Archive for the ‘Viaggi Mentali’ Category

quel che


07 Set

non per illuderci
né contraddirci
né accontentarci.
non solo per ritrovarci
e nemmeno per bastarci.

Grammatiche liquide


08 Ago

Refugio

Il sesso come un linguaggio.
O meglio:
come la sublimazione del linguaggio
come un discorso che cambia forma, per diventare il suo stesso contenuto.

Quando io e te affondiamo in quell’oscurità umida in cui tutto diventa
un’osmosi
ci stiamo dicendo molto di più di quanto non abbiano fatto le parole
che ci hanno portati fin lì.

Sulla mia pelle si sciolgono le tue paure e il tuo desiderio
tra le tue cosce stringi tutto quel che non avrei mai avuto il coraggio di dirti.

L’abbandono nei sensi diventa una confessione
una promessa
diventa semplicemente un sinonimo del nostro essere più nascosto
[che proprio per questo, non ha nome].

E ogni tuo movimento è una parola
ogni mia spinta, un verbo
e il soggetto è sempre e comunque un’unica coniugazione
un “noi”.

E’ per questo che il sesso fine a se stesso lascia un certo asciutto in bocca.
E’ come ritrovarsi, in due, al tavolino del bar
ad aspettare che la cameriera arrivi col blocknotes
e non aver già più nulla da dire.

Ed è per questo che il sesso convertito in routine ha lo stesso sapore
di quei dialoghi portati avanti
solo
per distruggere
il silenzio.
Quei dialoghi in cui si sa già la parola dell’altro
[e per questo non ci si presta più attenzione].

E’ un linguaggio, il sesso.
Buono per gli insulti, per le divagazioni, per le confessioni, per le poesie.

Basta aver qualcosa da dire.

Per lavar via la polvere


31 Lug

Penso a questo bisogno senza fondo, a questi tre colpi di rullante che risuonano tra le mie tempie. Penso al tuo male ai piedi, alla mia voglia di accarezzarli, a quella notte in cui ti ho letto Cortàzar senza riuscire a farti addormentare, come una favola della buonanotte all’incontrario. Penso a quel che ti direi se riuscissi a farti avvicinare, al discorso finito che non siamo mai riusciti a lasciare a metà. Penso a quella voce triste che sembra un quadro illuminato da un raggio di sole tra le persiane. Penso a questa farfalla notturna che passeggia sulla “y” di “Diary of a baltic man”, e a quel letto d’albergo anonimo che un giorno ci conterrà. Penso a tutto quel che non ti avrei detto se avessi saputo, a quel che dovrei dirti se un giorno sapessi, a quel che oggi saprei, se avessi per una sola volta ascoltato. E penso a prenderti da dietro in una casa di pietra abbandonata, mentre fuori è solo grandine e cielo di luglio che si sfalda, terra di luglio che diventa profumo e sale su di noi. Non penso al tuo nome perchè non mi interessa dartene uno.
Ma penso a te.

Brucia Paradiso Brucia

Sul retro di una fattura verde e bianca


22 Lug

Quanto rimangono attaccati i cani, durante l’accoppiamento?
E il vento fuori dalla finestra. E il cielo in bianco e nero. E luglio che sembra marzo.
Milù ha saltato il cancelletto, Roger ha aspettato. Aspettava da due settimane, Roger. Paziente.
Tanta voglia di vederti sorridere.
Pensi agli ultimi mesi e dici che quel che importa è il momento.
Pensi a questo momento e dici che quel che è importa è il tutto.
Ma se “il passato e il futuro sono semplicemente storie, nient’altro che una e più storie”, dice il libro che stai leggendo.
Ieri sono andato a rastrellare le foglie e l’erba secca. “Ci sono due lavori inutili”, dice mia nonna. “Suicidarsi, e tagliar l’erba. Moriresti comunque, e l’erba, comunque, ricresce”.
Milù ha saltato il cancelletto, e chissà se Roger ha avuto il tempo di finire. Ma quant’è, poi, la possibilità di fecondazione, in un accoppiamento?
[Gli umani. Illusi di essere diversi dai cani].
Tanta voglia di dire qualcosa. Qualcosa: qualsiasi cosa.
E quel vagabondo là al piano di sotto, e una cena fredda riscaldata male intorno al tema della nostalgia.
Quella domanda che ti facevi da bambino, sulla settimana enigmistica in bagno, tra la lavatrice e il bidet.

