Archive for the ‘Libri’ Category

Pan


26 Ott

…acaso alguna alegrìa recòndita que proviene de tu juventud y de la primavera, y que no se resigna a estar encerrada en un cuartucho, te impele hacia el vasto bosque, hacia el mar…

 

Pan, de Knut Hamsun, es un amigo un poco deprimido que cuando lo encuentras te cuenta sus desastrosas novedades sobre su amor imposible y un poco enfermo.
Tu lo escuchas, sin hacerle demasiado caso, y cuando te encuentras y te sientas frente a èl, al final estàs siempre demasiado atropellado por tu misma vida, para escuchar lo que tu amigo ha de contarte. Le pones cara bonita, y sus palabras te entran en el oìdo para flotar en un espacio que no està apto para procesarlas.

Hasta que una noche, mientras tu amigo, como siempre, habla, todo te aparde repente claro. Su historia, tu historia, la historia. Cuentos de amor, energias poderosas que Рcomo la diosa Shiva Рtienen la facultad de crealo y destruirlo todo. Tu amigo habla de ti, habla tambi̬n de ti, y aunque ahora todo te parece tan claro, no deja de estar asombrosamente negro, y sin fin.

Inbox – oggetti abbandonati sugli scaffali


17 Ott
Latito, hai ragione!
Ma avevo i miei buoni motivi. 
Il principale dei quali è: non avrei saputo che scrivere.
L’ambientamento a questa ultima faccenda ha assorbito le sue buone energia, 
tra chilometri sotto le suole e sana impotenza di fronte 
a certi problemi tipicamente caraibici,
tipo trovare nella Bombay del centro di Barranquilla tutto 
ciò che può servire in una casa, qualcosa tipo Ikea dei poveri.
Adesso, però, tutto sta prendendo la sua giusta piega.
I miei giorni iniziano con una secchiata d’acqua addosso nel patio dietro casa,
poi tutto ciò che succede si sta rivelando piacevole.
Come previsto, sono bastati pochi chilometri per separare 
nettamente Barranquilla da me, 
con il piacevole risultato di eliminare l’eliminabile.
In altre parole, passo buona parte del mio tempo in piacevole solitudine, 
forse perchè, ambientalmente parlando, il contesto aiuta. 
Oggi è mercoledì, per esempio.
Ogni mercoledì sera, per esempio, a Salgar la luce misteriosamente sparisce.
L’immagine di questo pueblo a lume di candela, con le stradine di sabbia e il
boato dell’oceano in sottofondo, è un momento di puro calòr.
Poi c’è l’università. Mi hanno dato un ufficio, mi hanno dato un computer,
mi hanno dato un corso di Italiano 1 e mi danno del lei. In più, mi danno libero accesso
alla mediateca universitaria, non solo ottimi libri – in italiano – 
ma anche una caterva di dvd. Non mi lamento. 
I miei studenti sono un bel gruppo, dai 17 ai 40 anni,
ed ormai viaggiamo per la sesta lezione, tra grammatica arti e cultura generale.
Ho una certa libertà nei contenuti, cerco di approfittarne.
Anche se ciò comporta sostituire tiziano ferro con giovanni lindo ferretti.
Venerdì, invece, inizio le lezioni della specialistica.
Due materie già da adesso, due materie più avanti.
E tu invece? Sapevo da fonti certe che eri partito in bici verso oriente.
Calcolando la velocità di internet in Val Mongia, 
il messaggio è stato qualcosa tipo
“è partito verso la romania in bici e treno. Grande”. Vago, ma credibile.
E come procede la cosa? Sei in solitaria? Se non è blasfemo dirlo, ti invidio.
Hai poi comprato un volo per queste terre maledette?
Vedrai tu come organizzarti, ma nel caso piombassi a Salgar
chiedi per la Casa de las tres Piedras ;-);-)
Spero di leggere qualche tuo intruglio di birra e sudore.
hola hermano!!! como te va la vaina?
qui sono praticamente al giro di boa di metà missione. Quasi a tirare un bilancio. Prima considerazione che sicuramente sarà difficile che possa resistere in italia più di qualche giorno. Seconda considerazione è che è un’esperienza che ti muta di dentro. Poi la fortuna di aver visto un popolo che difficilmente avrei potuto conoscere in altro modo.
Potrei accettare il consiglio di enzo ed andare a vivere in un luogo sperduto ed isolato. Saprei comunque di aver vissuto.
Mai come in questi giorni sono lontano dalla realtà materialistica occidentale. Per certi versi mi sono ancora più isolato di quello che già il posto comportava.
In questi giorni mi tornano alla mente le serate a salgar.
Luce soffusa e voluto isolamento. Già allora.
Non male direi.
Inizio a preparare lo zaino per il lungo inverno. Camminando.
Nulla può valer lo sforzo di fermarsi.
Si tornerà all’origine e alla migrazione.
Hola,
e beato te che puoi permetterti bilanci. 
Qua e' tutto un bombardamento indiscriminato di...nulla, alla fine.
Effettivamente il tempo scorre, da quelle parti probabilmente 
piu' lento del previsto, ma in un attimo sara' comunque tempo di migrare.
In questi giorni di troppe luci e antitetico isolamento (quant'e' lontana Salgar!)
mi sono accorto che non ha poi cosi senso, quello che continuano a ripetere tutti,
da queste parti. Voglio dire: il pandino delle poste,
il dover attrezzarsi per l'autunno, i programmi a lungo termine, 
ancora una volta, li lascio agli altri.
Quello che ritorna con insistenza nella cabeza, invece, 
e' il progetto di viaggio verso est.
Iran, Turchia, Inguscezia, donde sea. 
L'importante e' non avere una meta, solo un po' di adrenalina
e la sana sensazione di sentirsi vivo. 
I quattro soldi del signor posteitaliane vanno spesi in qualche modo,
e mai come in questo momento sento il bisogno di fare un qualcosa
di veramente utile; fuggire, per esempio. Un taglio netto.
E quindi non so che sara' nel tuo zaino per il lungo inverno.
Non so quale percentuale di tutta la carne che sto cercando 
di gettare sul fuoco cuocera' fino a diventare qualcosa di concreto.
In ogni caso, io ci so(g)no.
Sogno isolamento coniugato con movimento.

