Archive for the ‘Libri’ Category

After the last sky


16 Ago

Una parte di qualcosa va nel senso di un futuro prevedibile che sarà meglio di tutto questo. Frammenti al di là di totalità. Una inesausta attività nomadica al di là degli insediamenti dei territori occupati. La critica al di là della rassegnazione. L’eroismo della rabbia al di là della ciotola dell’accattone, una limitata indipendenza al di là dello status di clienti. Attenzione, vigilanza, concentrazione. Fare come hanno fatto gli altri, ma tenersi in qualche modo in disparte. Raccontare la vostra storia a brandelli, così com’è.

Said, After the Last Sky

Ex – libris


09 Lug

Si el volumen o el tono de una obra pueden llevar a creer que el autor intentò una suma, apresurarse a señalarle que està ante la tentativa contraria, la de una resta implacable.

Julio Cortàzar – Rayuela

La storia la fa chi perde


28 Giu

Quelli che gli stavano intorno, la sua famiglia, gli amici, suscitavano in lui un sentimento di vergogna e furore. Li aveva visti sulla strada, quelli e i loro simili, ricordava le macchine piene di ufficiali che scappavano con le loro belle valigie gialle e le loro donne dipinte, i funzionari che abbandonavano le loro sedi, i politici che in preda al panico seminavano per strada fasci di documenti segreti, le ragazze che dopo aver versato qualche lacrima di convenienza il giorno dell’armistizio ora si consolavano con i tedeschi. “E dire che nessuno lo saprà, che ci sarà intorno a tutto questo una tale rete di menzogne che arriveranno a farne una pagina gloriosa della Storia di Francia. E quanto si daranno da fare per scovare atti di eroismo e di abnegazione… Dio, cosa non ho visto! Porte che restavano chiuse a chi bussava per un bicchier d’acqua, sfollati che saccheggiavano le case; in tutti, ricchi e poveri che fossero, confusione, viltà, vanità, ignoranza! Un bel popolo siamo!”

Ir̬ne N̩mirovsky РSuite Francese

Ezra Pound


09 Giu

Ezra Pound.
Che si sa, a proposito di Ezra Pound?
Che fu fascista.
Che un branco di personaggi pittoreschi ha legato al nome del poeta le basi operative da cui partono moderne crociate di pulizia sociale – ma la figlia si dissocia.

Non si sa, insomma, quel che si dovrebbe sapere.

E cioè che nel ventesimo secolo la poesia si è spostata dalla teologia all’economia, al canto di una violenza che è quella perpetrata dall’uomo contro se stesso, contro la sua stessa natura.
La forza profetica dell’autore in questione si basa proprio sulla sua capacità di intravedere, fin dall’inizio del novecento, il meccanismo diabolico della finanza, di una concezione economica che si sposta dal concetto di “capitale” a quello di “moneta”.
C’è un bel documentario, online, che aiuta ad avvicinarsi al vero volto del grande poeta nordamericano. “A baby in the woods” è il suo titolo azzeccato, perché dipinge un’anima troppo sensibile e troppo ingenua di fronte all’azione perversa delle forze del potere. Nei cinquantacinque minuti del filmato, si ripercorre il cammino perplesso di Ezra Pound tra un’America che ha tradito i suoi ideali e un’Europa che stritola l’uomo. In mezzo, tra i tredici anni di manicomio in cui è stato abilmente rinchiuso, continua la ricerca verso le terre di Utòpia.

E il Pound presunto fascista?
“Dato che ogni guerra costa ai cittadini amercani
ventimila dollari a testa per sterminare i pellerossa
sarebbe forse più conveniente, e umano
educarli”.

Love thou thy dream
all base love scorning,
love thou the wind
and here take warning
that dreams alone can truly be,
for ‘tis in dream I come to thee.

[Ama il tuo sogno
ogni inferiore amore disprezzando,
il vento ama
ed accorgiti qui
che sogni solo possono veramente essere,
perciò in sogno a raggiungerti m’avvio].