Perchè è così difficile unire i puntini?

Serendipity


20 Lug

Serendipity

“Al vero anarchico non interessa cambiare il mondo”.

Lettere da Bucarest


10 Lug

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La videocamera come un dildo con cui distrarsi, inseguire morbosità, regalarsi un po’ di inutile piacere.

Tre mesi di passeggiate in solitudine tra i marciapiedi bizzarri della metropoli straniera, la luce improvvisa del mondo fuori dalla stanza che si fa stimolo e diventa un’immagine. L’immagine, l’immagine intesa dal punto di vista semiologico, l’immagine con il suo significato più ultimo, che è quello che li vorrebbe contenere tutti, “ma non fa altro che escludere”. Il ponte sospeso dall’altra parte del mare, ponte di parole e di ferite, di unghie per grattarsi via i crosti e voglia di accarezzare. Poi un amico che viene a trovarti, si stappano le birre e le immagini diventano parole, e tutto insieme cristallizza in una melodia – in accordi minori.

Lettere da Bucarest non è un cortometraggio, non voleva esserlo. Sono tre mesi e un momento, un gatto e una gatta che si annusano e non si riconoscono, irrazionalità di condivisione. Una voce sconosciuta ne ha letto i testi, un amico lontano ha risposto, tutto il resto è venuto fuori inseguendo un gioco. La versione integrale dura 18 minuti, e può essere spedita in cambio di un commento.

[qui c’è qualche frame].

Il vetro non contiene solo una fuga ma anche un riflesso


27 Mag

Questa mattina non c’erano, nessuno li aveva percepiti.
A dir la verità non c’erano nemmeno ieri, e nemmeno l’altro ieri, e l’altro ieri ancora.
Non c’erano, e adesso sono lì, non si schiodano.

Ancora una volta, bisognerà studiare una contromossa.

Anima


20 Mag

“Dica, lei, signorina, lei crede di avercela, un’anima?
E se crede di avercela, dove la sente? Qui, tra la schiena e le spalle, dove si carica tutto per poi coricarcisi sopra, o lì, nel ventre morbido che se avessi trent’anni in meno potrei ancora sognare? O forse qui, sotto le ginocchia, un’anima dura che però ci trascina?
Ah, signorina, io glielo posso garantire senza intenzione d’ingannarla, io ho più di ottant’anni e questa anima non l’ho mai trovata, ho ottant’anni e ho le gambe che non mi reggono e i nervi che non funzionano più, ma il dolor dell’anima, glielo posso giurare, il dolor dell’anima, non l’ho mai sentito”.

Dilinger è morto


17 Mag

Sulla scena del delitto, solo cartacce di caramelle e sigarette straniere. La vittima indossava un giubbotto di salvataggio arancione, insolito abbigliamento per una casa di montagna in una sera di primavera, e aveva i capelli sporchi. Nel frigo, marmellata di castagne e pancetta scaduta nel novembre 2011. I dischi sparsi sul tavolo contenevano musica d’altri tempi e riportavano nomi insoliti, strani simbolismi che la polizia non riuscì mai a decifrare. Fuori dalla porta, un’oca impazzita accoglieva ogni movimento dei poliziotti con uno strepito nervoso, un suono agghiacciante che probabilmente voleva comunicare qualcosa. Era strano a pensarsi: quell’oca sapeva, sapeva più di tutti loro.
Non era l’orribile gusto nella scelta delle poltrone a incuriosire il lavoro degli investigatori, né la bizzarra presenza di souvenirs dall’evidente richiamo fallico presenti sul caminetto. Non era nemmeno un foglio di appunti scritti a mano sul retro dello scontrino Conad lasciato sul tavolo. Era lo strano ghigno presente sul volto della vittima, un’espressione tanto innaturale quanto già vista in un film delirante di qualche anno prima, un film di cui il maresciallo conservava una traccia diretta nei cassetti della memoria.

Quel che lo incuriosiva, è che non riusciva a ricordare di quale film si trattasse.

Pens


07 Mag

Se davvero pensi quel che pensi, fai bene a pensarlo.
Ma non pensare che io pensi quel che tu pensi dovrei pensare.

Diary of a Baltic Man

Real Eyes. Real Lies. Realize.


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