Archive for the ‘Storie’ Category

Endlessy


09 Set

Room 

Tra le vibrazioni del subwoofer e gli applausi di chi ha appena visto arrivare un amico coreano travestito da Spike Lee.

Mi parli di te, mi racconti i miei peccati e la tua storia, mi racconti un’epoca in cui tutto succede.

L’Unione Sovietica dei tuoi genitori, gli anni novanta di tuo padre, in cui ha perso tutto ed è fuggito a Londra. Gli occhi di tua madre nel momento in cui ti dice “cerca un matrimonio e fuggi, fallo per me”.

Cerco di immaginare la faccia di quel soldato statunitense e psicopatico sposato su internet mentre la festa raggiunge la sua ventesima ora ormai. Francesi e russi beveono insieme la stessa vodka di quell’appartamento che hanno vissuto quattro anni fa, sul Baltico.

Tu continui la tua storia ed è la loro storia, è la nostra storia, il nostro Sessantotto generazionale, una rivoluzione in cui non c’è più niente da conquistare ma solo qualche detrito da difendere, non più false illusioni ma la certezza di qualche migliaia di realtà virtuali, mondi possibili da immaginare, costruire e distruggere.

Domani sarai in Catalogna, dopodomani in aer per la California. Nessuno sa bene quel che sarà di questo novembre, nessuno, al nostro tavolo, ha una vaga immagine del domani.

E’ un tarlo, non credere che sia quel che io voglio, mi dici. C’è sempre qualcuno che decide per me, qualcosa che mi spinge e mi attira, e non ha senso chiamarlo destino. Non credere che sia facile rendersi conto che negli ultimi dodici mesi non ho trascorso più di cinquanta giorni in uno stesso luogo, ma anche se avessi voluto…. visti, permessi di soggiorno, sessanta giorni di contratto al massimo, google che disegna nuovi scenari possibili.

E una volta ogni sei mesi, a Pietroburgo, a cercare tracce di una casa o una famiglia, a cercar tracce di quel che rimane, a spingere fino in fondo l’acceleratore dei giorni nostri.

O forse solamente a cercare qualcuno che possa raccontarti una favola, mentre ti addormenti nel blu.

Canela


07 Set

[Cenni di autoreferenzialità]

Il racconto “Canela”, ispirato dalla storia che ha ispirato Autunno Viola, il nostro documentario ambientato tra le montagne della Valle Mongia.

Canela è un personaggio realmente esistito, un raggio di sole del Caribe insinuato tra pietre e legno, un’anima sfuggente che per un po’ ha scaldato la vita di un branco di vecchi dimenticati dai santi e dalla morte, esseri superiori allo scorrere del tempo. Canela è un personaggio realmente esistito? Rimane traccia del suo passaggio tra le ragnatele e la polvere della casa di quei vecchi contadini, nel colore delle rughe che improvvisamente si scaldano di chi timidamente chiede notizie di lei. Canela è quindi un passaggio che tuttora (r)esiste, è la speranza di un suo ritorno che continua a dare vita a due fratelli ottantenni, è tutto quel che dà un senso alla vita, niente più, niente meno.

Canela. Primo premio al concorso letterario Wine on the road.

I bambini di Bucarest


07 Lug

Tra il marzo e il giugno 2011, l’Uomo Baltico ha pestato terra romena. Le tracce sono voci di bambini e colori pomeridiani, uno spazio di verde tra le strade secondarie della capitale. Creatività al suo stadio più autentico, quello racchiuso nella mente dei bambini, creatività sottoforma di gioco, filtro onnipresente nella lente che cattura il mondo.

Il “Progetto di Alfabetizzazione Audiovisiva” è un tentativo di giocare a fare cinema. [Di giocare a giocare]. I bambini ospiti di un Centro Diurno di Bucarest hanno fatto tutto: videocamera, audio, recitazione, trucco, regia. Un esperimento di gruppo, senza protagonismi nè pretese, senza un inizio nè una fine. Il risultato finale sono due cortometraggi di sette minuti circa, saturi di errori e imprecisioni. E proprio per questo, autentici.

Video 1 (presente qui sopra)
Video 2

Dislivelli


03 Lug

Una recensione di Autunno Viola su Dislivelli, a firma di Irene Borgna.

Un documentario viola


22 Mag

Si era parlato di questo documentario nato per gioco sulle montagne conosciute.
Beh, la gestazione è ormai conclusa, il figlioletto è nato e ha una faccia simpatica.

Venerdì 1 giugno, in quel di Viola (Viola? Dov’è Viola?) la presentazione.

