Archive for the ‘Notte’ Category

Betelgeuse


07 Mar

Il meccanismo è semplice
ogni disegno, seguito da un altro disegno, provoca un movimento.
Le differenze sono impercettibili,
si direbbe quasi che ogni immagine sia identica a quella precedente.

Eppure Ranjeetha l’altra mattina ha sbagliato qualcosa
e allora da quel punto in poi, è stato tutto da rifare.

Orione questa sera è coperto, o forse è già svanito dietro l’orizzonte.
E Betelgeuse è una stella anziana, tra diecimila anni si spegnerà.
Lo capisci dal colore rosso, che per uno scherzo del destino diventa sempre più intenso.
Nonostante le differenze siano quasi impercettibili,
e ogni inverno appaia uguale a quello precedente.

Se tutto questo fosse un disegno,
rimarrebbe un filo rosso impigliato sull’asfalto.
Porteremmo alla luce la traccia invisibile di ogni movimento,
i nodi che si formano ogni volta che un pezzo di vita accade.

Eppure Ranjeeta l’altra mattina ha sbagliato qualcosa
e tornandoci sopra, il disegno non era più lo stesso.

I fili rossi, accumulandosi, stravolgono l’immagine
e anche i nodi, uno dopo l’altro, formano un pavimento.
E’ cambiato il colore dell’asfalto, è cambiata la dominante
e Betelgeuse è una stella anziana, e tra diecimila anni si spegnerà.

[disegno di Lara S].

Svendita totale. -50%.


07 Feb

Sarà qualcosa che ritorna e costantemente ritorna,
dall’altro lato del mare,
dal decimo piano di una finestra su  nebbia.

Qualcosa che semplicemente accade
nel sovraffollamento di nomi, di volti, di ombre, di momenti a luce blu.

Aurore boreali di quando eravamo piccoli, e il mercoledì era il mercato.
Prima che inventassero l’America.
Prima che scoprissero gli aerei.

Nomi fantastici riempiono di colore i cartelli, al fianco della lunga linea d’asfalto.
Humahuaca. Maimarà. Tilcara.
Micromondi significativi quanto un intero universo, galassie lontane interconnesse da una falla nel sistema.

Intere legioni di bambini scorrono lungo le loro strade polverose, popoli di indiani e cow-boy così immaginari da diventare tremendamente veri.
Ancora una volta, il paradigma del “paese” va sottobraccio con quello di “infanzia”.
Sono complementari, intercambiabili.
Ma non possono prescindere l’uno dall’altro: non può essere stato veramente “piccolo”, chi è nato in una città.

Manifesti pubblicitari appena sostituiti ai margini della Provinciale.
La memoria evolve in fantasia, ricostruisce mentalmente la geografia di luoghi e storie che improvvisamente appaiono fantastici e lontani –  Humahuaca è più reale. Ottomila kilometri più in là, è possibile disegnare ogni curva ripercorsa e ripetuta nei scivolosi anni dell’infanzia, scrivere la mappatura delle buche nell’asfalto.
Non è normale. Non dovrebbe esserlo. Lo è.
Il concetto di “casa” diventa un’astrazione in qualche modo limitata.
Superate certe prove, oltrepassati i confini di Merica, l’irrazionalità diventa un surrogato necessario, la terra degli antenati.

Al-Baicín


16 Gen

Un cane bianco,
bianchissimo,
attraversa il vicolo.

Scivola attraverso le ombre lunghe,
passa leggero sopre le pietre del tempo.
Questo quartiere è il più vecchio d’Europa.
Questo quartiere viene dall’Africa.

Le stradine secondarie sono vicoli chiusi su un muro d’edera.
Lì in mezzo, un lampione spento, un mucchio di sabbia, un set di coperte.
Frammenti di vita anche là dove non te li aspetteresti.
Gli architetti hanno insegnato cosa significa la distribuzione nello spazio.

Un cane bianco,
bianchissimo,
che si contende con un altro cane
[anche questo, inspiegabilmente bianco]
una borsa dell’immondizia.

Ecco la città che per altri è giungla
e questo è il Sentiero del Lupo,
del Lupo Bianco.