Omaggio ad Henry Miller


22 Set

Tropico del Capricorno e’ per davvero perdizione, spazio vuoto, promiscuita’ di sentimenti, meteoriti che caddero dal cielo e pezzi di amore lasciati a metà.

Homenaje a Henry Miller

Canela


07 Set

[Cenni di autoreferenzialità]

Il racconto “Canela”, ispirato dalla storia che ha ispirato Autunno Viola, il nostro documentario ambientato tra le montagne della Valle Mongia.

Canela è un personaggio realmente esistito, un raggio di sole del Caribe insinuato tra pietre e legno, un’anima sfuggente che per un po’ ha scaldato la vita di un branco di vecchi dimenticati dai santi e dalla morte, esseri superiori allo scorrere del tempo. Canela è un personaggio realmente esistito? Rimane traccia del suo passaggio tra le ragnatele e la polvere della casa di quei vecchi contadini, nel colore delle rughe che improvvisamente si scaldano di chi timidamente chiede notizie di lei. Canela è quindi un passaggio che tuttora (r)esiste, è la speranza di un suo ritorno che continua a dare vita a due fratelli ottantenni, è tutto quel che dà un senso alla vita, niente più, niente meno.

Canela. Primo premio al concorso letterario Wine on the road.

Profondo Verde


05 Set

Un raro esempio di Università che funziona.
Un impulso naturale che diventa idea che diventa approfondimento che diventa incontro che diventa tesi di laurea e sfocia in un libro.
“Profondo verde” è un’opera che si propone (che ti propone) di iniziare a costruire il cosiddetto “futuro”, riconsiderando, dalla base, quelle poche certezze (sbagliate?) su cui si è appoggiato l’uomo fino a generare questo mondo in cui viviamo.

