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Cucinema


10 Feb

Un incontro tra italiani emigranti e viaggiatori può generare le conseguenze più assurde. Se ci si aggiunge che lo scenario è un deserto sonnacchioso e polveroso come Barranquilla, assetato di creatività ma incagliato nel – coerentissimo – stereotipo di Macondo di sé stessa, i risultati possono addirittura essere memorabili.

E’ il caso del Cucinema. Cucinare il cinema. Un esperimento iniziato a Roma, dove un gruppo di amici ha pensato bene di unire due arti supreme in un matrimonio creativo. E proseguito, in una lunga serie di successi, nelle  più remote località d’Italia e d’Europa. Fino ad arrivare, sabato scorso, in America, a Nord del Sud, per lasciare una scia di rinnovato entusiasmo dietro di sé.

La ricetta, come al solito, nei piatti migliori, è semplice. Si preparano due  o più tavoli. Sul primo, si stende una vecchia pellicola a 16 millimetri, cancellando prima buona parte delle immagini. Sul secondo, uova, farina e sale, e tutto ciò che serve per cucinare un qualcosa concordato in precedenza (nel nostro caso, Strozzapreti alla romana). I partecipanti, dai 5 ai 95 anni, passano da un tavolo all’altro, protagonizzando un doppio processo creativo che culminerà con la cena, e la successiva proiezione del film realizzato, roba da cinema sperimentale. La colonna sonora può essere composto da poesie, o dai commenti in fase di realizzazione, o da qualsiasi fonte sonora presente nelle vicinanze.

Il risultato è questo:

Misantropie


09 Ott

Gli appunti sui pezzi di carta. Questa cazzo di tranquillità. Il freddo sulla schiena perché la temperatura scende a trentadue gradi, e una signora americana che mi scrive su skype. Lasciatemi solo in questo limbo di sabbia. Senza pensieri né collegamenti  né politicanti né grammatiche, senza sintassi senza un finale senza un perché. L’inferriata da chiudere, la luce rossa da spegnere, un paio di cuffie professionali raccattate tra i rifiuti di un appartamento di studenti a maihnburg, la registrazione dei venticinque minuti scarsi dell’altro giorno, ci si trova alle sette di mattina per immergersi in qualche mezz’ora di musica viva, fatta di corde metalliche e pelli animali e soffio di vento umano, decisamente un’ora poco ortodossa per produrre musica reggae, ma chi l’ha detto che si debba essere ortodossi? O che si debba per forza produrre?

Casa de las tres Piedras ventana norte


30 Set

Si nunca entendiste el porqué de aquella vieja canciòn, y las letras te parecìan cursilerias de un poeta exagerado, ven en Salgar, ahora, y dime que opinas sobre el brillo de la luna de Barranquilla…

1002 erbmettes 11


11 Set

…e pensare che a tutt’oggi, con l’illimitata disponibilità di fonti di informazione a completa disposizione dell’essere umano, c’è ancora chi crede a Osama Bin Laden.

Verbo carne (…)


30 Nov

dejame hundirme en tu fuego
sabroseando molecolas absurdas
de humo de futuro de orgasmo de ti
en la soledad voluntaria de mi blanco

mientras me agarra me escoge me tortura
este vislumbro de neblina frente a mi
mientras el silencio ruidoso de esta tierra tuya
suenan tus bailes y tambores de cumbia
mientras tu esencia se quedò en mis labios
mientras tu ausencia ya es un viaje lejano
yo vivo de palabras y de brisa
de egoismo y de ilusiòn.

y te busco entre sabanas sucias
hojas rayadas por nuestro instincto animal
allì te leo te escribo te dibujo
obra de arte y artista genial.

Campioni IN Europa


24 Mag

Se ne era fatto anche a meno per tutto un anno, senza problemi. Quando si arriva alla fine, quando si arriva alla finale, pero’, i vecchi richiami della passione rispuntano fuori.

E vincere una Champions League in mezzo ad ordate di francesi, spagnoli, turchi vari, in una condizione cioe’ di netta minoranza, e’ ancora piu’ bello che vincerla in mezzo a greggi di juventini.

Time to say Goodbye


23 Dic
Momenti non proprio semplici, questi. Precisamente, gli ultimi, gli ultimi frammenti di vita insieme per un buon numero di persone che hanno vissuto gli ultimi mesi a braccetto, in qualche modo, l’uno con l’altro. Giorni di partenze, di fine Erasmus, di addii che si cerca inverosimilmente di tramutare in arrivederci, nascondendo a sé stessi che, se anche ci potrà essere un’altra occasione di rincontrarsi, non sarà più la stessa cosa.

Si tratta in qualche modo di una grande famiglia, soprattutto se si vive nello stesso dormitorio che unisce in qualche modo tutti, nelle brevi giornate e nelle lunghe notti, senza barriera alcuna. E questa volta, il solito Natale che incombente si avvicina contribuirà ancora di più a dare l’idea di effettivo divorzio, per tutti. In pochissimi giorni, tutto si è svuotato, una per una le porte delle stanze si sono chiuse davvero, e camminare per i corridoi adesso dà davvero un’impressione strana, di un deserto prima impossibile da trovare, a qualsiasi ora.

Per qualcuno sarà solo una pausa, per qualcuno l’Erasmus è veramente finito, il fatto di appartenere (per fortuna) alla prima categoria non mi permette di vivere, forse, questi “ultimi momenti” come tali.

In ogni caso, difficile non sentire questo strano silenzio, e non rendersi conto che si è appena detto addio a facce, parole, notti pazzesche, assurdità varie ed emozioni radicate nella carne che non sono state cose da poco.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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