Junìn


19 Mar

Soy, pero soy también el otro, el muerto
El otro de mi sangre y de mi nombre,
Soy un vago señor y soy el hombre
Que detuvo las lanzas del desierto.

 

(Jorge Luis Borges di fronte alla statua di suo nonno, ufficiale d’esercito nella battaglia di Junìn).

Dyb


30 Dic

Un amico ha scritto un libro, e non ̬ automatico leggerlo, ̬ automatico scrivergli Рdopo.

Un amico ha scritto un libro, perchè aveva qualcosa da dire.

Un amico ha scritto un libro, perchè avevamo qualcosa da ascoltare.

Un amico ha scritto un libro, poi un altro, poi un altro ancora. Questo di oggi è l’ultimo, prima del prossimo. Quando ho iniziato il suo primo libro, il mio amico non era ancora mio amico. Quando l’ho finito, il mio amico non era ancora mio amico, ma era già mio amico.

Un mio amico ha scritto un libro, e a questo punto è chiaro che mi è amico anche il libro, perchè i libri dei miei amici sono anche miei amici.

Un mio amico ha scritto un libro, ed è come se l’avesse narrato a voce. L’ha scritto come l’avrebbe pensato e come l’avrebbe parlato, l’ha scritto parlando, l’ha letto scrivendo. Ha scritto un libro come racconta una storia, ha scritto una storia per raccontare un libro.

Un mio amico ha scritto un libro, pieno di stereotipi e contro gli stereotipi, ha scritto un libro su una terra che fu la mia su un’età che fu la mia su una realtà che non abbiamo ancora fra le mani.

Un mio amico ha scritto un libro, per deviare il maldipancia verso inaspettate speranze.

Un mio amico ha scritto un libro per scrivere un libro, e non per pubblicare una copertina.

Un mio amico ha scritto un libro, strano, iperreale, romanzato, fotografico, trasparente, libro.

Un mio amico ha scritto un libro.

Xehismi


21 Dic

Into the psychedelìa

Di Cecilia Reyes.

Il tempo e lo spazio, l’“essere qui” e l’“essere cosciente” di “stare qui”, l’esplorare la nostra esistenza attraverso entrambi, interessanti questioni esistenziali.
Il primo è quest’entità in cui esprimo la mia mente cercando di trovare le parole per decifrarlo, il secondo invece è già decifrato attraverso i sensi: i 2800 metri sul livello del mare, l’odore a pesce fritto della cena, la temperatura dei miei piedi, il sapore a vino della lingua, la sedia su cui mi siedo e a loro volta tutte le molecole che vibrano e la compongono. Questo è lo spazio, molto più semplice da comprendere, ma senza il quale non potremmo nemmeno essere, voglio dire, pensiamo e siamo coscienti della nostra esistenza nell’universo, ci vediamo in uno specchio, mangiamo, cresciamo, amiamo, nasciamo, moriamo, tutto questo grazie al fatto che siamo un cumulo di cellule, di materia percettibile. Il tempo invece è molto più mistico, scorre o trascorre (in italiano è quasi onomatopea), fluisce. Molti pensatori lo paragonano a un fiume che non è mai lo stesso fiume. Facciamo l’esercizio mentale di sederci sulla sponda di un fiume, piccolo, grande, come lo vorrete immaginare. Osservate con ferma attenzione un solo punto del fiume: l’acqua che sta arrivando in questo momento in realtà se n’è già andata, è già lontana, e quella che viene in questo nuovo momento è l’acqua che nel momento precedente stava ancora arrivando. So che sono troppe parole, e chiedo scusa. Voglio solo sottolineare una cosa: questa acqua che vediamo in ogni momento è passato ed è futuro, il presente non può esistere senza entrambi. Nel preciso istante in cui scatti una fotografia del momento presente, è già passato. Nelle parole di Borges, assistiamo “all’agonia del tempo presente disintegrandosi nel passato”.