La concezione antropocentrista, per esempio. L’idea, cioè, che l’essere umano sia stato posizionato, per volere divino – un dio creato dall’uomo a sua immagine e somiglianza, dopotutto – al di sopra di tutte le altre creature naturali, con pieni poteri di distruggere e sottomettere l’esistente in nome dello “sviluppo”.
E lo “sviluppo”. Termine vuoto, limitativo, ingannevole, termine criminale. Profondo Verde si scaglia contro gli “sviluppi ecosostenibili” vomitati dalle televisioni di mezzo mondo, osservando come l’unico modo per andare avanti sia tornare un passo indietro, almeno fino a quando la “crescita” non si converta in “decrescita”, in nulla più che armonia e sopravvivenza.

Non è materiale rivoluzionario, non dovrebbe esserlo. Miliardi di dita indici si alzano timidamente da decenni, cercando di dire che forse non si è sulla buona strada, che vivere per consumare e consumare per sentirsi vivi non è l’ambizione più grande che si possa perseguire. Ma sono dita di mani nere, nerette e gialle, e la loro opinione è eresia. Dio è bianco, maschio e con la barba lunga, così come i grandi filosofi della Grecia antica, che poi sono i primi ad aver smarrito la bussola, ad aver proiettato l’uomo tra le stelle, dimenticandosi che spesso le stelle sono già parte integrante del pianeta su cui accidentalmente siamo capitati.

Irene Borgna propone così la deep ecology, un movimento filosofico nato nella coscienza di molti intimi e sviluppato, come un libro aperto, tra gli eretici dell’era dello Sviluppo selvaggio. Arne Naess, Alex Langer, Günther Anders smettono di essere i nuovi profeti da seguire a capo chino, e si convertono in imput, in stimoli, perchè ogni essere cosciente formuli la propria “ecosofia”, la propria guida etica per vivere in sintonia con il pianeta. Così come fu all’origine: “syn-tonia”, oscillare alla stessa frequenza.

L’apolide metafisico


19 Mag

C’era questo simbolo particolare, una specie di richiamo. Un logo semplice e assoluto: diceva tutto, senza dire niente. Lo ritrovavo sui marciapiedi e sui muri dei palazzi del centro, e anche nelle stazioni della metropolitana, dappertutto. Trasmetteva un messaggio così potente da annullarsi da solo, un messaggio così semplice che era impossibile non corrergli dietro. Aveva una sua energia.

Ricordava, sommessamente, quasi a voler chiedere scusa, il centenario della nascita di uno dei più grandi scrittori del secolo romeno. Emil Cioran, cane sciolto nella letteratura e nella vita, appassionato distruttore di ogni passione, fedele nemico della fede e nell’umanità

I suoi libri sono nati come terapia contro il suicidio, nelle notti insonni di una Parigi straniera. Lentamente, mattonella dopo mattonella, aforisma dopo aformisma (“la migliore maniera per contraddirsi velocemente”), Cioran ha annotato sui suoi taccuini di insonne le contraddizioni esistenziali che stanno alla base del galleggiare umano su un pianeta che non aveva bisogno di lui. L’unica conclusione possibile è la totale assenza di ogni senso e di ogni scopo, una lucidità controproducente e pericolosa: “Anni e anni per svegliarsi da quel sonno al quale gli altri si abbandonano, e poi anni e anni per sfuggire quel risveglio”…

Quindici anni dopo la morte, Cioran si è convertito in un cosiddetto “autore di nicchia”. La sua onestà filosofica sfugge a ogni tentativo di catalogarlo in un -ismo che sarebbe comunque troppo stretto per chi ha rifiutato in massa ogni ideologia, la sottile ironia che accompagna ogni pensiero lo allontanano da Nietzche e dai grandi distruttivisti del nostro tempo, per collocarlo nei tavoli di una taverna, tra filosofia contadina e pensieri in libera fuga.

Tutto è Verità e la Verità stessa, nient’altro che una grande bugia, si contraddice. Al punto che diventa buffo pensare che un gruppo di studenti di filosofia, a Bucarest, abbia voluto celebrare il centenario della nascita di uno scrittore che per tutta la vita non ha fatto altro che maledire il fatto di essere nato.

