Posts Tagged ‘Colombia’

Systema Solar


26 Nov

Definire l’anima di Barranquilla in italiano: praticamente impossibile. Esistono concetti o sfumature che funzionano solo tra le strade di questo grande villaggio di due milioni di persone, e perdono il loro significato se estrapolati dal loro contesto naturale. Meglio usare altri linguaggi, allora. Come la musica e il baile, vera essenza di questa terra, dove la caratteristica principale risiede del mestizaje, nella fusione di caratteri diversi (africani, indigeni, arabi ed europei) ad opera del Grande Sole.

Systema Solar non fa nient’altro che rappresentare il mestizaje in musica. Mixando i ritmi folclorici locali con l’elettronica, nello scenario naturale della vita en la calle. Ciò che ne risulta, è uno strumento piuttosto utile per intuire ciò che significa Barranquilla.

Io non esiste


23 Nov

Esiste un’alternativa, quando squilla un telefono che si credeva dimenticato. Ed appaiono esseri sconosciuti o semi-conosciuti, che due ore dopo, chiudendosi dietro di sé il lucchetto della porta di casa, si saranno convertiti in amici di vecchia data. Esiste un alternativa per ogni novembre, un soffio di mare per chi ne ha bisogno, esiste un coltello per ogni polso depresso. Ti dicono e che ti ripetono che dio non esiste, che dio siamo noi, che dio è dentro di noi. Non potrebbe esserci niente di più vero. L’arbitrarietà che ci contraddistingue nel definire i colori di un panorama notturno si riduce quando si parla di sfumature, dopo aver assestato un giro di vite alla meccanica dell’anima.

Imparare a volare senza sapere atterrare. Questa è l’unica, vera tragedia.

Cuento colombiano


05 Nov

– “Papà, soy gay”.
– “…còmo asì? Te volviste un pintor, o un arquitecto?”
– “No, soy gay”.
– “…eres un amigo del hijo del Presidente?”
– “No, soy gay”.
– “Entonces, no eres gay. Eres solamente un pobre marica”.
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– “Papà, sono gay”.
– “Come sarebbe a dire?? Sei forse diventato un pittore o un architetto?”
– “No, sono gay”.
– “Sei allora un amico del figlio del Presidente?”
– “No, sono gay”.
– “Allora non sei gay, sei solamente un povero finocchio”.

Cuento Colombiano

Libreta / militar


21 Ott

uribe_paraQuesta mattina, Nacho mi raccontava che non potrà andarsene un paio di settimane in Ecuador con sua sorella, perchè non ha la libreta militar.
La libreta militar.
Che assonanza di parole musicalmente dissonanti tra di loro.
Trattasi di un pezzo di carta, nient’altro che un solito fottuto pezzo di carta (quanti problemi hanno causato i pezzi di carta…e nell’epoca del “puffff” virtuale, continuiamo ad esserne succubi), un foglio che dica: “Obblighi militari assolti”. (Mi sfugge il senso di un’intera “libreta”, per scriverci su “obblighi militari assolti”).

Il problema, non secondario, è che questa libreta si ottiene versando una cospicua somma di denaro, dipendente dalla fascia sociale del giovine (e quindi, ad occhio, già si potrebbe pronosticare con un certo anticipo a chi toccheranno due anni nel Caquetà e a chi no…), somma di denaro che in pratica costituisce “il prezzo della libertà“. Allucinante. Allucinante perchè un buon novantacinque percento dei diciannovenni d’europa non si rende conto, quotidianamente, della loro buena suerte.

“Papà, el rock se muriò?”


26 Set

Cosas còmo el “Miche Rock Festival” no tiene absolutamente nada relacionado con lo que se pueda llamar lejanamente rock. Cuaranta anos despuès de Woodstock, todo lo que quedò de la antigua palabra, en la aldea polvorienta de Barranquilla, parece màs bien una burla boccaccesca sobre su verdadero significado. No puede sèr rock, por ejemplo, la policìa fuera del templio, revisando maletines y huevos en la busqueda de una ilusiòn de control, la policìa persiguiendo jugos de frutas y coca-colas entre las piernas de la gente. Rock analcolico.

Rock. Rock en nombre de Jesùs, que herejìa. Juro que el año pasado escuché un cantante heavy-metal, estilo noruego-pesado (que no significa nada pero suena a algo violentodepresivo) dedicar la pròxima canciòn a Jesus. Curioso. Y vagamente desubicado. Al final de todo, serìa màs o menos còmo vèr entrar a Jimi Hendrix en una iglesia para leer las letras de sus canciones desde el altar (no obstante hay quien asegura que Jesù Cristo fué un rocker, el tipico amigo rocker: todos tenemos un amigo con el pelo largo y la barba larga, que alucina de vèz en cuando).