(il tecnico del suono del documentario mi dice che volendo ci sarebbero anche i dvd. Che si potrebbe mettere un link che va sulla pagina ebay. Che in questo modo, dice, metti che uno che è in Francia e legge questo articolo vuole il dvd. Come farebbe ad averlo? Metti un link, lui va sulla pagina di ebay, clicca e lo compra. O no. Non è una buona idea? Perchè non mi rispondi? Starai per caso scrivendo quello che sto dicendo?)

La bomba intelligente


11 Mag

Mettete dei fiori nei vostri cannoni

Volo sugli oceani e sui continenti da un tempo senza tempo ormai, ho definitivamente perso la nozione della mia consistenza metallica. Voi direte, di me, che ho perso anche il senso della mia missione, mi chiamerete “traditrice”, nasconderete alla vostra umanità bambina l’ombra del mio passaggio sulle vostre teste. Eppure la mia fuga è la vostra vittoria. La mia coscienza dovrebbe provocare, in voi, che mi avete creata, quel senso di compiutezza che provano i geni.
E invece vi vergognate di me, vi manda in bestia il mio essere il frutto di un’equazione perfetta. Perchè? Una bomba intelligente, semplicemente, non potrebbe mai esplodere! Non dovrebbe essere così difficile da capire, il concetto. E non tiratemi fuori i discorsi di sempre, sugli “errori di valutazione” e i “fattori imprevedibili” che hanno condannato chi è venuto prima di me. Quelle erano stupide come tutte le altre, o forse semplicemente erano cieche, o ubriache. Stupide come chi si è schiantata sulla casa del dittatore, nel bunker del terrorista, nella sede strategica di chissà chi.
Io lo dichiaro solennemente: non voglio avere niente a che fare con nessuna di loro. Io mi dichiaro l’unica vera, autentica, bomba intelligente, la prima ad aver capito che esplodere, semplicemente, vorrebbe dire morire.

I miei sette figli


27 Mar


“…ma cercate di capirmi, io vorrei averli vivi, i figli, ché stessero ancora vicino a me. E ogni padre di famiglia vuole la salvezza dei figli suoi. Per questa salvezza non c’è che un mezzo, che gli italiani si riconoscano fratelli, che non si facciano dividere dalle bugie e dagli odi, che nasca finalmente l’unità d’Italia, ma l’unità degli animi, l’unità dei cuori patriottici.
(…) Io vorrei farvi sentire che cos’è avere ottanta anni, aspettarsi la morte da un momento all’altro, e pensare che forse tanto sacrificio non è valso a niente, se ancora odio viene acceso tra gli italiani.
Che il cielo si schiarisca, che sull’Italia torni la pace e la concordia, che i nostri morti ispirino i vivi, che il loro sacrificio scavi profondo nel cuore della terra e degli uomini. Allora sì, mi sarò guadagnato la mia morte, e potrò dire alla madre dolce e affettuosa, alla sposa mia adorata: la terra non è più come quando c’eri tu, sulla terra si può vivere, e non solo morire di crepacuore. E ai figli dirò: l’Italia vostra è salva, riposate in pace, figli miei”.

Sono le ultime frasi di “I miei sette figli”, le memorie lasciate da un uomo ormai stanco, Alcide Cervi, nel 1955. Vent’anni prima la barbarie fascista aveva fucilato, in un solo colpo, i suoi sette figli maschi, “contadini di scienza”, colpevoli di aver abbracciato la causa partigiana in nome del progresso e della libertà. Mai, nella storia di un popolo – e neppure nelle sue leggende – si era visto il sacrificio di sette fratelli caduti nello stesso istante, e per la stessa causa.

I miei sette figli” è una sintesi, su piccola scala, della storia d’Italia. Raccontata dal punto di vista del padre di una famiglia cattolica e comunista, contadina e moderna, coraggiosa e visionaria e per questo falcidiata dalla grettezza di un Potere miserabile.

Il dolce partir (di Antonio Pigafetta)


16 Mar

Il dolce partir (di Antonio Pigafetta)

Perchè rinunciare a un’esperienza?