E il futuro è sempre l’oggi, è il ritorno all’eternità. L’idea di un futuro è ciò che ci alimenta, per questo lo costruiamo a partire dal presente, con pezzi di passato e con giochi di memoria. Platone diceva che il tempo è l’immagine mobile dell’eterno e il futuro sarebbe il movimento dell’anima verso il futuro. Tornare alla non-esistenza, all’eternità. Mi viene in mente una scena per spiegare l’astrazione: immaginiamo una corsa di macchine che partono da un punto A per raggiungere un punto B, noi siamo in tribuna osservando la corsa, semplicemente osservando, seduti senza nessun genere di movimento, nell’“eternità”. Il tempo trascorre sotto forma di sequenza, i secondi sono particelle di eternità, una dopo l’altra in fila, è movimento. La corsa inizia e finisce, come la vita, e subito dopo, torniamo ad essere semplici spettatori fuori dallo spazio della corsa, immobili nel tempo.

Noi, come viaggiatori verso l’eternità, sopportiamo tutto il peso del cammino con le sue incertezze, anche se fortunatamente sappiamo che esiste un nuovo sole che arriverà domani, e dopodomani, e il giorno dopo dopodomani, dandoci il tempo per comprendere il viaggio. Immaginate per un momento che tutto il carico dell’esistenza ci fosse dato tutto in un immenso pacchetto: aperta la confezione, ci sono centinaia di lettere, libri, documenti, film, numeri che ti spiegano tutto. Sarebbe possibile divorare tutta quest’informazione contemporaneamente? No. Per questo ci è stato dato il tempo, per assimilare con calma ognuno di questi libri, lettere, film, informazioni; per leggerli, comprenderli, connettergli gli uni con gli altri. Il rompicapo non si può risolvere in un secondo: ogni tassello è al suo posto, uno dopo l’altro, in successione.

Mi piace scoprire che tanto Borges, come Nietzsche, come Einsten e Hawking, Platone e Sant’Agostino si appassionarono a questo tema come me. Lo stesso Borges diceva che se riuscissimo a decifrare il tempo, decifreremmo tutto. Perché se il tempo fluisce dal passato verso il futuro, ed è infinito, deve avere un’origine. Se fosse eterno, il futuro potrebbe muoversi verso il passato, e non è così che funziona. Un’origine del movimento del tempo, un’origine dell’universo, potrebbe essere la nostra stessa origine. Per questo mi piace studiare e pensare alla meraviglia del tempo, perché è intimamente connesso al nostro problema più profondo: Chi Sono? Chi Siamo? Che facciamo qui? Il tempo è ciò che si scompone mentre penso all’origine del tempo.

Amo il mistero dell’esistenza. Come bene ha detto Sant’Agostino, “sapere che la mia anima arde per sapere tutto”. Essere io stessa è una prova palpabile dell’esistenza del tempo, crescere come qualunque altro essere vivo, cambiare, essere diversa dal giorno precedente, fisicamente e mentalmente, essere cosciente che lo scalino dove appoggio il piede oggi è lo scalino che si abbandona e che davanti ai miei occhi – nascosto? – c’è quello su cui si sta salendo, attraversare mille circostanze che ti conducono verso un destino che nel frattempo è già fuggito, e nonostante tutto questo continuare ad essere sempre io, rimanere senza che importi lo scorrere del tempo, come chi rimane in piedi in mezzo a una tempesta che minaccia di travolgerlo. Siamo sempre noi, fermi in ciò che è mobile, ma mobili dentro ciò che è veramente ferma, l’eternità. Come ho scritto da qualche parte in passato, ogni giorno è un No all’eternità… E non per niente abbiamo giorni e notti, non per niente la terra gira intorno al sole a causa di tale forza. Contiamo i numeri, viviamo e ricordiamo la nostra vita sotto il mandato del sole. Tra un giorno e l’altro, ci prendiamo la notte per dormire, per sognare, io aggiungerei anche per morire, per poter ogni mattina tornare a nascere in un nuovo giorno che scorrerà sempre verso la direzione della notte, come la nostra vita scorrerà sempre verso la morte. Per questo è così magica la notte quando rimaniamo svegli, è un pezzo di oscurità che possiamo vedere. E per questo è così magico il sogno, perché è ciò che più assomiglia alla morte, nel nostro universo conosciuto. E per questo è così magico il tempo, perché mi permette di pensarlo a sé stante, mentre vedo l’orologio trasformarsi in futuro, avvicinarsi al lunedì, al domani.