“Ogni misantropo, per quanto sincero sia, ricorda a volte quel vecchio poeta inchiodato a letto e completamente dimenticato, il quale, infuriato con i contemporanei, aveva decretato di non volerne più ricevere nessuno. Sua moglie, per spirito di carità, andava di tanto in tanto a suonare alla porta.

“Il fatto che la vita non abbia un senso è una ragione per vivere. L’unica, del resto”.

“Nel periodo in cui partivo in bicicletta per dei mesi attraverso la Francia, il mio più grande piacere era di fermarmi nei cimiteri di campagna, di distendermi tra le tombe, e di fumare così per delle ore. Vi penso come all’epoca più attiva della mia vita”.

“Se mi si chiedesse di riassumere il più possibile la mia visione delle cose, di riassumerle alla loro minima espressione, al posto delle parole scriverei un segno esclmativo, un ! definitivo”

(Per approfondire la conoscenza del personaggio in questione, si rimanda a questo video, o questa intervista, o a tutti i suoi libri).

Note al lettore


08 Apr

1. La Romania: paese latino con carattere slavo, cultura cristiano ortodossa che diventa comunista passando per una forma di fascismo.

2. La Romania: il profumo dei “covrigi” venduti dalle vecchiette avvolte in foulard all’ingresso della stazione ferroviaria Gara de Nord, nei freddi ed umidi mattini invernali, quando grigiamente albeggiava.

3. La lingua romena: una sorta di francese parlato con accento portoghese.

4. Popolo romeno: il più scettico che esista. Allegro e disperato allo stesso tempo. Per ragioni storiche coltiva la religione del fallimento.

1. Roberto Balzani, Alberto De Bernardi, Storia del mondo contemporaneo, Editori Pearson, Paravia
2. Gian Piero Taricco. Una mail.
3. Anonimo
4. Emil Cioran. Dall’intervista in “Cioran, un angelo sterminatore”, realizzata da Fernando Savater

I miei sette figli


27 Mar


“…ma cercate di capirmi, io vorrei averli vivi, i figli, ché stessero ancora vicino a me. E ogni padre di famiglia vuole la salvezza dei figli suoi. Per questa salvezza non c’è che un mezzo, che gli italiani si riconoscano fratelli, che non si facciano dividere dalle bugie e dagli odi, che nasca finalmente l’unità d’Italia, ma l’unità degli animi, l’unità dei cuori patriottici.
(…) Io vorrei farvi sentire che cos’è avere ottanta anni, aspettarsi la morte da un momento all’altro, e pensare che forse tanto sacrificio non è valso a niente, se ancora odio viene acceso tra gli italiani.
Che il cielo si schiarisca, che sull’Italia torni la pace e la concordia, che i nostri morti ispirino i vivi, che il loro sacrificio scavi profondo nel cuore della terra e degli uomini. Allora sì, mi sarò guadagnato la mia morte, e potrò dire alla madre dolce e affettuosa, alla sposa mia adorata: la terra non è più come quando c’eri tu, sulla terra si può vivere, e non solo morire di crepacuore. E ai figli dirò: l’Italia vostra è salva, riposate in pace, figli miei”.

Sono le ultime frasi di “I miei sette figli”, le memorie lasciate da un uomo ormai stanco, Alcide Cervi, nel 1955. Vent’anni prima la barbarie fascista aveva fucilato, in un solo colpo, i suoi sette figli maschi, “contadini di scienza”, colpevoli di aver abbracciato la causa partigiana in nome del progresso e della libertà. Mai, nella storia di un popolo – e neppure nelle sue leggende – si era visto il sacrificio di sette fratelli caduti nello stesso istante, e per la stessa causa.

I miei sette figli” è una sintesi, su piccola scala, della storia d’Italia. Raccontata dal punto di vista del padre di una famiglia cattolica e comunista, contadina e moderna, coraggiosa e visionaria e per questo falcidiata dalla grettezza di un Potere miserabile.

