Posts Tagged ‘razzismo’

Dubbio


17 Nov

…che fare di fronte ad un leghista che critica i kebab seduto ad un mcdonald’s??

No ways


14 Nov

“Cosa volete diventre, domanda l’anarchico ai giovani che si avviano agli studi… Avvocati, per invocare la legge dei ricchi che è iniqua per definizione? Medici, per curare i ricchi e consigliare una buona alimentazione, aria buona e riposo ai tubercolotici dei quartieri poveri? Architetti, per sistemare confortevolmente i proprietari? Guardatevi dunque attorno e poi interrogate la vostra coscienza. Non capite che il vostro dovere è un altro, è di mettervi dalla parte degli sfruttati e di lavorare alla distruzione di un regime inaccettabile?”

Felici ma trimoni


29 Giu

In quest’italia che lentamente si cuce intorno al mio ritorno, noto un’incredibile resistenza di contraddizioni di fondo, soprattutto in quest’epoca di sbandierata austerità (austerità all’italiana. Si rinuncia alle Maldive per pagare 40 euro al giorno una sdraio in Liguria. Ma va beh).

Parlo dei matrimoni, e non parlo solo dei matrimoni. Voglio dire: un po’ per moda un po’ per noia, un po’ perchè l’Italia è uscita dal mondiale, la gente continua a sposarsi (e solo questo, di per sé, pare incredibile. Continua ad essere ritenuta “cool” un’istituzione arcaica già negli anni sessanta). Però, soprattutto, continua a sposarsi tra pranzi fastuosi e liste nuziali ridicole, tra fedine e bouquet e stappabottiglie elettrici, spostandosi poi su mezzi improbabili al limite del trash noleggiati in rent a car costosissimi come massima aspirazione nel “giorno più bello” (tié!), manicures e riti di celebrazioni tra il funebre ed il grottesco ad memoriam di libertà mai godute nemmeno da lontano. Riti tribali antropologicamente interessanti; di fronte a cotanta alienazione cerimoniosa, uno si sente un po’ come Lévi-Strauss nascosto dietro il cespuglio, con il binocolo in mano ad osservare l’incomprensibile.

Ed allora vorrei fornire una possibile proposta di uso alternativo, a questo matrimonio così difficile da lasciare nel secondo millennio.

Esistono istituzioni profondamente insultanti nei confronti dell’intelligenza umana: il matrimonio, per l’appunto, ed il sistema di pezzi di carta e timbri che regolano le nostre frontiere. Il primo, continuando a fondarsi su un’irregolarità di fondo (“ti amerò per sempre”, come se un concetto tanto gassoso ed indefinibile come l’amare possa essere investito sul lungo periodo), allontana l’essere dotato di una coscienza autodeterminante dalla possibilità di unirsi con un suo simile, e di aggiornare costantemente lo stato della loro unione alla situazione contestuale dei tempi, del mondo, delle cose. Si potrebbe dire (ed effettivamente lo dicono quei signori vestiti di bianco, di rosso o di nero) che un discorso del genere mini la stabilità della famiglia, ed è a quel punto è giusto rispondere con statistiche precise – o con qualche scandalo recente che così bene non fa, a chi predica di famiglia e valori.

E poi, ci sono quegli altri pezzi di carta. Visti, permessi di soggiorno, catene leggere dell’epoca contemporanea. Riflettiamo: un rotolo di carta igienica può volare liberamente sopra i continenti, ed un essere umano non può farlo. Un turista pedosessuale europeo può viaggiare ogni mese a Cartagena de Indias per soddisfare le sue voglie, mentre Luz, studentessa d’arte in un’accademica colombiana, non può entrare in Italia per ammirare ciò che agli italiani nemmeno più interessa. Sembra giusto?

Ebbene, c’è una via d’uscita. Come ogni assurdità umana, anche il sistema di pezzi di carta si tradisce da solo: uno annulla l’altro. Potrebbe apparire incredibile, ma un pezzo di carta inutile (matrimonio) annulla un altro pezzo di carta (cittadinanza), oltretutto più potente di quello che in realtà servirebbe (visto). Chiedere a Cuba per credere. E dialogando con quelle numerose coppie miste transeuropee che popolano il mio facebook, scopro che molti, stanchi di illimitate code e marche da bollo, effettivamente, già hanno messo in pratica il teorema.

