprano Pachamama. Un’altra storia.