L’animale ritorna più volte sui suoi passi
come un animale ci insegue, vuole sapere dove andiamo.
Si volta per un momento, un ultimo momento, per chiedere qualcosa.

Poi sparisce nel suo sentiero del cane,
del cane bianco.

Chambò


06 Gen

Nel caso in cui un mondo a luci gialle si impadronisse di te
e le dominanti del colore non ammettessero altra verità se non quella del sogno
un sogno in cui ti ritroverai a leggere libri in lingua straniera a una bambina rapita dalle immagini
un sogno in cui i rumori svaniscono poco più in là dell’ultimo passo

tu

lascia accadere le cose che accadono
concedi alla sorpresa di sorprenderti, anche quando tutto sembra evidentemente una truffa organizzata.

Ti ritroverai a vagare in un mondo a luci gialle
in cui le dominanti del colore non ammettono altra verità.
Delirio incandescente raffreddato nella neve
La serratura di una porta che non apre,
e che per lo stesso principio,
non potrà chiudersi più.

La verità galleggia sospesa in un mondo a luci gialle
e si condensa in una certezza fatta a forma di chissà.
E tu, che fino a ieri ne eri escuso
ti ritrovi a chiederti com’era possibile
che fosse impossibile
tutto questo.

[testo vincitore del Concorso letterario GeltOub]

Sciupando la tua vita in questo angolo discreto, tu l’hai sciupata su tutta la terra


11 Dic

La pace
La pace non è assenza di conflitto.

Sempre la stessa lotta per restare a galla e resistere all’impeto, a boccheggiare e sbattere i piedi fino a quando non ti accorgi che tutto è inutile e controproducente, esiste una forza che si chiama inerzia e segue una direzione e sistema le cose, esiste una forza centripeta che stringe tutto verso l’alto,ecco allora che il fiume scorre più tranquillo perché in fiume si converte, ecco che lo sforzo fisico abbandonando il corpo interte lascia spazio ai sensi, acqua sporca e limacciosa che trascina e attraversa terre diverse e abitate da popoli sedentari, palafitte in legno e fieno incastrate sotto le chiome degli alberi, contadini esploratori naviganti e sciamani, tutto scorre lungo il fiume e tutto è vivo e concreto per trenta secondi almeno, le vite degli altri che passano di lì, a portata di mano, a volte è un cenno di saluto a volte è uno sguardo di sottecchi a volte è voglia di fermarsi, ma il fiume scorre e una ragazza ci lava dentro i panni e tu vorresti dirle ti prego no, non farlo qua e non farlo adesso e lo dico per il tuo bene, acqua sporca e limacciosa è quel che troverai.

Il conflitto
Il conflitto non è assenza di pace.

Naranja eléctrico


14 Nov

Los gatos en sus noches. Come quella volta sul ponte.
Arancione elettrico proiettato sulle pietre.
Quella notte era una gatta, una gatta soltanto.
Una gata soltando sus ganas de decir algo, una gata que no dejaba
de pasear por allí.

Naranja eléctrico también esta noche.
La gatta un muro bianco la luna un lampione, come nel miglior cliché.
Io ti chiamo e tu intuisci, intuyes un mundo sin conceptos, entiendes palabraas pero no su significado.

Naranja eléctrico
que sin embargo
aquella noche se veía en blanco y negro.

Quel che accade in un istante potrebbe non accadere mai


26 Ott

Il frutto proibito

Il campanile giallo elettrico scorre via come un panning, fuori dal finestrino. E improvvisamente le orecchie riposano, si astraggono. Da quante ore sono in cammino, oggi? Mi viene il dubbio che il cuore abbia smesso di pulsare.

Antes yo era mucho màs definitivo, c’è scritto sugli appunti dietro lo schermo. Proseguire senza indugio, lo sguardo perso nel punto fisso di un caleidoscopio. Tutto è contraddizione e tutto si compie, niente ha un fondo di impossibilità nella scia della cometa. Non resta che andare avanti adeguandosi alla mutevolezza delle prospettive. Muoversi, muoversi ancora. Nell’evoluzione della specie, argomenta Jean Claude Kaufmann, il fondoschiena si sviluppa insieme al cervello, quando l’uomo assume una posizione eretta.