Un quaderno blu


09 Feb

…era il protagonista di mille racconti ma non lo sapeva, e così le sue storie restavano sempre senza un finale. Senza un finale logico, per lo meno. Rimanevano troncate a metà, mutilate nelle loro parti più importanti, proprio lì dove la trama avrebbe dovuto evolvere verso un qualcosa di concreto, una morale, per esempio. Semplicemente, non accadeva. Forse perché non esisteva nessuna morale, o perché preferiva rimanere occulta nella descrizione di un paesaggio (può un paesaggio nascondere una morale?), chi lo sa. Anche se, dopotutto, è possibile che non esistesse nemmeno una trama, in quel quaderno dalla copertina blu. Pezzi di un quadro ritagliati e sparsi su di un tavolo, di questo si trattava. Non un puzzle, perché i vari rettangoli – è questo l’incredibile – non incastravano per niente tra loro, non avrebbero potuto. Ogni pagina aveva un profumo diverso dalla precedente, c’era quella che sapeva a eucalipto e quella intrisa di vento di mare, c’era la patina del deserto mescolata con le spezie di Marrakech. C’erano pagine che odoravano a muffa, a stanze chiuse, ed erano quelle rimaste in bianco, sprecate.

…Il mal di schiena. Il mal di testa. Il mal d’altura. Il mal d’amore. Chi ha detto che il viaggio è una delizia, una leggera discesa verso l’oblio dei sensi? Il viaggio è vita, e la vita, sofferenza. L’equazione è quasi automatica: il viaggio è una trasposizione della sofferenza verso altri scenari.

Un quaderno blu” è un tentativo di riflessione sull’inestricabile significato del concetto di VIAGGIO, scritto da Baltic Man sotto pseudonimo di S. B., e pubblicato da “La Caravella Editrice” in quanto finalista del concorso letterario “Si libri la mente” (avente tema, per l’appunto, il viaggio).

Chi fosse interessato a leggerlo tutto, può ordinare l’antologia completa (che tra l’altro, toh, è un libro di color blu).

Librando ando


03 Feb

…ma ormai siamo tutti intrappolati nelle tristi vesti di studentelli un po’ fuori corso, le nostre sbronze culminano con la faccia dentro al cesso, le nostre canne passano di bocca in bocca durante l’ora di educazione fisica, gridiamo slogan scritti da altri con l’incazzatura fomentata a tempo, siamo apolitici, apartitici e pure apolidi. Tifiamo per la rivoluzione sessuale, ma le battute sul culo di Marrazzo ci fanno morire, odiamo il Vaticano, ma guai a chi tocca il cenone della Vigilia, siamo democratici ma le battute sugli ebrei fanno raggrinzire le nostre chiappe moralmente a sinistra. E’ per questo che Henry Miller andrebbe somministrato in dosi massicce per proteggerci dal conformismo di ogni storia e colore.

Finalmente un blog che parla come pensa. Che pensa perché legge. Che legge prima di scrivere. Che scrive in quanto legge. “Librando” non è un titolo particolarmente ermetico: dovrebbe essere chiaro fin dall’inizio che si parla di libri (anzi: di letteratura, che è diverso). Quel che aggiunge sale alle – sagaci – recensioni, però, è la risposta a un mio personale feticcio, fedele all’idea romantica che collega ogni libro con una congiunzione astrale di fattori allineati al posto giusto nel momento esatto: il come e perchè si arriva a leggere qualcosa. Come e perchè un’opera o un autore che ti cambierà la vita appare sul tuo cammino inaspettatamente, in circostanze non sempre chiare. La blogger in questione ci regala questi dettagli, che effettivamente potrebbero essere “dettagli” per chi legge un libro di moccia su un autobus andando a lavorare, mentre non lo sono per chi aspetta tutto il giorno di tornare a casa dal lavoro per sapere se Giovanni Drogo uscirà dalla sua caserma o no, anzi.

Bah. Fatene quel che volete, questo è il blog.

Diary of a Baltic Man

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