“Donde estàn los rockeros MAS LINDOS de Barranquillaaaaaaa?”, iban chillando las presentadoras. Buena pregunta. Yo veo solamente maniquì reluciendo sus camisetas de Iron Maiden o Metallica con sus companeritas aburridas al lado, gente que no tiene ni puta idea de quien era Sid Vicious, o Jefferson Airplanes, o Keith Emerson, o Jim Morrison cuando se quedaba tres horas inmòbil grabando Spanish Caravan, o Pink Floyd, o Primus, o los millones de underground que siguen pensando la mùsica còmo algo bien electricificado, hasta llegar a la lìrica de Gustavo Cerati, a las nuevas progresiones islandeses, para que vean que el rock se evoluciona, resiste.

Estàn encerrados en sus casas, los verdaderos rockeros de Barranquilla. Lejos de los gritos de pato de cuatro presentadoras completamente desubicadas, de la inmundicia del “tropipop” vendido còmo rock (de otro modo, quien asistirìa a un concierto de TROPIPOP?), sucios y sudados, musicalmente absortos, amarrados a un giro armònico sin final, a un sòlo de guitarra sangrienta, a toda èsta mùsica que todavìa significa algo.

Cultura Anfibia


21 Set

Cultura Anfibia”, e non è difficile capire il perché. Tutto ciò che forma il paesaggio naturale della Depresiòn Momposina, isola dimenticata lungo il cammino del Grande Fiume verso il suo Oceano, è terra e acqua. Terra e acqua. Terra e acqua all’ennesima potenza, verde multicromatico e immensità d’acqua piatta, nel continuo mutamento geografico di un territorio travolto dalle stagioni di secca e di pioggia, braccia di fiume arterie di terra impregnate della stessa essenza.

L’uomo, ha imparato a vivere tra le rane. Quando scende la notte e si spegne il tormento del sole (sotto il livello del mare, l’umidità è una presenza costante che fonde la pelle con l’universo circostante e l’aria calda), i confini tra terra ed acqua diventano improvvisamente più labili e la terra accoglie nel suo tiepido abbraccio tutto ciò che sfugge all’immensità del Fiume. Le case, che sotto il dominio del sole non sono nient’altro che un tetto fornitore d’ombra, accolgono esseri umani e rane e pappagalli e cani e gatti e maiali ed iguanas e capre in completa comunione di beni nell’eterna lotta contro l’impero dei moscerini, delle stelle e del silenzio.

La vita scorre al ritmo del fiume, per definizione, lento. L’ingratitudine del sole è compensata dal prodigio di fertilità nel matrimonio tra terra ed acqua, e nei secoli e per secoli l’essere umano non ha fatto nient’altro che seminare qualsiasi cosa e sopravvivere, rifugiandosi nell’ombra in attesa di raccogliere i frutti di un processo automatico, di un’abbondanza perpetua e generosa.

Il Grande Fiume è, allo stesso tempo, confine inviolabile e via di comunicazione. Attraverso le sue acque sabbiose, arrivava Europa con i suoi battelli in Mississippi-style, arrivarono Florentino Ariza e tutti gli altri figli di Garcìa Marquez, ma soprattutto, arrivarono gli spagnoli.

Era una primavera del millecinquecentotrentasei, e nonostante a Mompox non esistessero stagioni né calendari, quella data è rimasta impressa sulle terre e sulle acque. Massacri, inganni, stupri, gesù e madonne: la civiltà approdava in tutto il suo splendore sul lato vergine del Grande Fiume, e dove prima esistevano Güitacas, Chilloas, Chimíes, Chicaguas, Jaguas, Malibúes, Kates, Kimbayes, Menchiquejos, Talahiguas, s’impose un unico Re ed una sola Chiesa.

Mompox, oggi, è una perla dell’antica Spagna coloniale. Architettura mediterranea adornata da palme e platanos. Eppure, la vera essenza della Depresiòn Momposina si respira solamente nelle chozas di palme e bambù che ancora resistono tra la terra e l’acqua.

Malditos gringos


18 Ago

Leer “La otra historia de los Estados Unidos“, de Howard Zinn, es una operaciòn dolorosa. Leerlo en tierras de bases militares, de “plan Colombia”, de “guerra al terrorismo”, peor aùn.

Howard Zinn cuenta la historia con otros ojos, los ojos de los jodidos. Indigenas, negros, obreros, comunistas, socialistas, anarquistas, migrantes, italianos, judìos, latinos, mujeres: todas esas categorìas que desde el 1492 encontraron una versiòn distinta al clàsico “American Dream”. La historia que sobresale habla solamente de guerra, de conflictos, de ganancia, de productividad, de enemigos, de “bien” contra “mal”. Desde sus primeros holocaustos, la masacre en contra los pueblos Arawak, el guiòn es un palabreo populista de dirigientes vulgares, incultos, guerreros.

Lo que màs parece absurdo, en esta deprimente realidad, es la actitud de los jodidos. O sea: de todos nosotros. Cada vèz màs engañados con historias còmo la del 11 de septiembre, o con cuentos de bases aereas y planes Colombia, de terroristas y comunistas y dictadores, mudos frente a un gigante que deja morir sus ciudadanos por la calle pero tiene toda clase de protecciòn legal para las sociedades acionarias.

Años y años frente a las pantallas de Hollywood, para darse cuenta, al fin, que el enemigo era el FBI.