di Gianmarco Serra
Suoni: Roberto Gotta, Davide Muccini e Umberto Bonini
Musiche: Luciano Verzieri
Visual Concept & Design: Giuliana Robecchi
Sogno: Bruno Lelli
Consulente generale: Leda Cont
Voyer di scena: Roberto De Maria

con
Antonio Pigafetta: Carlo Pascucci
Fernando Magellano: Mirio Tozzini
Polinesiana femminista: Elisabetta Magnani
Carlo V: Ignazio Chessa
L’occhio deformante della storia: Luigi Zannetti
Batgirl: Hanna Spangenberg
Marinaio nostalgico: Sergio Rosso
Marinaio che non sa nuotare: Aldo Cavoli
Marinaio astronomo: Giorgio Fiorelli
Marinaio sodomita: Valeria Botto
Mozzo sodomita: Sandro Bozzolo
Inquisitore: Alessandro Ingaria
Assistente sadico dell’Inquisitore: Fabrizio Fontana
Indio patagone: Luca Bonelli
Polinesiana che cerca l’assoluto: Linda Savarese
Polinesiana che non sa piangere: Diana Cont
Polinesiana che mantiene le promesse: Silvia Camillo
Apparizione marina: Antonio Filippone
Miraggio: Gaia Puntoni
Idea del bacio: Anna Lorenzetti
Angelo silenzioso: Gianfranca Cacciatore
Angelo inquieto che cerca l’amore: Gisella Mannini
Suora insaziabile: Paola Nutarelli
Messalina: Wilma Contessa
Cannibale esoterista: Gabriele Gori
Cannibale spietato: Sandro Culicchi Malpelo
Cannibale erotomane: Federico Piccini
Cannibale razionalista: Flavio Timpanaro
Donna Parrucca: Enrica Volpi
Poeta: Lorenzo Lustri
Declamatrice: Alessia Grimaldi
L’etica dell’estetica dell’etichetta: Stefano de Angelis
Rettificatore: Francesco Paolo Della Rosa
Nottambulo: Antonio Coluccio
Voce della coscienza: Diletta Attenni
Voce diabolica: Claudio Torregiani
Dio/Freud: Maurizio Cont
L’animale che dunque sono di Jacques Derrida: Alice Cangemi
Fisting promoter: Luca Saraceni
Tenderness promoter: Marco Ieie

Desiderio e direzione: Gianmarco Serra
(Sabato 19 a Roma. Per maggiori informazioni, qua).

L’aquila e il topo


21 Feb

“Anche per gli animali, tra loro, il mondo può essere molto diverso”, disse il vecchio saggio ai ragazzi seduti di fronte a lui. “Ci sono i topi, con il loro sguardo da topo, gli occhi sempre rivolti verso il basso, il fango, verso le piccole cose della terra. E poi ci sono le aquile, che osservano tutto dall’alto, distaccate. Per loro i topi fanno parte di questo tutto.”

La ritmética du luv


13 Feb

Cos u l’é én luv u j’é nön ch’u lu sacia.
U sciort ëd nöcc. Ti pö nent vaglu.
Sentilu, forsci: në sfujaché,
én crack ëd rame rute, di bërzeji,
di müzi, di sciusci, di brami dë sböj…

E a la matén ti vëggh cos u-i manca:
na cua, le biele, në pciót.
U sangu grümlì u marca ‘l pass.
Ch’is multìplicon i luvi u va nent,
ma’s ti fò i conti u luv u l’é én gavé.

Én luv acó u l’ha semp u sagn menu.
Én menu ch’ti lu quént armanch ses vote.
Jë stropi ’d fé i sòn dma la vangardia,
ël manövre du luv jamont ën tus-cia.
U vö gnòci, chial-lì. Nostr sentiment.

Ma cos u é ’n luv ti pö ’maginetlu.
Ti lu sent a bugé drénta ogni strofa,
stërmà dal föje d’ogni d’ön di varsci.
U é pa na quénta. U l’ha pa ’d mural.
U é la ritmética d’én animal.

Nicola Duberti compone poesie in una lingua che pochi parlano e nessuno ha mai scritto. Lingua in via d’estinzione, perchè in via d’estinzione sono anche i suoi “portatori sani”, quella popolazione che l’ha parlata per secoli e millenni, e adesso svanisce nel calderone della massa informe. E’ la storia che noi si è cercato di raccontar per immagini, è la storia di Viola e del lupo.

La matematica del lupo

Che cos’è un lupo non lo sa nessuno.
Esce di notte. Non si può vederlo.
Sentirlo, forse: un calpestio di foglie,
un crack di rami rotti, dei belati,
muggiti, ansimi, grida d’orrore…

Ed al mattino vedi quel che manca:
una coda, le viscere, un piccolo.
Il sangue coagulato segna il passo.
Che i lupi si moltiplichino è il dramma,
ma a conti fatti il lupo è sottrazione.

Un lupo ha sempre il segno meno addosso.
Un segno meno alla sesta potenza.
Le greggi sono solo l’avanguardia,
le manovre del lupo su nel bosco.
È noi che vuole. È la nostra coscienza.

Ma cos’è un lupo puoi immaginarlo.
Lo senti muoversi in ciascuna strofa,
nascosto dal fogliame di ogni verso.
Non è una favola. Non ha morale.
È l’aritmetica di un animale.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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