Ed è già domani.

Traduzione Baltica.

Gli aniumani


03 Dic

Gli animali si dividono in:

a) appartenenti all’Imperatore
b) imbalsamati
c) addometicati
d) maialini di latte
e) sirene
f) favolosi
g) cani in libertà
h) inclusi nella presente classificazione
i) che si agitano follemente
j) innumerevoli
k) disegnati con un pennello finissimo di peli di cammello
l) et caetera
m) che fanno l’amore
n) che da lontano sembrano mosche.

(tratto da Le parole e le cose di M. Foucault, tratto a sua volta da un testo di Borges, tratto da “una certa enciclopedia cinese”).

Reminescenze su un quaderno giallo


25 Nov

La scuola sociologica utilitarista sostiene che gli individui agiscano inseguendo sempre il loro personale interesse, dice il professore, e intanto fuori dalla finestra il grande fiume appare pericolosamente a secco, è questo che pensa Nacho mentre osserva il cargo all’orizzonte, carne fresca dalla Cina, carne e plastica e gas e metallo, mentre la teoria collettivista, proposta da Durkheim, considera la cultura come un grande strumento potente che guida le interazioni tra gli esseri umani verso un innato senso del bene comune, anime erranti orientate verso il giusto, e secondo questa versione olistica della realtà anche gli egoisti non sarebbero più egoisti, sembra dire il professore, o sembra intendere il tipo con la maglia di bob marley seduto in terza fila, mentre lecca con gli occhi la linea di stoffa nascondersi tra il calore di Beatriz, mentre la nave cinese si avvicina verso il porto, questi cinesi così collettivisti fino al midollo, interessi personali costruiscono bene comune, interessi personali costruiscono oggetti di plastica, ma come condannare quei padri di famiglia che rubano le motociclette fuori da questa università terzomondiale? Potrà definirsi “utilitarista” colui che persegue l’interesse dei propri figli? O saremo forse di fronte a una situazione di sostanziale collettivismo (l’azione personale di rubare per perseguire l’interesse sociale di un’infanzia meglio alimentata), e allora a questo punto cosa sarei io, il più utilitarista tra gli egoisti, l’anticollettivista per definizione, la falla nel sistema il parassita o un individualista d’avanguardia, un individualista immerso in una dimensione socialmente utile, una vittima della collettivizzazione spinto a perdersi in acque straniere, un inutilitarista imperterrito dedito a antitrasformare il collettivo in utilitario – e quindi implicitamente un prodotto della visione olistica della società – mi dica professore, cosa sono io?

Neve


18 Nov

“…in verità, il poeta, il vero poeta, possiede l’arte del funambolo. Srivere è avanzare parola dopo parola su un filo di bellezza, il filo di una poesia, di un’opera, di una storia adagiata su carta di seta. Scrivere è avanzare passo dopo passo, pagina dopo pagina, sul cammino del libro. Il difficile non è elevarsi dal suolo e mantenersi in equilibrio sul filo del linguaggio, aiutato dal bilanciere della penna. Non è neppure andar dritto su una linea continua e talvolta interrotta da vertigini effimere quanto la cascata di una virgola o l’ostacolo di un punto. No, il difficile, per il poeta, è rimanere costantemente su quel filo che è la scrittura, vivere ogni ora della vita all’altezza del proprio sogno, non scendere mai, neppure per qualche istante, dalla corda dell’immaginazione. In verità, il difficle è diventare funambolo della parola”.

Maxence Fermine – Neve.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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