There’s never been equality for me,
Nor freedom in this “homeland of the free.”
Say, who are you that mumbles in the dark?
And who are you that draws your veil across the stars?
I am the poor white, fooled and pushed apart,
I am the Negro bearing slavery’s scars.
I am the red man driven from the land,
I am the immigrant clutching the hope I seek—And finding only the same old stupid plan
Of dog eat dog, of mighty crush the weak.
I am the young man, full of strength and hope,
Tangled in that ancient endless chain
Of profit, power, gain, of grab the land!
Of grab the gold! Of grab the ways of satisfying need!
Of work the men! Of take the pay!
Of owning everything for one’s own greed!

Let America be America again – Langston Hughes

Vota P.E.N.E.


26 Lug

Il prossimo anno, i colombiani eleggeranno il nuovo president. Sì perchè, nonostante il plebliscito che i sondaggi non hanno smesso di accordare al parabastone e la narcocarota di Uribe (robe da 80%, 81,27 come direbbe Berlusconi), il vento dalle parti di Washington è cambiato e questo antipatico negrito non sembra disposto ad avallare un terzo mandato dell’unico presidente zerbinoamericano in America Latina.

Caza d’la Poesia, eccellente angolo di filosofi, pensatori, musicisti, perfettamente incastonato sotto un mango tropicale, ha lanciato il suo accorato sostegno al “partido del P.E.N.E.”. Ossia: “Partido Entreguista Nacionalista Embustero“, dove il principale candidato sarà…Nessuno.

Nessuno infatti tirerà fuori dal terzo mondo questo hermosisimo paese, Nessuno provvederà a ridare una casa ai due o tre milioni di rifugiati interni (seconda tragedia al mondo, dopo la Somalia), sarà Nessuno a guidare la Colombia fuori da una retorica battaglia tra “bene” e “male” dove tutto è, una volta di più, relativo

La Arenosa


20 Lug

Barranquilla è un vecchio nido, un déja-vu in technicolor, un’oasi di sabbia in mezzo al deserto ed al vento. El vividero màs feliz del mundo, un vividero per l’appunto, distesa tropicale ricoperta di esseri umani in eterna, definitiva, speranzosa attesa, cinque bicchieri di aguardiente per accorciare il tempo. Città di poeti ed artisti, di trabajadores e taxisti, sangue d’indigena e sudore di negro si mescolano alla sabbia e al cemento, si fonde il Grande Fiume nell’orgia dell’Oceano Atlantico mentre trecentosessanta giorni di Quaresima separano da un altro carnevale.

Retrogusto di decadenza dei tempi che furono, quando le signore di Spagna dalle piume rosse in testa sbarcavano sul muelle di Puerto. Uomini e mani contro il vento ed il sole; donne e bambini tra leggende e sedie a dondolo. Il Grande Fiume era l’unica strada asfaltata verso la lontana capitale, cultura arte e tecnica s’incontravano tra mare e terra nel disordine di Barranquilla.

Poi fu l’aereo e fu il declino, e Cartagena de Indias scomoda elegante vicina a rubarsi le risorse straniere. Mentre il Grande Fiume, sventrato ed oltraggiato nei kilometri del porto, vomitava acque sempre più sporche nel mar di Barranquilla. Contadini e paesani continuarono ad affluire verso la grande città, che di notte e di rhum respirava la tregua all’eterno sole.

Barranquilla oggi è un vecchio nido, un villaggio transgenico di due milioni di persone e tanti cani negli spazi d’ombra. Rifugiati interni del conflitto colombiano, mercanti, visionari, bianchi, neri e soprattutto mulatti, e  un italiano. Sì perchè Barranquilla non è più – o non è ancora – concretamente presente in nessuna mappa geografica, è un’oasi di pace tra l’affollato e crescente turismo di Cartagena e Santa Marta, cento kilometri a destra e a sinistra sulla cartina. La Miami del sud, dicono quei loro abitanti che  continuano ad inseguire un sogno di plastica e silicone. Quei loro abitanti che non la capiranno mai.

Il paese dell’eccesso


22 Giu

“Il mondo è sempre più ingiusto e le differenze tra paesi ricchi e paesi poveri e tra ricchi e poveri in ogni paese aumentano sempre di più. Non è ideologia, lo dicono tutti.

I paesi ricchi che dominano il mondo però pretendono, credono o fingono di voler insediare la democazia dappertutto. Ma la democrazia non può convivere con l’ingiustizia. Quella vera, perlomeno. Come fare allora?

Questo libro parla di un sistema per risolvere questa contraddizione. Efficace, moderno, raffinato e, come tutti i sistemi, mai casuale. La Colombia, dove questo sistema è stato sperimentato con maggiore impegno e successo, fa da cavia al resto del mondo. Un laboratorio del mondo globalizzato, scandalosamente ingiusto, ma democratico”.

Così inizia Colombia, il paese dell’eccesso, di Guido Piccoli. Un libro più che utile per comprendere cos’è successo negli ultimi sessant’anni in Colombia, e non solo.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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