Oggi, le foglie hanno cambiato colore. Succede una volta all’anno, ma succede tutti gli anni.
Resta con me e non smettere mai di andare via.
Paradoxically, the ability to be alone is the condition for the ability to love.

La coscienza, la conoscenza, la scienza. Il campanile giallo elettrico fuori dal finestrino. Il mondo scorre negli spazi esterni, tra le persone, tra gli scambi e i sorrisi. E mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto.  A cosa ti servirà, gli fu chiesto. A sapere quest’aria prima di morire.

Salve, Regina


11 Ott

Essere radicali
o almeno per una volta nella vita
provarci.

 

Provare a mettere in pratica quel che senti
Per avere poi un colpevole colpito
Un nemico figurato
Su cui recriminare.

 

Inseguire un’intuizione.

 

Non voglio ingannarti né fermarti
Mi piacerebbe essere
Per un attimo
Ogni tua malattia
La reazione di un pensiero
Mentire mentre ti dico
La verità.

 

 

Per dire cosa, poi?


30 Set

E allora nell’armonia di questo momento apparentemente perfetto, in cui un libro di fotografie si apre su un nudo femminile Anonimo Barcellona 1927, e ritornano in mente le sigarette e il liquore all’achillea di questa mattina alle 3, le conversazioni con Mattia, che dice che le migliori foto della storia delle foto sono a firma di anonimi, e sono le migliori perché non c’era una firma e nemmeno un’intenzione, e ritorna in mente il commento di Giamma, per cui gli alieni, quando raggiungeranno la Terra, potranno dire tutto, tranne che l’essere umano non abbia assolto con dedizione e costanza la funzione di documentare fotograficamente la sua componente femminile, donne ritratte in ogni posa in ogni posizione e con ogni prospettiva possibile, fotografie di donne che appaiono, tutte insieme, come un’enciclopedia e come un semplice incipit,

ebbene

nell’armonia di questo momento, in cui ogni elemento di questa stanza porta la presenza di una storia, in cui il computer risuona di un funky senza arroganza, le pagine di Hrabal hanno la consistenza leggera di quei messali che usava il prete in montagna, le pagine di Steinbeck segano via la linea di confine tra inquietudine sconforto calma oppiacea e assuefazione, distruggono la contraddizione latente tra questo simulacro di paradiso e la voglia stessa di contraddizione, tra la mezza idea di sparire da ogni superficie e il prurito libidinoso di ricercare in questo libro, in questo funky, in questo tappeto ricoperto di nudi femminili anonimi la voglia e il rifiuto della contraddizione, del simulacro, del paradiso, di questo linguaggio che gira intorno a se stesso, nell’armonia di questo momento, apparentemente perfetto.

Esperando a Inaniel


02 Apr

Era lì, alla fontana vicino al palo della luce.

Aggrappato con le unghie a questi scampoli d’inverno, dice.
Ci potresti credere?
Aria fredda.
Foglie cariche d’acqua.
Fango ovunque.

Buahahahahaha.
Sei impazzito?
Primavera.
Prova ad andare a piedi,
di notte,
verso il ponte.
Mille voci tutt’intorno.
L’acqua si scioglie, ma si scioglie in mille suoni diversi.
[Succede anche di giorno, ma di giorno non lo vedi].

Si guardavano come se fossero stati rinchiusi, tutto l’inverno.
Lì, a dieci metri di distanza.
Qualche contatto sporadico, ma non avevamo niente da raccontarsi:
entrambi stavano vivendo la stessa storia.

Eppure ti dico che preferisco l’inverno, meglio così.
Mancanza assoluta di colori: chi l’ha detto?
Io d’inverno invece riesco a godere meglio delle sfumature.

Quante volte ce lo siamo detti?
L’anno scorso, forse a ruoli invertiti, ci stavamo menando le stesse fiabe.
E’ la notte la cornice di tutto, è nel buio che si avanza a passo più forte.
E lo sai perché?
Perché di notte ti riesci a scrollare dalla pelle tutto il superfluo.

Poi si sono salutati.
Non mi lasci niente?, le ha chiesto
Hai bisogno di qualcosa?, gli ha risposto.

Io ho bisogno di una canzone.
Io ho bisogno di una preghiera.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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