E vissero tutti felici e contenti.

Gli italiani e la memoria storica


27 Ott

Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.

Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.

I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali…

…Si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare.
Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano purchè le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.

Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.
La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione.

Da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.

Neologie


09 Giu

Io vengo dalla Luna che il cielo vi attraversa, e trovo inopportuna la paura per una cultura diversa. Chi su di me riversa la sua follia perversa arriva al punto che quando mi vede sterza. Vuole mettermi sotto sto signorotto che si fa vanto del santo attaccato sul cruscotto, non ha capito che sono disposto a stare sotto, solamente quando fotto. “Torna al tuo paese, sei diverso!” – Impossibile, vengo dall’universo, la rotta ho perso, che vuoi che ti dica, tu sei nato qui perchè qui ti ha partorito una fica. In che saresti migliore? Fammi il favore, compare, qui non c’è affare che tu possa meritare. Sei confinato, ma nel tuo stato mentale, io sono lunatico e pratico dove cazzo mi pare. Io non sono nero, io non sono bianco, io non sono attivo, io non sono stanco, io non provengo da nazione alcuna, io si, io vengo dalla luna. Io non sono sano, io non sono pazzo, io non sono vero, io non sono falso, io non ti porto jella ne fortuna, io si, ti porto sulla luna, io vengo dalla luna… Ce l’hai con me perchè ti fotto il lavoro, perchè ti fotto la macchina o ti fotto la tipa sotto la luna? Cosa vuoi che sia, poi, non è colpa mia se la tua donna di cognome fa Pompilio come Numa. Dici che sono brutto, che puzzo come un ratto ma sei un coatto e soprattutto non sei Paul Newman. Non mi prende che di striscio la tua fiction, io piscio sul tuo show che fila liscio come il Truman. Ho nostalgia della mia luna leggera, ricordo una sera le stelle di una bandiera, ma era una speranza era, una frontiera era, la primavera di una nuova era era. “Stupido, ti riempiamo di ninnoli da subito in cambio del tuo stato libero di suddito” No, è una proposta inopportuna, tieniti la terra, uomo, io voglio la luna! Io non sono nero, io non sono bianco, io non sono attivo, io non sono stanco, io non provengo da nazione alcuna, io si, io vengo dalla luna. Io non sono sano, io non sono pazzo, io non sono vero, io non sono falso, io non ti porto jella ne fortuna, io si, ti porto sulla luna, io vengo dalla luna… Non è stato facile per me trovarmi qui, ospite inatteso, peso indesiderato, arreso, complici i satelliti che riflettono un benessere artificiale, luna sotto la quale parlare d’amore. Scaldati in casa davanti al tuo televisore, la verità nella tua mentalità è che la fiction sia meglio della vita reale, che invece è imprevedibile e non il frutto di qualcosa già scritto, su un libro che hai già letto tutto ma io, io, io no. Io, io, io… Io vengo dalla luna

Michele Salvemini (Caparezza), “Io vengo dalla Luna”.

Terrone chi legge


29 Apr

golly.jpgRazzismo alla colombiana. Il bianco è razzista col mulatto che a sua volta è razzista col negro che a sua volta è razzista con l’indio. Inutile aggiungere che per proprietà accumulativa il bianco è anche razzista con l’indio col negro e col biancosporco. Mentre l’indio non è razzista con nessuno, non può permetterselo: è indio. O, chi lo sa, sottosotto anche lui odia l’indio diversamente indio. O gli esquimesi, tutti.

Sta a vedere che alla fine siamo tutti terroni. Si, perchè qua in mezzo a noi c’è uno svedese, e allora siamo tutti terroni. In estate però lo svedese viaggerà per la Jamaica, e allora sì che lì il terrone sarà lui. E anche il mulatto e il biancosporco e l’indio (povero indio, sempre lui).

Se non riesci a trovare il senso di tutto questo non preoccuparti: l’idiota non sei tu.

p.s. foto rubata a Alias “Eulogist”.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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